La recente sentenza della Corte di giustizia dell’Unione Europea riaccende il dibattito sul reddito di cittadinanza in Italia, un programma che era stato chiuso dal Governo Meloni a fine dicembre, dopo quasi quattro anni di operatività . Con l’introduzione del nuovo reddito di inclusione, il requisito di dieci anni di residenza in Italia per accedere ai benefici era stato un tema controverso. La Corte ha ora stabilito che questo requisito implica una “discriminazione indiretta” nei confronti dei cittadini stranieri, sulla base di una delle direttive europee.
Il requisito di residenza decennale
Un’analisi della sentenza della Corte di giustizia
La Corte di giustizia Ue ha dichiarato illegittimo il requisito della residenza decennale in Italia, necessario per l’accesso al reddito di cittadinanza. Questo requisito prevede anche che gli ultimi due anni di residenza siano continuativi, una condizione che, secondo i giudici di Lussemburgo, discrimina indirettamente gli stranieri, andando contro la direttiva 2003/109. Questa direttiva, che persegue l’uguaglianza di trattamento tra cittadini e residenti di lungo periodo, stabilisce che non possono esserci restrizioni che definiscano categorie di beneficiari in modo discriminatorio.
La Corte ha espresso preoccupazione sul fatto che l’obiettivo di integrazione sociale e di sostegno ai più vulnerabili rischi di essere compromesso da normativa che esclude una parte della popolazione. Se questa sentenza venisse applicata, potrebbe portare a una revisione delle domande respinte, fornendo nuove opportunità a circa 106.000 richiedenti il reddito di cittadinanza che sono stati esclusi per non aver soddisfatto il requisito di residenza decennale secondo il censimento dell’INPS.
Conseguenze per le domande di reddito di cittadinanza
Con l’apertura di questa nuova via, gli stranieri che avevano rinunciato a chiedere il reddito di cittadinanza a causa dei requisiti restrittivi potrebbero ora presentare nuova istanza. Questa possibilità , sebbene teorica, segna una significativa evoluzione nel panorama della protezione sociale in Italia. Tuttavia, i cambiamenti non si concretizzeranno immediatamente, poiché la questione è complessa e richiede una revisione legale dettagliata da parte delle autorità italiane.
Il ruolo della Corte Costituzionale italiana
Aspetti giuridici e futuri sviluppi
L’ultima parola sulla questione della legittimità del requisito per il reddito di cittadinanza spetta ora alla Corte costituzionale italiana. La Consulta, già nel 2022, si era pronunciata su aspetti legati al lungo soggiorno, evidenziando che il reddito di cittadinanza non si limita a essere un’agenzia di assistenza sociale, ma ha obiettivi ben più ampi, tra cui il supporto attivo nella ricerca di lavoro e l’integrazione sociale.
Resta da vedere se la Corte costituzionale adotterà una posizione in linea con quella della Corte di giustizia Ue, che ha definito il reddito di cittadinanza come una misura di “protezione sociale essenziale“. In tal modo, potrebbe influenzare significativamente il futuro della legislazione italiana e la pianificazione sociale. In assenza di un pronunciamento chiaro, le incertezze legali potrebbero generare un clima di attesa nei confronti di richiedenti e istituzioni, fino a quando la questione non verrà definitivamente chiarita.
Impatto sulle politiche sociali ed economiche
Riflessioni sulle politiche di inclusione
La sentenza della Corte di giustizia ha rilevanza non soltanto per il reddito di cittadinanza, ma potrebbe anche influenzare l’approccio generale delle politiche sociali ed economiche italiane nei confronti degli stranieri. Con cementata giurisprudenza, è plausibile che il governo italiano sia spinto a rivedere ulteriormente le proprie misure di supporto al fine di favorire una maggiore inclusione sociale.
L’adeguamento delle politiche potrebbe includere una ristrutturazione dei requisiti per accedere a benefici, rendendoli più equi e accessibili. Questo sviluppo sarebbe un passo significativo verso un sistema di welfare in grado di rispondere alle esigenze di tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro provenienza. Osservando questo processo, è evidente che le politiche future dovranno tener conto della crescente diversità della popolazione italiana e delle necessità di integrazione e pari opportunità .