Cresce il numero di lavoratori colpiti dalle crisi nel 2024: oltre 118 mila in difficoltà

Cresce il numero di lavoratori colpiti dalle crisi nel 2024: oltre 118 mila in difficoltà

Nel 2024, oltre 105.000 lavoratori italiani sono coinvolti in crisi aziendali, con settori chiave come automotive e chimica a rischio di licenziamenti e deindustrializzazione crescente.
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Cresce il numero di lavoratori colpiti dalle crisi nel 2024: oltre 118 mila in difficoltà - Gaeta.it

Nel 2024, il numero di lavoratori che si trovano coinvolti in situazioni di crisi è aumentato in modo significativo, raggiungendo quota 105.974. Questo dato, diffuso dalla Cgil attraverso un aggiornamento delle informazioni sui tavoli di crisi, mette in evidenza un panorama preoccupante che interessa vari settori dell’economia italiana, dall’automotive alla chimica, dalla moda all’industria della carta. I segnali di allerta emergono non solo per le grandi aziende, ma anche per le piccole e medie imprese, molte delle quali stanno affrontando difficoltà insostenibili.

I settori più colpiti dalle difficoltà

Secondo quanto riferito dalla Cgil, le vertenze aperte in questo primo semestre del 2024 mettono in evidenza una grave incapacità da parte del pubblico nel gestire e indirizzare le politiche industriali in settori chiave per il Paese. I settori che maggiormente denunciano i propri problemi includono l’industria automobilistica, la chimica di base, il sistema moda, e la produzione di carta, così come il settore energetico, in particolare per quanto riguarda il phase out delle centrali a carbone. Queste difficoltà non solo rappresentano una sfida immediata, ma pongono a rischio anche la capacità competitiva del sistema produttivo nazionale. Le aziende, sempre più incapaci di rispondere singolarmente alle sfide della transizione verde e digitale, rischiano di vedere trasformate le opportunità in ulteriori occasioni di impoverimento.

Il rischio è che, anche in caso di chiusura positiva di alcune crisi aziendali, il saldo complessivo in termini di occupazione possa rimanere negativo. Spesso, le soluzioni adottate risultano temporanee e non affrontano le cause più profonde della crescente deindustrializzazione e della diminuzione della qualità delle produzioni in Italia. Ciò riflette una crisi strutturale che colpisce anche settori storicamente solidi.

Ultime vertenze e licenziamenti

Negli ultimi giorni, il numero delle vertenze è aumentato, contribuendo a un quadro già drammatico. Tra i casi più significativi si segnalano le crisi di importanti aziende: Beko, che opera nel settore degli elettrodomestici, ha annunciato il rischio di licenziamento per 4.400 addetti; Bellco, nel biomedicale, prevede 500 posti a rischio; Eni Versalis, attiva nella chimica di base, si trova a fronteggiare 8.000 posti diretti a rischio, cui si aggiungono 24.000 nell’indotto. Altre situazioni critiche coinvolgono Coin e Conbipel, con 3.400 addetti potenzialmente colpiti, nonché Meta System nell’industria metalmeccanica, con 700 addetti in bilico. Anche il Gruppo Fedrigoni e Almaviva Contact registrano situazioni di crisi, riconducibili a un contesto economico sempre più fragile.

Scarsa attenzione alla filiera produttiva

Un punto cruciale evidenziato dal sindacato riguarda la mancanza di un’adeguata attenzione alle filiere produttive. Le istituzioni tendono a concentrarsi solo sul sito industriale principale, trascurando tutte le altre realtà coinvolte. Questo approccio riduttivo non considera che il numero di lavoratori coinvolti nelle filiere di approvvigionamento, nei servizi ausiliari come la logistica, le pulizie o la manutenzione, può essere addirittura superiore rispetto ai dipendenti diretti dell’azienda madre. Il sindacato sostiene che questa mancanza di visione è il risultato di decenni di mancata programmazione e che ha lasciato il mercato da solo nella gestione dello sviluppo. Questo scenario è confermato dai dati negativi sulla produzione industriale, che da 21 mesi segna il segno meno.

Proposte per affrontare le crisi

La Cgil ha avanzato alcune proposte per affrontare questa crisi profonda, partendo dalla necessità di politiche pubbliche che puntino a una seria reindustrializzazione del Paese. È fondamentale, secondo il sindacato, istituire politiche di tutela per i lavoratori che affrontano la disoccupazione, attraverso ammortizzatori dedicati e piani di riqualificazione professionale che possano facilitare una transizione nei settori emergenti. Inoltre, se la riqualificazione non è praticabile, si richiedono progetti di reimpiego che sostengano la comunità a fronte della crisi climatica e ambientale in atto. La situazione attuale richiede un’azione mirata e tempestiva per invertire una tendenza che sembra destinarci a una sempre maggiore precarizzazione del lavoro e a un impoverimento collettivo.

Ultimo aggiornamento il 22 Dicembre 2024 da Laura Rossi

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