La denuncia di Mimmo Lucano, europarlamentare di Alleanza Verdi e Libertà, sullo stato di abbandono e miseria in cui versano i braccianti africani nella tendopoli di San Ferdinando, offre uno spaccato inquietante della realtà calabrese. Durante una recente visita, accompagnato da altre figure politiche e attivisti, Lucano ha messo in luce l’inadeguatezza delle politiche di accoglienza e i problemi che affliggono i migranti, evidenziando come i fondi spesi per progetti in Albania non abbiano prodotto miglioramenti tangibili nei territori italiani.
La situazione nella tendopoli di San Ferdinando
Situata nella Piana di Gioia Tauro, la tendopoli di San Ferdinando rappresenta un caso emblematico delle difficoltà che i lavoratori migranti affrontano ogni giorno. La struttura è caratterizzata da baracche di fortuna, costruite con materiali di scarto come plastica e cartone, e le condizioni di vita risultano inaccettabili per qualsiasi standard umano. Dal cibo cucinato per terra all’assenza di servizi essenziali, la dignità dei suoi abitanti è costantemente messa a repentaglio, creando un quadro allarmante di sfruttamento e abbandono.
Lucano ha descritto la situazione come “non degna di un paese che si definisce civile”, sottolineando che le storie degli uomini e delle donne che arrivano in Calabria sono storie di speranza e ricerca di lavoro, ma si scontrano con una dura realtà fatta di precarietà e indifferenza.
La critica delle politiche nazionali e europee
Durante il suo intervento, Lucano ha criticato le politiche nazionali ed europee, evidenziando come lo Stato italiano continui a mantenere rapporti con i “carnefici libici” che ostacolano la fuga dei migranti dai loro paesi d’origine. Questi accordi rappresentano, secondo il parlamentare, uno dei motivi fondamentali dell’assenza di reali misure di protezione per i migranti in Calabria. Lucano ha chiarito che l’impegno per un’accoglienza dignitosa dev’essere accompagnato da una revisione profonda delle strategie di intervento, che attualmente sembrano ignorare le vere esigenze della popolazione migrante.
Proponendo misure concrete, Lucano intende portare la questione a Bruxelles, dimostrando come le politiche in atto siano insufficienti e, in molti casi, controproducenti. La scelta di presentare la legge regionale n. 18 del 2009 al Parlamento Europeo è un tentativo di suggerire un approccio più umano e integrato all’accoglienza, riprendendo anche il modello sviluppato nel suo comune di Riace.
Un vecchio modello per nuove sfide
Il modello di Riace, creato in sinergia con il vescovo monsignor Bregantini, si propone come un esempio di come le comunità locali possano riattivarsi attraverso l’accoglienza dei migranti. Lucano ha esplicitato la necessità di ripensare i piccoli comuni, spesso spopolati, creando opportunità per la reintegrazione sociale attraverso l’accoglienza e la cooperazione internazionale. Strutture come asili e oratori, in molti casi chiusi, potrebbero svolgere un ruolo cruciale per il rilancio delle comunità, favorendo una interazione costruttiva tra residenti e nuovi arrivati.
Il messaggio di Lucano è chiaro: la vera sfida risiede nella capacità di trasformare le politiche di accoglienza in opportunità per entrambi i gruppi, favorendo la crescita e la stabilità delle comunità. Il suo appello per un approccio inclusivo e umano è non solo giustificato, ma necessario per cambiare una narrazione che ha visto i migranti come problemi invece che come risorse.
Ultimo aggiornamento il 24 Gennaio 2025 da Armando Proietti