Critiche alla mostra "Il Tempo del Futurismo": visitatori non verificabili e incongruenze nelle opere

Critiche alla mostra “Il Tempo del Futurismo”: visitatori non verificabili e incongruenze nelle opere

La mostra “Il Tempo del Futurismo” è al centro di polemiche per dati sui visitatori poco chiari e un catalogo impreciso, sollevando interrogativi sulla trasparenza e l’affidabilità dell’esposizione.
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Critiche alla mostra "Il Tempo del Futurismo": visitatori non verificabili e incongruenze nelle opere - Gaeta.it

La mostra “Il Tempo del Futurismo” ha sollevato un acceso dibattito nel mondo dell’arte riguardo le informazioni sui visitatori e la qualità del catalogo dell’esposizione. Secondo Giancarlo Carpi, storico dell’arte coinvolto a inizio progetto, i dati dei visitatori comunicati dalla Galleria Nazionale non sono attendibili. La questione si fa seria, con imprecisioni e errori lamentati non solo nei numeri, ma anche nelle didascalie delle opere esposte.

I numeri sui visitatori della mostra

Il Gnam-C ha reso noto che i visitatori della mostra sono stati oltre 80.000. Tuttavia, Giancarlo Carpi ha sollevato dubbi su questi numeri, affermando che non sono “verificabili”. A conferma di ciò, il museo non offre biglietti specifici per l’esposizione, bensì un unico biglietto d’ingresso all’intera galleria. Questa mancanza di tracciamento rende difficile accertare il numero reale di visitatori e alimenta il sospetto di una comunicazione poco trasparente.

Ulteriori affermazioni emergono dal sito istituzionale Roma Mobilità, che riporta che la mostra ha superato i 70.000 visitatori e punta a raggiungere i 100.000. Queste notizie, pur se apprezzabili, non fanno altro che accrescere le incertezze sui numeri autentici, lasciando il pubblico con interrogativi su quanto possa essere reale questo dato. È fondamentale che i musei comunichino statistiche affidabili e chiariscano le modalità alla base delle loro affermazioni, in particolare quando si tratta di mostre richiamate a livello nazionale e internazionale.

Errori e incongruenze nel catalogo

Un capitolo cruciale della polemica riguarda il catalogo dell’esposizione, considerato da Carpi non solo impreciso, ma anche fonte di grave confusione per i visitatori. In particolare, il critico menziona la rimozione di alcuni lavori e la loro sostituzione con altri non coordinati con le informazioni presentate nel catalogo ufficiale.

Ad esempio, l’opera “Diavoli” di Nanni Balestrini è stata esclusa, sostituita dall’opera “Il mio tormento è il loro mito” di Lamberto Pignotti, che non era esposta fino a poche settimane fa ma risultava in una lista delle opere dichiarate dallo stesso MiC. Ciò ha creato confusione, dato che nel catalogo risultano entrambe le opere, ma non sono mai state presentate insieme al pubblico. Questo scenario è inaccettabile in una mostra di tale rilievo, dove il pubblico si aspetta chiarezza e coerenza nelle esposizioni.

Un altro punto critico è rappresentato dall’assenza del film “Thais” di Anton Giulio Bragaglia. Nonostante fosse atteso nel percorso espositivo, il video risultava spento nel giorno della visita di Carpi, alzando ulteriormente il livello di disguido che permea l’intera esposizione.

Didattica contrastante e etichette fuorvianti

La questione delle didascalie e delle informazioni scientifiche riportate si allarga ancor di più, con l’accusa che nessuna delle gravi incongruenze segnalate da esperti come Fabio Benzi, Roberto Bilotti e Manuel Barrese sia stata corretta. Carpi mette in evidenza come, nonostante il curatore abbia riconosciuto la possibilità di errori, non sia stata compiuta alcuna rettifica.

Le critiche focalizzano su opere come “Béguinage” di Enrico Prampolini, datata erroneamente, e alcune attribuzioni riguardanti Gino Severini e Giacomo Balla, il cui catalogo risulta impreciso. Addirittura, in una ristampa del catalogo, una data è stata modificata. Tuttavia, durante la visita, l’etichetta dell’opera continuava a riportare un’informazione non aggiornata, creando ulteriori frustrazioni per i visitatori interessati a comprendere correttamente il contesto storico e artistico delle opere.

Il quadro generale che emerge è quello di un evento culturale di grande peso, ma gestito con superficialità in termini di accuratezza e trasparenza. In un’epoca in cui le informazioni sono facilmente accessibili e scrutinabili, mantenere uno standard elevato di comunicazione è imprescindibile per il rispetto dell’integrità artistica e della fiducia del pubblico.

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