Crollo del ballatoio a Scampia: indagini rivelano allerta su precarietà strutturale dal 2016

Crollo del ballatoio a Scampia: indagini rivelano allerta su precarietà strutturale dal 2016

Crollo del ballatoio a Scampia Crollo del ballatoio a Scampia
Crollo del ballatoio a Scampia: indagini rivelano allerta su precarietà strutturale dal 2016 - Gaeta.it

Il drammatico crollo del ballatoio nella Vela Celeste di Scampia, che ha provocato la morte di tre persone, ha riacceso i riflettori su una situazione critica già denunciata in passato. Un documento del 2016, legato al progetto “Restart Scampia“, aveva infatti messo in evidenza molti dei rischi associati alla struttura. Questo articolo approfondisce le ricerche fatte dopo il crollo, le indagini in corso e le responsabilità evidenziate da un passato di incuria.

Il documento del 2016 e le criticità della Vela Celeste

La struttura in stato di degrado

Il documento emerso, risalente al 2016, è di particolare rilevanza, poiché segnalava già la gravità della situazione della Vela Celeste. “L’intera rete di collegamento pedonale tra i vari piani è costituita da passerelle in acciaio e cemento armato”, si legge nel testo, ponendo l’accento sul grave stato di corrosione che affliggeva la struttura. L’assenza di manutenzione negli anni ha portato a conseguenze devastanti, come dimostra il tragico evento recente.

Le passerelle, fondamentali per il passaggio dei residenti, erano soggette a distacchi e pericoli imminenti, una realtà che avrebbe dovuto attivare interventi urgenti da parte delle autorità competenti. La denuncia delle condizioni critiche risaliva a sette anni fa, ma, di fatto, le azioni correttive sono state insufficienti, portando all’inevitabile dramma. Secondo gli esperti, il rischio di crollo delle strutture è spesso aggravato da negligenza e mancanza di fondi, che sembrano rappresentare una costante per le strutture fatiscenti delle periferie.

L’intervento della Procura di Napoli

Dopo il crollo, la Procura di Napoli ha avviato un’inchiesta per fare luce sull’accaduto. Il sostituto procuratore Manuela Persico, insieme al collega Mario Canale, sta conducendo le indagini. L’area del crollo è stata posta sotto sequestro dai vigili del fuoco per permettere i rilievi del caso.

Il fatto che esistesse un precedente documento allertante ha sollevato interrogativi sulla responsabilità degli enti coinvolti e sulla reazione dei vari attori pubblici. Le indagini non si limitano a esaminare il crollo in sé, ma si estendono anche alla verifica della manutenzione svolta nel corso degli anni e alla possibile presenza di abusi edilizi che potrebbero aver compromesso la sicurezza della struttura.

La complessità dell’inchiesta attuale

Consulenti e accertamenti in corso

L’inchiesta si preannuncia complessa e minuziosa. Gli investigatori sono al lavoro e hanno già individuato i consulenti che daranno supporto per esaminare in dettaglio tutta la documentazione raccolta dalla polizia giudiziaria. Si tratta di un passaggio fondamentale per chiarire se per anni i residenti abbiano subito il rischio di vivere in un ambiente pericoloso a causa di lavori mal eseguiti o, peggio ancora, di abusivismi edilizi.

Si ipotizza anche che gli atti di manutenzione non siano stati eseguiti sistematicamente, aprendo quindi interrogativi su chi avesse la responsabilità di garantire la sicurezza. Inoltre, si cercherà di capire se le vibrazioni segnalate dagli sfollati prima del crollo, che pare si registrassero sin dal mattino, possano essere correlate a lavori di ristrutturazione avviati nell’ambito del progetto “Scampia Restart“.

Le implicazioni legali

Al momento, le indagini si concentrano su due ipotesi di reato principali: crollo colposo e omicidio colposo. È probabile che a queste possano aggiungersi anche altre fattispecie, come le lesioni. A coordinare l’inchiesta è il procuratore aggiunto Sergio Amato, il quale sta supervisionando le fasi di accertamento e verifica, mentre la scoperta di eventuali inquilini abusivi potrebbe muovere ulteriori reati legali.

Le indagini si mostrano quindi piuttosto articolate e potrebbero allargare il cerchio delle responsabilità, portando a nuovi sviluppi nell’ambito della giustizia per le vittime del crollo. La Vela Celeste, simbolo di rinascita per la zona, viene ora messa in discussione in quanto rappresentante di un modello di intervento che, se non seguito da un’adeguata cura e attenzione, può trasformarsi in una trappola mortale per gli abitanti.

Le prossime settimane risulteranno quindi cruciali per comprendere le responsabilità legali e le reazioni delle istituzioni vicine a un caso che ha scosso l’intera comunità napoletana.

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