Nel mondo della musica italiana, pochi eventi sono paragonabili al Festival di Sanremo, una vetrina fondamentale per artisti e canzoni. In vista della nuova edizione, Adriano Aragozzini, noto per il suo lungo legame con il festival, ha condiviso le sue impressioni in un’intervista con Mario Luzzatto Fegiz su Il Corriere della Sera. Aragozzini non risparmia critiche agli attuali direttori artistici, Amadeus e Carlo Conti, mentre elogia il suo predecessore Pippo Baudo.
Il festival di sanremo attraverso gli occhi di Adriano Aragozzini
Aragozzini, che ha guidato il Festival di Sanremo tra il 1989 e il 1991, ricorda i suoi anni con grande entusiasmo. Le sue esperienze passate sono state segnate da rapporti proficui con le case discografiche, gli artisti e la Rai. Questo periodo, secondo lui, si discosta nettamente da quello attuale, in cui la direzione artistica è spesso relegata a presentatori e, talvolta, a cantanti stessi.
Il produttore rimarca come Pippo Baudo sia stato il punto di riferimento per il festival: “Non era soltanto un presentatore, ma un artista completo. Ha portato innovazione e qualità al Festival.” In contrasto, Aragozzini esprime delusione per le scelte recenti, giudicando i successori non all’altezza della tradizione di qualità della manifestazione.
Le critiche nei confronti di Amadeus e Carlo Conti
Le opinioni di Aragozzini sui direttori artistici più recenti sono chiare e dirette. In particolare, il suo giudizio su Amadeus è netto, raccontando un episodio in cui una canzone di Luis Bacalov, premio Oscar, non fu accettata. “Ho avuto difficoltà con Amadeus. Non ha permesso una canzone importante al Festival, dimostrando una mancanza di sensibilità verso la musica di qualità.”
Riguardo a Carlo Conti, il discorso è un po’ diverso. Aragozzini lo descrive come un gentleman, ma non nasconde le sue riserve: “Ha anche lui escluso brani che, secondo la valutazione di esperti, erano meritevoli di partecipare. Aspetterò di ascoltare le nuove canzoni per esprimere un giudizio completo.”
Il lavoro di Adriano Aragozzini nella selezione delle canzoni
Durante la sua gestione, Aragozzini ha messo in atto un sistema di selezione molto rigoroso per i brani presentati al Festival. La sua commissione di ascolto era composta non solo da esperti del settore, ma anche da rappresentanti dei sindacati, creando un sistema trasparente e inclusivo. Questo approccio, per lui, garantiva un trattamento equo per tutti gli artisti, una pratica che a oggi sembra mancare.
La questione della trasparenza è particolarmente rilevante, vista la tendenza attuale a decidere le canzoni tramite trattative private anziché attraverso ascolti pubblici. Aragozzini si interroga su come oggi i direttori artistici possano esaminare un numero così elevato di canzoni, soprattutto considerando le polemiche che circondano alcune scelte discutibili.
Aragozzini è fiero di aver ridato vita all’orchestra, abbandonando il playback, e di aver avviato la tournée ‘Sanremo in The World’, che ha portato il festival a livello internazionale.
Il ruolo dei super ospiti e l’influenza politica
Uno dei temi che infastidiscono Aragozzini è l’ambiguità generata dai super ospiti italiani. “Conti manda un messaggio fuorviante al pubblico, presentando artisti che non dovrebbero essere accostati a quelli in gara. Ci sono produzioni di serie A e di serie B al festival,” commenta, riflettendo su una questione che ha suscitato dibattito negli ultimi anni.
Parlando del coinvolgimento della politica nel festival, Aragozzini confessa che, salvo eccezioni, la sua esperienza non ha mai visto intromissioni significative, tranne che per l’edizione del 2004. Queste considerazioni riflettono una visione del Festival come evento artistico prima che politico, sottolineando l’importanza di restituire centralità alla musica.