La situazione economica a Fabriano e nelle aree circostanti si fa critica, con un significativo impatto sulla forza lavoro locale. Secondo quanto riportato da Pierpaolo Pullin, rappresentante della segreteria provinciale della Fiom e responsabile del distretto economico-produttivo, quasi 400 lavoratori della Beko Europe e circa 200 della Giano srl rischiano di perdere il proprio posto in un periodo di tempo limitato. Questa crisi occupazionale solleva un’allerta sia a livello sindacale che istituzionale, spingendo i principali attori economici e sociali a cercare soluzioni per affrontare questa emergenza.
Situazione attuale e impatti del piano industriale
Il piano presentato da Beko Europe prevede il ridimensionamento delle operazioni locali, con un focus sulla chiusura dell’unità di Ricerca e Sviluppo e sul potenziale ridimensionamento degli uffici regionali. Questo potrebbe tradursi in circa 400 esuberi, tra operai, impiegati e dirigenti. Il sito di Comunanza subirà una sorte simile, con la previsione di chiudere entro la fine del 2025, aggiungendo altri 320 dipendenti al già preoccupante conteggio degli esuberi.
La situazione è di particolare urgenza per i circa 195 dipendenti della Giano srl, facente parte del Gruppo Fedrigoni, che si prepara a cessare ogni attività a partire dal primo gennaio 2025. In un contesto già difficile, il rischio complessivo di perdita di posti di lavoro supera le 600 unità, un dato che preoccupa non solo gli addetti ai lavori, ma anche le famiglie che dipendono da queste fonti di reddito.
Le ricadute economiche e sociali di tale situazione sono enormi, in quanto molti sottosistemi e attività locali, già fragili di loro, potrebbero non sopravvivere all’impatto di un simile apparente collasso dell’occupazione. La comunità di Fabriano è chiamata a fare fronte comune per gestire le criticità di un contesto lavorativo in continua evoluzione.
Reazioni dei sindacati e della comunità locale
Di fronte a questo scenario desolante, i sindacati innalzano la voce, chiedendo il ritiro del piano presentato dai vertici di Beko Europe. Pullin ha sottolineato l’importanza di preservare le competenze e le conoscenze accumulate nel settore, affinché non vadano disperse. La chiusura delle strutture di Ricerca e Sviluppo, insieme a quella di importanti spazi operativi, rappresenterebbe un colpo durissimo per il know-how storico nel mondo degli elettrodomestici in Italia.
In aggiunta, è stato evidenziato che il ridimensionamento degli stabilimenti non solo comprometterà il futuro occupazionale, ma rischierà di trasformare il sito di Melano in una mera succursale, privando quindi il territorio della sua autonomia produttiva. Le preoccupazioni sono fondate: spezzare la filiera di competenze potrebbe rivelarsi fatale per la reputazione e la sostenibilità delle produzioni italiane, in un contesto dove l’innovazione e la qualità sono aspetti fondamentali per rimanere competitivi.
La compagine sindacale e le istituzioni locali si uniscono in un appello per trovare soluzioni alternative al piano di Beko, chiedendo garanzie occupazionali e investimenti volti a recuperare e valorizzare le professionalità locali. La sfida è ardua, ma la speranza rimane quella di poter costruire un piano attuabile che tuteli il lavoro e il futuro del territorio, evitando un ulteriore impoverimento.
Ultimo aggiornamento il 22 Novembre 2024 da Marco Mintillo