Crisi di governo: Meloni tra diplomatici e dissensi interni all’indomani della visita a Trump

Crisi di governo: Meloni tra diplomatici e dissensi interni all’indomani della visita a Trump

Il viaggio della Premier Meloni in Florida ha scatenato tensioni nel governo italiano, con malumori tra i vicepremier e critiche sull’autonomia decisionale, sollevando interrogativi sulla stabilità politica e diplomatica.
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Crisi di governo: Meloni tra diplomatici e dissensi interni all’indomani della visita a Trump - Gaeta.it

Il recente viaggio della Premier Giorgia Meloni in Florida, per incontrare il presidente eletto degli Stati Uniti, ha suscitato un acceso dibattito sia nel governo italiano che tra le opposizioni. La situazione politica interna si complica ulteriormente, con i due vicepremier, Matteo Salvini e Antonio Tajani, che mostrano segni di insofferenza. I rapporti tra i membri del governo si sono incrinati, rivelando dissidi e preoccupazioni politiche che possono influenzare le scelte future della politica estera italiana e la stabilità dell’attuale esecutivo.

Il viaggio a sorpresa in Florida

Le recenti immagini della premier Meloni al Balloon Museum di Roma, sorridente con sua figlia, contrastano con le tensioni politiche nate dall’improvvisa partenza per Palm Beach. Il viaggio, considerato un’operazione di alta diplomazia, è stato accolto con scetticismo dalla minoranza e ha colto di sorpresa anche i collaboratori del governo. Mentre Meloni ha rivendicato la missione come «un blitz spettacolare» per rafforzare le relazioni con gli Stati Uniti, in Italia i vicepremier hanno manifestato il loro disappunto.

Salvini, pur cercando di mantenere un profilo basso, ha espresso malcontento per essersi visto “scavalcato” dal Premier, anche se ha tentato di ricucire il rapporto tramite complimenti pubblici. La situazione ha portato anche a discussioni tra Meloni e Tajani, con il ministro degli Esteri inizialmente infastidito per non essere stato informato preventivamente del viaggio. Nonostante le tensioni, fonti governative affermano che Tajani aveva la cognizione del viaggio e avrebbe anche incoraggiato Meloni a partire, dopo averle suggerito di non danneggiare il ruolo dell’Italia nei rapporti internazionali.

I malumori tra vicepremier e le critiche alla leadership

Tornata a Roma, Meloni si è trovata a gestire non solo le critiche da parte delle opposizioni, ma anche le incertezze e i malumori interni al governo. I vicepremier Salvini e Tajani, di fronte all’effervescente dinamismo della premier, che sembra operare con sempre maggiore autonomia nelle scelte politiche, hanno espresso la necessità di una politica più condivisa. Tajani ha esortato Meloni a garantire un confronto costante tra i membri del governo affinché si possa affrontare il lungo triennio rimasto, sottolineando l’importanza di un’azione coordinata per gestire le delicate questioni internazionali.

La preoccupazione tra gli alleati è aumentata, con alcuni che temono ritorsioni politiche, ritenendo che Meloni abbia politico «firmato una cambiale in bianco a Trump» pur di ottenere il rilascio della giornalista Cecilia Sala. Di fronte a tali inquietudini, Meloni ha assunto un atteggiamento risoluto, sostenendo la necessità di condurre personalmente le trattative con gli Stati Uniti e l’Iran. L’approccio adottato dal governo è di mantenere un profilo basso, lavorando in modo rigoroso e riducendo al minimo le dichiarazioni pubbliche, con la speranza di replicare il successo ottenuto in passate situazioni di crisi.

La strategia sul fronte diplomatico e le polemiche su Starlink

La delicatezza della situazione diplomatica, caratterizzata dall’instabilità politica globale, ha spinto Meloni a precisare che l’Italia sta trattando direttamente con l’amministrazione attuale degli Stati Uniti, per evitare di apparire scortese nei riguardi del presidente uscente Joe Biden. Il viaggio a Mar-a-Lago, secondo la visione meloniana, non deve essere interpretato come fuorviante, ma piuttosto come un passo necessario nelle relazioni internazionali. Meloni ha voluto così dimostrare che la sua intesa con Trump è frutto di un approccio basato su relazioni umane, ereditato dalla sua esperienza politica.

La polemica su Starlink, l’azienda di Elon Musk, ha alimentato ulteriori tensioni. In particolare, l’ex premier Matteo Renzi ha messo in dubbio la trasparenza di eventuali accordi, mentre Giuseppe Conte ha espresso preoccupazione riguardo alla sicurezza nazionale. Meloni, rispondendo alle accuse, si è infuriata per il tentativo delle opposizioni di distogliere l’attenzione dalla sua missione diplomatica. Nonostante l’affermazione che non ci siano accordi definitivi, il governo italiano sta esaminando attentamente i vantaggi e gli eventuali rischi del sistema di comunicazione di Musk, consapevole che qualsiasi passo in avanti deve passare per le vie ufficiali e competenti.

La situazione rimane tesa, e il passaggio di Meloni alla politica estera potrebbe rivelarsi un banco di prova cruciale per il suo governo.

Ultimo aggiornamento il 7 Gennaio 2025 da Laura Rossi

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