La violenza di genere continua a far emergere un forte sentimento di indignazione nelle città italiane. A Roma, un corteo ha riunito migliaia di persone per ricordare Ilaria Sula e Sara Campanella, due giovani donne vittime di violenza. La manifestazione, svoltasi davanti all’Università Sapienza, è un chiaro segnale di come la società stia reagendo a episodi di femminicidio che non possono più essere considerati semplici casi isolati ma fanno parte di un problema sistemico.
Una manifestazione carica di emozione
Il corteo è partito da piazzale Aldo Moro, all’ingresso della Sapienza, e ha attraversato diverse zone della città, tra cui San Lorenzo e Castro Pretorio. La partecipazione è stata massiccia, con circa 2.000 persone sul terreno secondo le stime delle forze dell’ordine, che hanno riempito il piazzale dell’ateneo. Gli striscioni riportavano frasi come “Ilaria, Sara, tutte“, a dimostrazione della volontà delle manifestanti di unire le loro voci in un’unica richiesta di giustizia e rispetto.
Le organizzatrici del presidio, appartenenti a collettivi e associazioni transfemministe, hanno espresso il desiderio di trasformare il dolore in forza collettiva, invocando una “marea” di cambiamenti nel sistema sociale. La manifestazione ha avuto un forte simbolismo, in particolare quando il gruppo ha raggiunto la scalinata del rettorato, dove un’immagine di Ilaria Sula è stata affissa in memoria della studentessa assassinata. Questo gesto ha rappresentato un modo tangibile per ricordare non solo le vittime, ma anche per chiedere un’azione concreta da parte delle istituzioni.
Dichiarazioni forti e richieste chiare
Durante la manifestazione, alcune studentesse hanno preso la parola, raccontando la loro sensazione di impotenza di fronte a tali eventi. “Ilaria poteva essere una di noi“, ha dichiarato una giovane, suggerendo che questo femminicidio poteva colpire chiunque. La denuncia verso un sistema che disattende le necessità delle donne è stata netta: “Siamo stanche di vivere in un paese che non ci rappresenta“, hanno affermato, sottolineando l’urgenza di affrontare il problema della violenza di genere.
Fra i diversi momenti di protesta, molti hanno agitato le chiavi delle loro case per simboleggiare un “rumore” di protesta, rivolto a chi ha il dovere di garantire sicurezza e rispetto. Un altarino di fiori e lettere dedicato a Ilaria è stato costruito all’ingresso del Dipartimento di Scienze Politiche, un luogo che lei frequentava. Questo gesto ha fortemente rappresentato il legame tra la comunità universitaria e le vittime, creando uno spazio di riflessione e memoria.
La risposta delle istituzioni e l’appello delle manifestanti
In reazione al crescente movimento di protesta, la rettrice dell’Università Sapienza, Antonella Polimeni, ha organizzato un momento di raccoglimento nel pomeriggio del mercoledì successivo. Tuttavia, il corteo ha scelto di manifestare la propria indignazione attaccando un nuovo striscione con il nome di Ilaria. “Ora mettiamo noi la nostra targa“, hanno affermato le manifestanti, esprimendo l’intenzione di essere parte attiva nel processo di cambiamento.
Le mobilitazioni non si sono limitate a Roma. Martedì sera, altre 2.000 donne hanno partecipato a una passeggiata nelle strade di San Lorenzo, per esprimere solidarietà e rivendicare maggiore attenzione da parte delle istituzioni sulle tematiche legate alla violenza di genere. Simona Ammerata, una delle attiviste presenti, ha spiegato che l’obiettivo era “urlare la nostra rabbia e chiedere conto delle inefficaci politiche adottate“.
Nel loro appello, le manifestanti si sono rivolte direttamente al governo, sottolineando che le loro richieste non sono state ascoltate. Tra queste, è emersa una particolare urgenza di includere nell’educazione curricula riguardanti la sessualità e la sfera affettiva. Il coro, ripetuto più volte, “ci vogliamo vive“, continua a riecheggiare in una società che sta cercando di riscrivere le proprie regole in materia di diritti e sicurezza per le donne.