Nelle acque liguri si registra una grave crisi per i pescatori professionisti, in particolare per coloro che praticano la pesca con le reti da posta. L’invasione di tonnellate di meduse bianche di grandi dimensioni sta trasformando il lavoro di questi professionisti in una vera e propria lotta per la sopravvivenza, minacciando non solo il loro mestiere, ma anche l’ecosistema marino locale. Le testimonianze di chi vive quotidianamente il mare svelano un quadro allarmante.
La situazione attuale della pesca professionale
Difficoltà e cambiamenti climatici
I fondali tradizionali liguri, a circa 25-35 metri di profondità, si presentano ora come un vero e proprio campo di battaglia. Luigi Sartori, esperto pescatore della zona, descrive come in estate la mucillagine presente sui fondali, un fenomeno noto, durasse solo circa quindici giorni. Tuttavia, a causa dell’assenza di mareggiate e delle elevate temperature dell’acqua, che raggiungono i 30 gradi, le scogliere sono state praticamente soffocate. Questo cambiamento climatico ha un impatto diretto non solo sulla qualità dell’acqua, ma anche sulla vita marina che popola quei fondali.
Le condizioni climatiche hanno portato a una proliferazione incontrollata di meduse, che ora rappresentano un ostacolo insormontabile per i pescatori. La competizione per le risorse marine diventa ogni giorno più complessa, con il rischio che questo trend possa influenzare pesantemente la biodiversità locale. Silenzio e desolazione regnano al posto del consueto vociare dei pescatori, ormai abituati a ritrovare le loro reti cariche di meduse anziché di pesci.
L’invasione di meduse: una minaccia profonda
Il fenomeno della pesca lontano dalla costa
La situazione al largo non è migliore. Pescando a profondità di 50-70 metri, i pescatori si trovano a dover affrontare un’incertezza inedita. “Mai vista una situazione così in 40 anni di pesca”, rivela Sartori, sottolineando come sia diventato quasi impossibile recuperare le reti senza trovarsi di fronte a un’enorme quantità di meduse. Questo non solo limita le catture, ma crea anche problematiche serie: il peso delle meduse rende difficile e pericolosa la movimentazione delle reti, aumentando il rischio di incidenti, specialmente per chi utilizza il verricello, un attrezzo fondamentale per il loro lavoro.
In questo scenario, la pesca alla lampara lungo la costa ligure ne risente gravemente. I pescatori di acciughe, temendo di riempire le reti di meduse, sono costretti a spingersi sempre più lontano, senza risultati apprezzabili. L’altezza delle reti utilizzate può rivelarsi un altro problema: tirare in cima 300 metri di rete carica di meduse è un’impresa da vera sfida, e può comportare rischi anche fatali.
Il futuro della pesca ligure
Ricadute economiche e sociali
Le ripercussioni di questa invasione non si limitano ai soli pescatori. L’economia delle comunità costiere liguri, tradizionalmente basata sulla pesca, è messa a dura prova. L’incapacità di catturare pesci con regolarità influisce sulle entrate delle famiglie, mentre il turismo culinario, che si nutre di prodotti freschi del mare, potrebbe anch’esso subire danni irreparabili. Le tavole delle trattorie locali, che vantano piatti a base di pesce fresco, potrebbero in futuro diventare meno ricche e varie se la situazione non si stabilizza.
La necessità di una risposta coordinata e tempestiva da parte delle autorità locali appare evidente. È necessario monitorare attentamente i cambiamenti ambientali e le dinamiche marine, investire in studi e strategie per affrontare questa problematica e ideare soluzioni che possano garantire una pesca sostenibile per le prossime generazioni. L’allerta è alta e il tempo stringe, affinché le storie di vita e lavoro di questi pescatori non vadano perse nel mare dell’indifferenza.