Le recenti audizioni dei nuovi vicepresidenti della Commissione Europea hanno sollevato un acceso dibattito sulla composizione della leadership del Parlamento. Ursula von der Leyen, nel tentativo di formare la sua seconda Commissione, si trova ad affrontare un complesso intrigo politico che coinvolge i partiti della maggioranza. I veti incrociati tra Popolari e Socialisti stanno creando una situazione di stallo a Bruxelles, con ripercussioni dirette sulla nomina di figure chiave, come Raffaele Fitto.
Il ‘caso Fitto’: proteste e discordie tra i Socialisti
La figura di Raffaele Fitto, attuale ministro degli Affari Europei per il governo Meloni, è al centro di una polemica che coinvolge il gruppo dei Socialisti e Democratici. La loro opposizione è motivata dalla volontà di impedire che Fitto riceva una vicepresidenza esecutiva. Sebbene molti considerino il politico italiano adatto per il ruolo di commissario alla Coesione, la sua affiliazione con i Conservatori di Fratelli d’Italia è vista come un ostacolo, dato che non fa parte della maggioranza uscita dalle elezioni di luglio. Secondo i Socialisti, l’integrazione di un esponente di destra all’interno della Commissione altererebbe l’equilibrio politico dell’organo.
Questa frustrazione ha portato i Socialisti a minacciare di votare contro l’intero collegio di commissari a Strasburgo. Le dichiarazioni di alcuni eurodeputati del Partito Democratico sono chiare nell’esprimere il loro disappunto verso la presidente della Commissione, esortandola a chiarire la sua posizione. Raphaël Glucksmann, uno dei principali critici, ha sottolineato l’incoerenza di mantenere una maggioranza con l’estrema destra dopo aver formato un’alleanza tra centro e sinistra. Tale proclamazione mette in evidenza le divisioni interne e la fragilità dell’attuale coalizione.
Mentre i Socialisti si preparano ad intensificare le loro azioni, la situazione a Palazzo Berlaymont rimane tesa. In effetti, gli incontri tra i leader dei gruppi Ppe, S&D e Renew Europe hanno mostrato segnali di fallimento nel trovare un terreno comune. Queste tensioni potrebbero minacciare non solo le nomine ma anche il futuro della stessa Commissione.
La risposta dei Popolari: nomina della Ribera in stallo
A fronte del crescente malcontento tra i Socialisti, i Popolari hanno deciso di bloccare la nomina della vicepresidente spagnola Teresa Ribera. La situazione attuale è ulteriormente complicata dal contesto politico spagnolo, dove il governo di Pedro Sanchez deve fronteggiare critiche relative alle recenti alluvioni nella regione di Valencia. In questo scenario, il Partido Popular sta cercando di sfruttare la situazione politica a loro favore, chiedendo alla Ribera di rendere conto alle Cortes.
La capogruppo socialista Iratxe Garcia Perez ha dichiarato di non avere fiducia in una risoluzione rapida del conflitto. I Popolari, invece, necessitano dell’appoggio dei Conservatori per evitare un’eccessiva inclinazione verso sinistra del Green Deal, creando così una posizione difensiva riguardo alla nomina di Ribera. Questo remare contro potrebbe riflettersi anche su Fitto, complicando ulteriormente la situazione per Ursula von der Leyen.
La mancanza di accordi in merito potrebbe portare a un’ulteriore radicalizzazione della posizione dei Socialisti sui processi decisionali all’interno della Commissione. L’andamento delle audizioni, che avrebbero dovuto dimostrare l’idoneità dei commissari, sembra ormai essere un aspetto secondario rispetto alle dispute politiche.
Stagnazione e assenza di comunicazione da parte di von der Leyen
La crisi che sta attanagliando la Commissione Europea è segnata da un silenzio quasi assordante da parte di Ursula von der Leyen. La presidente eletta non ha rilasciato dichiarazioni circa l’attuale tensione. Questo comportamento ha suscitato incredulità e irritazione tra i membri del Parlamento, in particolare tra i Socialisti, che chiedono chiarimenti urgenti per stabilire un clima di cooperazione. La mancanza di comunicazione potrebbe risolversi in un ulteriore deterioramento delle relazioni tra i gruppi.
Un eurodeputato ha indicato che una semplice dichiarazione politica, in cui si riaffermi la necessità di mantenere unità tra le forze di maggioranza, potrebbe giovare alla situazione. Tuttavia, la presidente pare isolata e chiusa negli uffici di Berlaymont. Le sue recenti scelte, come l’annullamento della partecipazione a una miniplenaria a Bruxelles, suggeriscono un atteggiamento di rifiuto al dialogo.
Un’analisi della rottura attuale rivela che la frattura si sarebbe consolidata nei giorni precedenti, quando i Socialisti hanno comunicato la loro intenzione di non supportare né Fitto né Oliver Varhelyi, il candidato ungherese. Questa mossa ha scatenato un effetto domino, con i Popolari che hanno reagito bloccando altre nomine, tra cui quella della Ribera. Tali tensioni pongono ora il futuro della Commissione in una posizione precaria.
Possibili conseguenze e nuova frattura nei rapporti interni
Il clima che circonda la Commissione von der Leyen è caratterizzato da un’instabilità palpabile. All’orizzonte si profilano nuove tensioni, specialmente con i Popolari che intendono apportare modifiche al regolamento europeo riguardante la deforestazione. Secondo le accuse dei Socialisti, queste modifiche violerebbero gli accordi previsti, rendendo imminente un conflitto che potrebbe ulteriormente erodere il fragile tessuto dell’alleanza politica.
La tempistica di queste decisioni è cruciale. Al momento, è probabile che la questione delle nomine venga rinviata. L’eurodeputata Letizia Moratti di Forza Italia ha dichiarato che si attenderà l’esito di eventuali discussioni sulla presidenza della Ribera presso le Cortes.
L’Unione Europea alla prova di fronte a una crisi globale
All’esterno, la situazione in Europa è accentuata dall’elezione di Donald Trump negli Stati Uniti, che si prepara a riaffermarsi nel panorama politico internazionale. Il suo primo mandato era caratterizzato da critiche dure nei confronti dell’Unione Europea e dall’alleanza con figure controverse del Brexit. Oggi l’Unione si trova in una condizione di maggiore fragilità, con la sua leadership indebolita e un governo tedesco che appare instabile e privo di un reale potere decisionale.
Con i partiti interni che si frantumano in idee e obiettivi contrastanti, la Commissione si ritrova a gestire una situazione politica complessa, mentre si avvicina l’inevitabile confronto con un Trump mai banale. L’intero panorama europeo sembra concludere un capitolo turbolento, in attesa di stabilire nuove vie di cooperazione o di crisi aperte.
Ultimo aggiornamento il 14 Novembre 2024 da Sofia Greco