Il quadro sul turismo invernale in Italia si fa sempre più critico. Legambiente ha presentato a Milano il dossier “Nevediversa 2025“, un report che mette in luce la crisi degli impianti sciistici italiani, aggravata dalla mancanza di nevicate e dalla crescente conflittualità con l’ambiente. Attraverso un censimento degli impianti, il documento esamina anche gli effetti del turismo di lusso e dell’overtourism sulle località montane. Diversi i dati preoccupanti: sono in aumento le strutture chiuse e quelle che stentano a rimanere aperte, abbinati a un aumento negli investimenti in innevamento artificiale per cercare di “creare” neve, mentre il cambiamento climatico continua a far sentire i suoi effetti.
Impianti sciistici chiusi e dismessi
Il rapporto di Legambiente porta alla luce una situazione allarmante riguardante gli impianti sportivi montani. Sono ben 265 le strutture sciistiche italiane non più operative, un numero che è raddoppiato rispetto ai 132 impianti segnalati nel 2020. Tra le regioni più colpite da questa crisi, il Piemonte spicca con 76 impianti chiusi, seguito dalla Lombardia , dall’Abruzzo e dal Veneto . La carenza di neve naturale ha spinto molte località a fare affidamento su sistemi di innevamento artificiale; attualmente, in Italia si contano 165 bacini per la produzione di neve sintetica, che occupano una superficie totale di circa 1.896.317 mq. Tra le regioni con il maggior numero di vasche di accumulo, il Trentino-Alto Adige si posiziona in testa con 60 bacini, mentre la Lombardia e il Piemonte ne hanno 23 ciascuno. Nonostante ciò, il dibattito sulla sostenibilità di tali pratiche continua, poiché l’innalzamento delle temperature rende sempre più difficile garantire condizioni favorevoli per il turismo invernale.
Il caso della bidonvia di Pian dei Fiacconi
Un chiaro esempio della crisi degli impianti sciistici lo offre la bidonvia di Pian dei Fiacconi, situata sulla Marmolada. Questa struttura è rimasta chiusa dal 2019 e nel 2020 è stata danneggiata da una valanga. Recentemente, il gestore del rifugio in zona ha avviato una petizione per la rimozione delle strutture abbandonate, sottolineando l’impatto ambientale che queste ultime hanno in un’area di grande valore paesaggistico, patrimonio dell’umanità UNESCO. A livello nazionale, la situazione appare allarmante: ci sono 112 impianti temporaneamente chiusi e 128 con una gestione instabile. Più di 218 impianti sono in difficoltà , distribuiti in 36 comprensori tra cui Lombardia , Abruzzo e Emilia-Romagna . Anche a livello internazionale, il fenomeno non è isolato: in Francia e Svizzera, rispettivamente 101 e 55 impianti sono risultati abbandonati, suggerendo che la crisi del turismo invernale è un problema comune alle Alpi europee.
Le sfide legate al cambiamento climatico
La crisi climatica emerge come uno dei principali ostacoli per il rilancio del turismo invernale in Italia. Legambiente avverte che è necessaria una riprogrammazione delle strategie di gestione della montagna, sia in quota che a valle. Le proiezioni indicano un futuro caratterizzato da inverni più caldi e una diminuzione delle nevicate. I dati alimentati dalla Fondazione CIMA mettono in evidenza una drastica riduzione dell’innevamento: nelle Alpi, la fascia altimetrica compresa tra 1000 e 2000 metri ha visto un calo del 71% della neve, mentre sugli Appennini si registra un deficit del 94%. A quote più elevate, il deficit è del 43% per le Alpi e del 78% per gli Appennini.
Queste statistiche illustrano le sfide sempre più critiche per il futuro degli impianti sciistici, che si trovano a fronteggiare eventi climatici sempre più estremi. A sostenere gli operatori di questo settore, il Ministero del Turismo ha previsto un ampio piano di finanziamenti, già destinati a garantire sostegno per le perdite subite dai comprensori sciistici. Tra il 2023 e il 2028, il Ministero continuerà a offrire fondi a fondo perduto per le aziende che gestiscono gli impianti di risalita. In questo contesto, si preannunciano sfide significative sia per il mantenimento della pratica sciistica, sia per la salvaguardia dell’ambiente montano.