Crisi umanitaria in Palestina: il monito del vicario di Terra Santa Ibrahim Faltas a Trento

Crisi umanitaria in Palestina: il monito del vicario di Terra Santa Ibrahim Faltas a Trento

Crisi umanitaria in Palestina Crisi umanitaria in Palestina
Crisi umanitaria in Palestina: il monito del vicario di Terra Santa Ibrahim Faltas a Trento - Gaeta.it

La situazione in Palestina continua a deteriorarsi, con il vicario della Custodia di Terra Santa, Ibrahim Faltas, che lancia un allarme sul crescente numero di vittime e sulla crisi umanitaria. Durante una conferenza stampa tenutasi a Trento, il francescano ha descritto una situazione drammatica, sottolineando le ripercussioni nei territori palestinesi e le possibili conseguenze a livello globale, qualora non si giunga a un accordo di pace.

La dimensione del conflitto: morti e sofferenza

Realtà tragiche di Gaza

Ibrahim Faltas ha esposto con grande preoccupazione il bilancio delle vittime nel conflitto. Secondo le sue dichiarazioni, il numero dei morti a Gaza ha raggiunto la cifra allarmante di 150mila, di cui oltre 17mila sono bambini. Un dato che segna non solo la perdita di vite umane, ma anche un drammatico fallimento nella protezione delle fasce più vulnerabili della popolazione. Il vicario ha evidenziato come le condizioni di vita siano diventate insostenibili, con molte persone che stanno morendo per mancanza di cibo, acqua e cure mediche. Un contesto nel quale la sofferenza umana si somma alla devastazione fisica causata da mesi di conflitto aperto.

Situazione in Cisgiordania

Non solo Gaza: Faltas ha sottolineato che la situazione in Cisgiordania è altrettanto critica. Da quando è iniziato il conflitto, circa 700 persone sono state uccise e oltre 10mila sono state arrestate. La crescente violenza e le tensioni hanno portato a un incremento degli insediamenti abusivi, aggravando il clima di ansia e paura tra la popolazione. Questa escalation di violenza ha conseguenze devastanti sul tessuto sociale, facendo diminuire ogni senso di sicurezza e stabilità nelle comunità locali.

Impatto sulle comunità religiose e sulla vita quotidiana

Crisi economica a Betlemme

La crisi non colpisce solo i numeri delle vittime, ma sta anche devastando l’economia locale. In particolare, i cristiani di Betlemme hanno visto un drammatico calo delle attività economiche, con l’impossibilità di ricevere pellegrini e turisti. Faltas ha segnalato che da undici mesi non ci sono più visitatori nella città natale di Gesù, creando un panorama desolante per coloro che dipendono dal turismo per il proprio sostentamento. Inoltre, dal 7 ottobre scorso, il divieto di lavorare in Israele ha reso ancora più difficile la vita quotidiana di molti palestinesi.

Fuga dalle Terre Sante

Ibrahim Faltas ha messo in evidenza anche la fuga di molti cristiani dalla Terra Santa, una realtà che preoccupa profondamente gli operatori sociali e religiosi. Questa situazione di tensione e violenza ha portato molti a prendere la difficile decisione di lasciare le loro case, con la speranza di trovare condizioni di vita migliori altrove. Faltas ha fatto riferimento a una “situazione orribile” che si sta diffondendo non solo tra i cristiani, ma in tutto il tessuto sociale palestinese.

L’appello alla comunità internazionale

Necessità di un accordo

Faltas ha esortato i leader mondiali a trovare un accordo prima che sia troppo tardi, poiché la comunità internazionale sta assistendo a un’escalation che potrebbe avere conseguenze disastrose. Ha avvertito che se non si raggiunge una soluzione pacifica, si corre il rischio di un conflitto ancor più ampio, con effetti devastanti non solo per i protagonisti diretti del conflitto ma per il mondo intero.

Chiusura dello storico francescano

Concludendo il suo intervento, Ibrahim Faltas ha richiamato alla memoria il lungo impegno dei francescani nella regione, sottolineando che, nonostante siano stati testimoni di numerosi eventi difficili in 800 anni di presenza, la situazione attuale rappresenta una delle più gravi crisi che si siano mai verificate. Un richiamo alla solidarietà e all’attenzione da parte della comunità globale, affinché la Terra Santa possa tornare a essere un simbolo di pace e convivenza.

Ultimo aggiornamento il 20 Agosto 2024 da Sara Gatti

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