Crisi del turismo in Italia: le agenzie di viaggio affrontano chiusure e perdita di occupazione

Crisi del turismo in Italia: le agenzie di viaggio affrontano chiusure e perdita di occupazione

Il settore turistico italiano affronta gravi difficoltà post-pandemia, con una perdita di oltre 1.300 posti di lavoro e una significativa riduzione delle agenzie, evidenziando disparità regionali nella ripresa economica.
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Crisi del turismo in Italia: le agenzie di viaggio affrontano chiusure e perdita di occupazione - (Credit: www.travelquotidiano.com)

Il settore turistico italiano continua a subire le conseguenze della crisi innescata dalla pandemia di Covid-19. Le agenzie di viaggio, nonostante alcuni segnali di ripresa, si trovano a fronteggiare un mercato che è lontano dai livelli pre-pandemia. L’Osservatorio Assoviaggi Confesercenti, insieme al Centro Studi Turistici, ha pubblicato dati preoccupanti sulla situazione attuale. La perdita di posti di lavoro e la chiusura di filiali segnano un periodo difficile per questo comparto.

La perdita di posti di lavoro nel settore turistico

Nel corso del 2022, il settore turistico ha visto una diminuzione di 1.308 addetti, che corrisponde a una contrazione del -4,5% rispetto all’anno precedente, senza considerare i titolari di azienda. La situazione appare grave se si considera che la ripresa dei viaggi è stata effettiva solo negli ultimi nove mesi dell’anno, quando le restrizioni legate al Covid sono state allentate. Nonostante un fatturato totale di 9,3 miliardi di euro, che mostra un miglioramento rispetto ai periodi più critici, questo ammontare è comunque inferiore del 27% rispetto ai 12,7 miliardi di euro del 2019. Tale calo rappresenta un’assenza di oltre 3,4 miliardi di euro.

Il presidente di Assoviaggi, Gianni Rebecchi, ha sottolineato l’importanza di politiche più reattive da parte dei governi passati, ritenendo che alcune delle misure di riduzione dei costi avrebbero potuto essere evitate se si fosse agito in maniera più tempestiva. La significativa diminuzione degli addetti non è solo un dato numerico, ma implica anche una ristrutturazione profonda delle dinamiche aziendali nel settore.

Chiusura di filiali e ristrutturazione del mercato

La crisi ha condotto a una riduzione drastica delle unità locali, ovvero delle filiali delle agenzie di viaggio. Queste sono calate del 6,5%, passando dalle 4.341 nel 2019 alle 4.058 nel 2022. Questa ristrutturazione è stata messa in atto per contenere i costi e mantenere le operazioni il più sostenibili possibile nel contesto di un mercato in continua evoluzione.

Le conseguenze di questo processo di razionalizzazione si riflettono anche nel numero totale dei dipendenti, che dagli 28.778 nel 2019 è sceso a 27.470 nel 2022. Questa perdita di forza lavoro è rappresentativa delle sfide che le agenzie di viaggio stanno affrontando. La struttura del settore mostra così segni tangibili di cambiamento e di crisi.

Divergenze regionali nel mercato turistico

Il settore non è uniforme in tutto il territorio italiano e le differenze regionali sono notevoli. La Valle d’Aosta ha subito la maggior riduzione, con una diminuzione del numero di addetti nel turismo organizzato pari al 44,1%. Questo trend negativo è accompagnato da riduzioni significative anche in altre regioni, tra cui Sardegna , Marche , Umbria , Province autonome di Trento e Bolzano ed Emilia-Romagna .

Tuttavia, ci sono segnali positivi da alcune regioni del sud. La Calabria, per esempio, ha visto un incremento del +63,6% di nuovi addetti rispetto al 2019, seguita da Molise e Puglia . Questa crescita evidenzia come alcune aree siano riuscite a sviluppare nuove opportunità, anche in un contesto complesso.

Fatturato e performance delle agenzie di viaggio

A livello nazionale, le agenzie di viaggio hanno realizzato un fatturato medio di 806.000 euro nel 2022, a fronte di una media di 1,115 milioni di euro del 2019. Le agenzie del Nord Ovest si sono distinte per performance superiori, registrando un fatturato medio di 1,039 milioni di euro. Al secondo posto si collocano le agenzie del Nord Est con 967.000 euro, seguite dal Centro con 910.000 euro.

In contrasto, le agenzie del Sud e delle Isole si trovano ben al di sotto della media nazionale, con un fatturato medio di soli 471.000 euro. Questa disparità è indicativa di una ripresa irregolare e di sfide persistenti che le agenzie devono affrontare, evidenziando le differenze economiche e strutturali all’interno del settore. Senza soluzioni efficaci e tempestive, i segni di ripresa potrebbero rimanere insufficienti per riportare l’intero comparto ai livelli prepandemia.

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