Crisi di pagamento al Marelli: i lavoratori della pulizia senza stipendio da tre mesi

Crisi di pagamento al Marelli: i lavoratori della pulizia senza stipendio da tre mesi

Dipendenti delle pulizie allo stabilimento Marelli in sciopero per salari decurtati fino all’80-90% e tre mesi senza paga, mobilitando anche i 444 lavoratori della fabbrica in segno di solidarietà.
Crisi di pagamento al Marelli3A Crisi di pagamento al Marelli3A
Crisi di pagamento al Marelli: i lavoratori della pulizia senza stipendio da tre mesi - Gaeta.it

Una situazione davvero preoccupante si sta sviluppando allo stabilimento Marelli, dove i dipendenti responsabili delle pulizie hanno denunciato di percepire salari decurtati dell’80-90% o addirittura di non ricevere alcuna retribuzione. Da tre mesi, questi lavoratori sono senza paga, rendendo insostenibile la loro condizione economica e quotidiana. La protesta ha coinvolto non solo i 24 addetti alle pulizie, ma ha anche mobilitato tutti i 444 dipendenti della fabbrica, solidali con la loro lotta e attualmente alle prese con una riduzione del lavoro e l’utilizzo di ammortizzatori sociali da agosto scorso. La situazione è diventata un simbolo di una crisi che rischia di estendersi all’intero settore, portando alla luce le difficoltà economiche che molte famiglie si trovano a fronteggiare.

La testimonianza dei lavoratori e la mobilitazione sindacale

Andrea Frasca, sindacalista della Cgil, ha espresso l’urgenza di affrontare la situazione al più presto. Durante la protesta di oggi, che segna il terzo giorno di sciopero, ha sottolineato la necessità di intervento da parte delle autorità competenti e dell’azienda affidataria dei servizi di pulizia. “Il territorio non può accettare questa situazione”, ha affermato Frasca, e il sostegno della fabbrica è cruciale per definire la battaglia in corso. La solidarietà dei dipendenti della fabbrica, che si sono astenuti dal lavoro, mostra come la crisi stia colpendo ampi settori e si estenda oltre i confini della ditta incaricata per i servizi di pulizia.

Andrea Di Meo, Rsu della fabbrica, ha anche menzionato l’importanza di non sottovalutare le conseguenze della crisi attuale. “Quello che sta succedendo a loro, non è detto che possa non succedere a noi un domani”, ha avvertito, lasciando intendere che la precarietà economica rappresenta una minaccia per tutti. La determinazione dei lavoratori è palpabile, con l’intenzione di continuare la loro lotta e di recarsi a Teramo il 28 per il rinnovo del contratto collettivo nazionale.

Le richieste e le prospettive future

La richiesta di un intervento politico si fa sempre più urgente. Pietro Angelieri della Uil Trasporti ha ribadito come la situazione sia “drammatica e surreale”. Gli eventi si sono intensificati dopo il recente cambio di appalto, avvenuto tra il 2024 e il 2025, effettuato dalla ditta Albasan. Questo ha portato a un incremento della cassa integrazione per i lavoratori. Ad oggi, i contratti a chiamata e una cassa integrazione incrementata fino al 70% hanno aggravato ulteriormente la loro condizione, con i pagamenti che devono ancora essere liquidati dall’Inps.

La prospettiva di un intervento da parte delle istituzioni diventa un aspetto fondamentale per comprendere i futuri sviluppi della situazione. La pressione sul governo e sui dirigenti aziendali potrebbe determinare cambiamenti significativi, ma il tempo stringe e i lavoratori necessitano di soluzioni immediate per alleviare le loro preoccupazioni. In una fase così delicata, i sindacati e i lavoratori continuano a mantenere alta la guardia, pronti a farsi sentire per rimanere in prima linea nella battaglia per i diritti e il benessere di tutti.

Change privacy settings
×