Il dibattito politico si accende con l’attenzione rivolta alla Corte Costituzionale, che è chiamata a esaminare la validità della legge regionale della Campania. Questa legislazione, approvata nel novembre 2024, permette al governatore Vincenzo De Luca di candidarsi per un terzo mandato. Le implicazioni di questa decisione si estendono oltre i confini campani, toccando le dinamiche politiche nazionali, specialmente nel contesto delle alleanze tra partiti.
Situazione attuale e aspettative per l’udienza pubblica
Domani, 26 settembre 2025, si svolgerà l’udienza pubblica della Corte, dove si discuterà su questa legge controversa. La decisione, attesa per la serata stessa o, in alternativa, per giovedì, potrebbe influenzare significativamente la configurazione politica in Campania e non solo. La Lega, ad esempio, già mette sotto pressione i suoi alleati affinché sostengano la ricandidatura di Luca Zaia in Veneto, sottolineando l’importanza dei mandati elettivi per la democrazia. Nel frattempo, il Partito Democratico, rappresentato dalla segretaria Elly Schlein, si oppone fermamente all’idea di far rimanere De Luca sulla scena politica, evidenziando la necessità di una nuova leadership a distanza dalla figura del governatore.
L’impugnativa del Consiglio dei ministri e le sue conseguenze
A sollecitare l’intervento della Corte Costituzionale è stato il Consiglio dei ministri, che ha impugnato la legge campana sul principio che essa consenta il computo dei mandati in modo non conforme alle normative generali. Se i giudici della Consulta bocceranno questa legge, si creerà un’apertura per il Pd. In tal caso, il partito potrebbe avviare negoziati per trovare un candidato comune in grado di guidare una coalizione ampia, sperimentando così un modello simile a quello adottato con Gaetano Manfredi a Napoli. Un eventuale accordo con De Luca potrebbe avvenire nel tentativo di unire forze per affrontare il prossimo ciclo elettorale.
Possibili scenari futuri e reazioni politiche
Se la Corte dovesse confermare la legge sul terzo mandato, De Luca si troverebbe in una posizione di forza. Avrebbe l’opzione di candidarsi indipendentemente dal partito, oppure potrebbe esercitare maggiore pressione sul Pd, richiedendo condizioni vantaggiose per un suo eventuale ritiro a favore di un altro candidato di fiducia. Una simile evoluzione potrebbe mutare il panorama politico, portando a nuovi equilibri tra i vari partiti.
Dettagli e reazioni non si sono fatte attendere. Persino la Lega, pur mantenendo una dichiarazione di dialogo verso alleati e avversari, ha ribadito l’importanza della libera scelta dei cittadini nelle amministrazioni. Le parole di Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia e al secondo mandato, risuonano su questo tema: “Dobbiamo dare ai cittadini la possibilità di scegliere da chi essere amministrati. Se una norma impedisce questa scelta, c’è un problema di democrazia.”
Con le elezioni regionali all’orizzonte, ogni sviluppo avrà il potere di cambiare le alleanze e gli assetti politici nei prossimi mesi. La decisione della Corte costituirà un momento cruciale in questo contesto, determinando non solo il destino politico di De Luca ma anche l’orientamento di tutta la politica regionale e nazionale.