Nel 2024, l’uso dei media digitali è aumentato significativamente in Italia. Oltre il 90% degli italiani utilizza internet, mentre l’89,3% possiede uno smartphone. I social network, in particolare, sono diventati un punto di riferimento soprattutto tra i più giovani. Questi dati emergono dal 20° Rapporto Censis “I media e la libertà”, presentato recentemente a Roma.
Aumento dell’uso dei social media fra i giovani
La ricerca evidenzia come le piattaforme visive abbiano preso piede tra i giovanissimi. Tra le fasce d’età che vanno dai 14 ai 29 anni, Instagram ha superato i principali concorrenti, con il 78,1% di utilizzo, seguito da YouTube al 77,6% e TikTok con il 64,2%. Nonostante TikTok stia guadagnando terreno, il suo uso tra la popolazione totale rimane molto più basso, attestandosi al 35,4%. Questo shift nel consumo dei media può suggerire un cambiamento nel modo in cui i giovani interagiscono e fruiscono dei contenuti. La crescente popolarità di queste piattaforme implica un nuovo approccio alla comunicazione e all’informazione, ponendo sfide e opportunità sia per i creatori di contenuti che per le aziende.
Libertà di espressione sui social: un dibattito acceso
Il tema della libertà d’espressione sui social è fonte di dibattito tra gli italiani. Un dato rilevante emerso dal rapporto è che il 55,9% degli intervistati crede che i social dovrebbero garantire la libertà di espressione totale, senza restrizioni. In contrapposizione, il 40,4% chiede l’introduzione di limiti ai contenuti. Questo gruppo si divide ulteriormente: il 29,6% sostiene la necessità di un moderato rispetto di alcune regole, mentre il 10,8% richiede una regolamentazione più severa. Il 38,6% è favorevole a libertà controllate, esprimendo la necessità di contenuti meno pericolosi. Questi risultati evidenziano la complessità della questione, dove da un lato c’è un forte desiderio di libertà di espressione e dall’altro la preoccupazione per i contenuti nocivi.
Le fonti d’informazione più diffuse in Italia
Secondo il rapporto, le prime cinque fonti d’informazione preferite dagli italiani rimangono i telegiornali , seguiti da Facebook e dai motori di ricerca . Le televisioni di notizie a ciclo continuo si attestano all’18,9% e i siti di informazione online al 17,2%. Anche se oltre la metà degli italiani pensa che i media tradizionali non siano più indispensabili, il 49,3% continua a considerarli importanti. Un dato sorprendente è che il 62,4% della popolazione non ha un rapporto esclusivo con l’informazione digitale. Tra i giovani, però, il 70,3% afferma di distaccarsi dai media tradizionali. Nonostante questo, l’interesse per l’informazione rimane elevato, con l’85% degli italiani convinti della necessità di essere informati.
Il cambiamento nei rapporti con gli influencer
Un aspetto interessante del rapporto Censis è il cambiamento nella percezione degli influencer, in particolare dopo l’incidente legato a Chiara Ferragni e il “Pandoro Gate”. Circa il 34,4% dei giovani ha riconsiderato il proprio approccio verso gli influencer a causa di questo evento. Tuttavia, il 14,3% degli intervistati non ha visto cambiamenti significativi nella propria opinione. Un dato sorprendente è che il 71,2% della popolazione non ha mai seguito un macro-influencer, mentre tra i più giovani la percentuale scende al 51,4%. Questo suggerisce una crescente sfiducia nei confronti delle persone influenti sui social media, ma anche un’opportunità per nuovi modelli di comunicazione.
La questione della remunerazione dei contenuti informativi
Il presidente di AgCom, Giacomo Lasorella, ha sottolineato l’importanza di remunerare adeguatamente l’informazione online. Durante la presentazione del rapporto, ha evidenziato che produrre contenuti di qualità ha un costo e necessita di un giusto compenso. Il rapporto dimostra che esiste un forte legame tra media e libertà, anche se la valorizzazione dei contenuti informativi si presenta difficile. Con l’arrivo dell’intelligenza artificiale, il panorama dell’informazione si complica ulteriormente, spingendo per interventi che possano tutelare la qualità del lavoro giornalistico e la genuinità dei contenuti. La discussione sulla remunerazione potrebbe diventare centrale nel dibattito sul futuro dell’informazione digitale in Italia.