In un contesto spesso considerato difficile e marginale, la rassegna “Libri Liberi” si propone di riportare la cultura e la letteratura nelle carceri italiane. Il carcere di Secondigliano, a Napoli, ha vissuto oggi un’esperienza significativa, dove detenuti e ospiti hanno avuto l’opportunità di esplorare il mondo di un classico della letteratura, “Cent’anni di solitudine” di Gabriel García Márquez. Questo evento è stato reso possibile grazie alla sinergia tra la Fondazione De Sanctis, il Ministero della Giustizia e il Centro per il Libro e la Lettura del Ministero della Cultura.
Il significato della lettura in carcere
La lettura di testi classici ha la capacità di stimolare la creatività e l’immaginazione, favorendo un momento di riflessione anche in un contesto come quello carcerario. Un detenuto, partecipando all’incontro, ha dichiarato che l’esperienza di leggere un capolavoro come quello di Márquez rappresenta un’opportunità creativa preziosa, che riesce a rompere le barriere quotidiane e a trasportare il lettore in un altro mondo. Il potere evocativo della letteratura emerge, mostrando come le parole possano diventare un mezzo di fuga e di scoperta, anche nelle situazioni più complesse.
Un incontro tra cultura e spettacolo
Durante il secondo appuntamento della rassegna, gli ospiti Maurizio De Giovanni e Fabrizio Bentivoglio hanno presentato al pubblico carcerario selezioni dal romanzo “Cent’anni di solitudine”. L’attore Bentivoglio ha sottolineato la sua connessione con Napoli, esprimendo un profondo rispetto nei confronti dei detenuti, evidenziando quanto sia importante riconoscere la loro umanità. Ha affermato che la cultura, attraverso spettacoli e narrazioni, può cambiare la percezione di chi si trova in una situazione di difficoltà.
Dall’altra parte, De Giovanni ha spiegato l’importanza della lettura come attività. “Leggere è un lavoro,” ha affermato, evidenziando come i detenuti possano trovare conforto e riflessione tra le pagine dei libri. La lettura richiede impegno e attenzione, creando un legame diretto tra le parole e l’immaginazione. Questo dialogo tra gli artisti e i detenuti ha creato uno spazio di interazione e di crescita personale, rompendo l’isolamento del quotidiano.
Il ruolo della direzione carceraria
Giulia Russo, direttrice della casa circondariale ‘Pasquale Mandato‘ di Secondigliano, ha dato un caloroso benvenuto all’iniziativa. Ha espresso il suo apprezzamento per il valore che l’arte e la letteratura possono apportare all’interno del carcere, definendole strumenti per l’acquisizione di una nuova libertà di pensiero e per il superamento degli stereotipi associati alla vita detentiva. La letteratura è vista come un mezzo che consente ai detenuti di guardare oltre le mura e di intraprendere un percorso di trasformazione personale.
Il futuro della rassegna Libri Liberi
La rassegna non si ferma a Secondigliano, ma proseguirà il 27 marzo 2025 nell’istituto penale di Opera a Milano e toccherà diverse altre carceri in tutta Italia fino al 21 dicembre, con il culmine a Nisida, dove Antonio Franchini e Marianna Fontana presenteranno “L’amico ritrovato” di Fred Uhlman. Questo percorso di incontri e letture rappresenta un’importante iniziativa volta a restituire ai detenuti non solo la possibilità di riscoprire la letteratura, ma anche di riscoprire se stessi attraverso la riflessione e la cultura.