La questione del precariato universitario sta assumendo toni sempre più accesi. A Bologna, un gruppo di ricercatori, dottorandi e studenti si è riunito oggi per esprimere la propria contrarietà alla riforma Bernini, attualmente bloccata, che, secondo loro, potrebbe aggravare la situazione contrattuale di migliaia di professionisti del settore. La manifestazione è avvenuta davanti al rettorato dell’Università, in via Zamboni, dove è stato simbolicamente bloccato l’accesso con del nastro bianco e rosso.
La critica alla riforma Bernini
Marco Meliti, un dottorando al dipartimento di Storia dell’Università di Bologna e membro dell’Assemblea precaria, ha denunciato la possibilità che la riforma porti a una maggiore proliferazione di contratti precari. “Riteniamo che questa riforma aumenterebbe le forme precarie di impiego, non solo per i ricercatori impegnati nella didattica e nella ricerca, ma anche per il personale amministrativo,” ha affermato Meliti. La protesta nasce da una preoccupazione concreta: i lavoratori precari vogliono attirare l’attenzione sulla condizione di instabilità che caratterizza il sistema universitario italiano, sollevando anche interrogativi sui finanziamenti ordinari per le università.
La mobilitazione degli studenti e il supporto dei docenti
La manifestazione a Bologna non è un evento isolato, ma rappresenta una mobilitazione nazionale che coinvolge anche studenti e ricercatori di altre università. Camilla De Ambroggi, ricercatrice in antropologia dell’Università di Torino, ha sottolineato come questo evento coincida con l’iniziativa “Università svelate”, promossa dalla CRUI e dal Ministero, destinata a mettere in luce il patrimonio scientifico e culturale delle università italiane. “Oggi noi vogliamo rivelare le difficoltà che migliaia di ricercatori e assegnisti di ricerca devono affrontare quotidianamente,” ha affermato. Molti di loro si trovano a lavorare con contratti temporanei, privi delle garanzie necessarie, e si vedono costretti a cercare opportunità in diversi atenei.
Durante la mobilitazione, alcuni docenti hanno dimostrato solidarietà ai manifestanti spostando le proprie lezioni e esami all’esterno, creando un’amalgama tra didattica e protesta. Questo gesto mette in evidenza come la questione del precariato riguardi non solo chi svolge ricerca e didattica, ma coinvolga anche tutti coloro che operano nel contesto universitario.
Momenti di riflessione e proposte di sciopero
La giornata di protesta si arricchisce di attività mirate, tra cui un pranzo sociale e momenti di riflessione sull’impatto della precarietà nelle università e sul militarismo. I partecipanti intendono discutere anche delle modalità di opposizione a queste problematiche. I ricercatori e i dottorandi stanno inoltre iniziando i preparativi per un generale sciopero dell’università previsto per maggio. “Chiediamo un momento di riflessione nell’aula magna di Santa Lucia, dalla quale siamo stati esclusi durante l’inaugurazione dell’anno accademico,” affermano i manifestanti. Questa esclusione è stata sancita dalle forze dell’ordine, creando un clima di tensione che accelera la mobilità dei precari verso azioni sempre più incisive e collettive.