Crisi idrica in Sicilia: Campi arsi e emergenza dissalatori, l’agricoltura in declino

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Crisi idrica in Sicilia: Campi arsi e emergenza dissalatori, l'agricoltura in declino - Gaeta.it

La situazione agraria e idrica in Sicilia è diventata critica, con i campi che lentamente si stanno trasformando in terre desolate. La mancanza di acqua ha portato a una carenza di coltivazioni e a una grave crisi dell’agricoltura, un settore fondamentale per l’economia della regione. Attraverso una lente attenta, questo articolo esplora i dettagli della situazione e le risposte messe in atto dalle autorità.

Crisi idrica e il costo dell’acqua

L’impatto della siccità in Sicilia

Da dicembre, la Sicilia si trova sotto una grave crisi idrica. La mancanza di precipitazioni ha portato alla necessità di ricorrere a fonti alternative per l’approvvigionamento idrico. I dati parlano chiaro: il costo per un’approvvigionamento di acqua da un’autobotte è aumentato drasticamente, passando da 50 a 160 euro in pochi mesi. Questo rincaro è sintomatico della crescente difficoltà nel reperire acqua, tanto che la Regione ha dovuto finanziare 109 nuovi mezzi per la distribuzione.

Con una media di 181 litri d’acqua consumati pro capite al giorno, la Sicilia si trova a fronteggiare una domanda enorme considerando che la situazione delle sue dighe è già compromessa, con una percentuale di sfruttamento dell’80%. Il risultato di tale situazione è un fiorire dell’illegalità, con privati che offrono acqua di provenienza incerta.

Le distribuzioni idriche, programmate dalla società Caltaqua, sono diventate sempre più irregolari: dal tempo di attesa iniziale di due giorni, il ciclo si è allungato a ben quattro giorni, se non di più. Molti residenti del centro storico di Caltanissetta, caratterizzato da strade strette e impervie, si trovano a dover utilizzare metodi alternativi per assicurarsi il necessario rifornimento d’acqua.

Agricoltura in declino: un patrimonio in pericolo

Le conseguenze della siccità sui campi siciliani

Il settore agricolo sta affrontando un vero e proprio dramma. Percorrendo l’autostrada da Catania a Palermo, il verde che un tempo caratterizzava il paesaggio ha ceduto il posto a distese di giallo secco, con il grano ridotto a stoppie privi di vita. Secondo le stime, mentre in passato un ettaro di terreno garantiva circa 12 balloni di fieno, quest’anno la resa è scesa a poco più di uno.

Il lago di Pergusa, simbolo della crisi idrica, si è ridotto a un’infima pozzanghera. Anche il fiume Salso, che scende dalle Madonie, presenta tratti completamente prosciugati. Gli agricoltori sono costretti a fare fronte a perdite ingenti: coltivazioni orticole scomparse, alberi da frutto morti e bestiame gravemente in sofferenza, che spinge molti a ridurre il proprio allevamento per il costo sempre crescente dell’acqua.

Il vice presidente regionale di Confagricoltura donna, Licia Guccione, ha messo in evidenza la drammatica situazione, sottolineando come l’agricoltura siciliana sia in declino. Nonostante siano stati intrapresi tentativi per sviluppare piante più resistenti e nuove coltivazioni, queste soluzioni non portano risultati immediati. Gli agricoltori devono quindi reinventarsi, creando esperienze turistiche legate al cibo per cercare di generare reddito.

Risposte istituzionali: i dissalatori come possibile soluzione

Interventi governativi e sfide future

In un contesto così allarmante, il governo siciliano ha annunciato finanziamenti per migliorare l’infrastruttura idrica. Recentemente sono stati stanziati 20 milioni di euro per progetti di efficientamento di dodici dissalatori presenti sull’isola, ma il loro stato di operatività pone interrogativi. Ad esempio, il dissalatore di Porto Empedocle, fermo da oltre un decennio, ha bisogno di manutenzione urgente.

La Regione ha dichiarato ufficialmente lo stato di emergenza a partire da aprile di quest’anno, ma gli interventi realizzati si sono dimostrati insufficienti. Il governatore Renato Schifani ha messo in evidenza la mancanza di una gestione adeguata delle infrastrutture, sottolineando come solo 23 delle 46 dighe in Sicilia siano funzionanti. I piani attuali prevedono la creazione di 100 nuovi pozzi e l’arrivo di una nave cisterna della Marina Militare a sostegno dell’approvvigionamento.

Nonostante gli sforzi, è chiaro che il cammino verso una soluzione duratura è ancora lungo e complesso, richiedendo un impegno costante e coordinato da parte delle autorità locali e della comunità.

Ultimo aggiornamento il 28 Luglio 2024 da Elisabetta Cina

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