Critiche sul progetto Megalò 2: le preoccupazioni sul rischio alluvioni e la gestione del territorio

Critiche sul progetto Megalò 2: le preoccupazioni sul rischio alluvioni e la gestione del territorio

Il professor Paolo Pileri critica il progetto Megalò 2, evidenziando le irregolarità nella costruzione e le preoccupazioni ambientali sollevate dal WWF, chiedendo un intervento politico responsabile per garantire la sicurezza pubblica.
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Critiche sul progetto Megalò 2: le preoccupazioni sul rischio alluvioni e la gestione del territorio - Gaeta.it

Un recente intervento su Altreconomia del professor Paolo Pileri, docente di Pianificazione territoriale e ambientale presso il Politecnico di Milano, ha suscitato un acceso dibattito riguardo al progetto Megalò 2 – Mirò. Le criticità sollevate hanno attirato l’attenzione a livello nazionale, evidenziando le scelte discutibili della classe politica che ha permesso la costruzione di un centro commerciale in una zona a rischio lungo il fiume Pescara. Questo articolo esplorerà le questioni ambientali e di sicurezza associate a questo progetto, il ruolo del WWF Chieti-Pescara e le necessità per il futuro del territorio.

Le responsabilità politiche nella gestione del territorio

La situazione che circonda Megalò 2 non è isolata. La classe politica locale, alleata su varie questioni, è stata accusata di sprecare 54 milioni di euro di fondi pubblici non solo per la costruzione di un centro commerciale, ma anche per la realizzazione di casse di laminazione che, a lungo termine, non hanno garantito la sicurezza necessaria. L’ex presidente regionale, D’Alfonso, ha rivendicato la paternità dell’intervento, ma ci sono forti preoccupazioni su come e dove siano stati spesi quei fondi. Questo denaro avrebbe potuto essere utilizzato per progetti più utili, come miglioramenti nei servizi sanitari o nelle scuole, piuttosto che in opere destinate a sostenere interessi privati.

Critiche come queste rimandano alla necessità di riflessione e azione concreta da parte delle istituzioni. Non ci si può limitare a considerare i progetti dal punto di vista economico, senza tenere in conto l’impatto ambientale e sociale delle scelte fatte. Negli ultimi anni, purtroppo, molte di queste scelte si sono rivelate controproducenti e poco trasparenti.

Le preoccupazioni del WWF e le sfide ambientali

Il WWF Chieti-Pescara ha seguito da vicino la questione Megalò 2, contribuendo a portare alla luce numerose irregolarità. La presidente Nicoletta Di Francesco ha ricordato come il centro commerciale fu costruito senza una valutazione di impatto ambientale, una scelta che oggi sembra anacronistica e irresponsabile. La legge regionale che ha permesso questa scorciatoia è stata abrogata, riconoscendo che non rispettava le normative nazionali e europee vigenti.

Non sono solo le condizioni di costruzione a destare preoccupazione. Il tema della sicurezza dei visitatori è cruciale. Solo anni dopo l’inaugurazione, si è scoperto che l’argine di protezione del centro commerciale non rispettava le misure progettuali. È sconcertante pensare che nessuno abbia effettuato controlli adeguati, mettendo a rischio la vita di coloro che frequentavano la struttura.

Nel 2013, il WWF ha sollevato l’attenzione dell’autorità di Bacino, portando a studi che hanno rivelato le carenze strutturali dell’argine, rendendo l’area vulnerabile a potenziali inondazioni. Questa vulnerabilità si è concretizzata in un episodio di allagamento che ha costretto il sindaco di allora a chiudere temporaneamente il centro commerciale.

Misure attuali e scenari futuri

Attualmente, sono stati implementati alcuni sistemi di allerta e sono state effettuate modifiche strutturali all’argine, con l’installazione di “porte vinciane” e pompaggio per gestire l’acqua in eccesso. Tuttavia, il WWF esprime seri dubbi sull’efficacia di questi interventi. Nicoletta Di Francesco ha sollevato domande cruciali su come il pubblico reagirebbe in caso di emergenza: l’evacuazione avverrebbe in modo ordinato o si creerebbe confusione? E quali sarebbero le conseguenze di una chiusura intempestiva delle porte per la sicurezza dei cittadini e dei visitatori?

Riportando alla memoria l’alluvione del 1992, che colpì la zona, il WWF si interroga su possibili scenari che potrebbero verificarsi in futuro. Se la situazione diventasse critica, i mezzi di soccorso potrebbero non essere sufficienti per garantire la sicurezza di tutti. L’assenza di un piano di evacuazione dettagliato solleva ulteriori interrogativi sulla gestione della sicurezza pubblica.

Un ulteriore aspetto da considerare è il progetto per un impianto di trattamento rifiuti non pericolosi, anch’esso situato in zona esondabile e approvato nonostante il parere contrario del Comune e della ASL. Queste scelte sollevano interrogativi sulla capacità degli organi competenti di tutelare la salute e il benessere dei cittadini.

La necessità di un’azione collettiva

Il WWF e altri attivisti chiedono un intervento deciso da parte dell’amministrazione comunale per proteggere i cittadini e garantire che progetti futuri siano valutati con rigore e responsabilità. Rimanere a guardare non è un’opzione accettabile. La politica deve riorientarsi verso un approccio che consideri sia gli interessi economici che la sicurezza e la qualità della vita dei cittadini.

È essenziale che il sindaco, la Giunta e il consiglio comunale, a prescindere dalle appartenenze politiche, collaborino attivamente per rivedere le decisioni sul territorio. Il Comune deve essere presente nelle discussioni relative a questi progetti, parte integrante della gestione locale, e non relegato a un ruolo secondario. La comunità meritava di più, e le scelte di oggi influenzeranno significativamente il futuro del capoluogo teatino.

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