La Sardegna sta affrontando una crisi idrica preoccupante che continua a peggiorare, secondo l’ultimo monitoraggio esteso dall’Autorità di Bacino regionale. Nel giro di un mese, i livelli di acqua negli invasi sono scesi drasticamente, portando a una situazione di “pericolo” o “allerta” in tutto il territorio. Con l’autunno alle porte e la scarsità di precipitazioni, le autorità locali stanno attuando misure urgenti per fronteggiare l’emergenza.
Diminuzione significativa dei livelli d’acqua
Nel mese di settembre, i bacini idrici della Sardegna hanno registrato un calo dal 44% al 41% della capienza complessiva, segnalando una riduzione significativa rispetto al 50,2% di luglio. Questa diminuzione ha portato la quantità d’acqua contenuta negli invasi a scendere da 805 milioni di metri cubi a 745 milioni, su oltre 1,8 miliardi di metri cubi di volume disponibile. Gli effetti della crisi idrica sono palpabili, con un impatto diretto sulla disponibilità di risorse per la popolazione e per le attività agricole e turistico-commerciali dell’isola.
L’Autorità di Bacino della Regione Sardegna ha avvertito che la situazione attuale non offre indicazioni positive per il futuro, con il rischio che le condizioni di siccità possano aggravarsi ulteriormente se non si verificano precipitazioni significative. La preoccupazione per la risorsa idrica è accentuata dalle temperature elevate e dall’assenza di piogge durante i mesi estivi, un problema che sembra ripetersi sempre più frequentemente negli ultimi anni.
Diga di Maccheronis e altre aree critiche
Tra le aree più in difficoltà, quella della diga di Maccheronis, a Posada, emerge come la più critica, con livelli d’acqua ridotti a solo il 7%, evidenziando un calo del 5% rispetto al mese precedente. Questo rappresenta una situazione di emergenza per una zona importante dal punto di vista agricolo e turistico. Anche nelle regioni della Baronia e Bassa Gallura, i segni di crisi sono evidenti, nonostante la stagione estiva sia stata relativamente sostenibile, grazie all’arrivo di turisti e all’uso accorto delle risorse.
Le autorità locali sono consapevoli della necessità di affrontare la carenza d’acqua, specialmente in vista dell’imminente stagione autunnale che di solito riporta le piogge sull’isola. Tuttavia, le esperienze passate suggeriscono che la soluzione di emergenza per diverse comunità locali è ormai necessaria, data la drammaticità della situazione corrente.
Misure di emergenza e piano di intervento
Per fronteggiare la situazione critica, il Consorzio di Bonifica della Sardegna Centrale ha annunciato un piano d’emergenza, finanziato dall’Assessorato Regionale dei Lavori Pubblici, per ottimizzare l’uso delle risorse idriche. Questo piano prevede l’utilizzo di un laghetto a valle della diga per portare l’acqua ai potabilizzatori locali tramite un sistema di zattere, idrovore e condotte temporanee.
Tuttavia, le notizie non sono tutte negative. Nel sud Sardegna, le dighe del Flumendosa, Campidano e Cixerri presentano un riempimento complessivo del 27%, un segnale preoccupante pur essendo non uniforme. A differenza di questo, le dighe del Liscia in Gallura e del Tirso, nella Sardegna Centrale, mostrano condizioni meno allarmanti, con livelli rispettivamente del 55% e 64%. Questi dati riflettono una geografia molto eterogenea delle risorse idriche nell’isola, richiedendo quindi un approccio diversificato per la gestione dell’acqua.
Le autorità locali, supportate dai servizi meteorologici, continuano a monitorare attentamente la situazione, affinché vengano garantiti gli approvvigionamenti necessari per la popolazione e le attività agricole nei mesi a venire.
Ultimo aggiornamento il 7 Ottobre 2024 da Elisabetta Cina