Crollo del Ponte Morandi: dichiarazioni al processo di tre imputati tra cordoglio e difesa

Crollo del Ponte Morandi: dichiarazioni al processo di tre imputati tra cordoglio e difesa

Durante il processo per il crollo del Ponte Morandi, gli imputati Matteo De Santis, Paolo Agnese e Luca Frazzica esprimono dolore per le vittime, ma negano responsabilità diretta nella tragedia.
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Crollo del Ponte Morandi: dichiarazioni al processo di tre imputati tra cordoglio e difesa - Gaeta.it

Il tragico crollo del Ponte Morandi, avvenuto il 14 agosto 2018, ha segnato un’epoca buia per Genova, con un bilancio devastante di 43 vittime. Oggi, durante il processo, alcuni dei principali imputati hanno preso parola, esprimendo il loro dolore per gli eventi e sottolineando però la loro mancanza di responsabilità. Le dichiarazioni provenivano da Matteo De Santis, Paolo Agnese e Luca Frazzica, dipendenti di Aspi, i cui ruoli e le cui reazioni si intrecciano in un racconto di complessità e vincoli professionali.

La voce di Matteo De Santis: responsabilità limitate

Matteo De Santis, responsabile dell’ufficio progettazione sorveglianza e monitoraggio di Aspi, è stato il primo a prendere la parola. Nella sua dichiarazione, ha chiarito il ruolo del suo ufficio, affermando che i rapporti erano realizzati sulla base di informazioni ed elaborazioni ricevute dai tecnici di Spea. De Santis ha puntualizzato che il suo team non era coinvolto direttamente nelle decisioni progettuali cruciali, sottolineando che gran parte del lavoro veniva delegato a Spea, specialmente per quanto riguarda le progettazioni strutturali.

Questa affermazione mette in risalto il difficile equilibrio che esiste tra le varie figure professionali coinvolte nella gestione delle infrastrutture. De Santis ha specificato che il suo ufficio si occupava principalmente di progetti di tipo conservativo, un aspetto che il processo dovrà sicuramente esaminare con attenzione, dato che la distinzione tra responsabilità operative e decisioni strategiche è al centro dell’indagine.

Paolo Agnese: manutenzione ordinaria e vicinanza alle vittime

Successivamente, Paolo Agnese ha presentato il suo punto di vista, evidenziando le differenze tra la manutenzione ordinaria e le grandi opere. Secondo il suo racconto, il suo operato si concentrava su attività quotidiane e non su progetti complessi. Ha espresso il proprio cordoglio per le vittime e ha condiviso il dolore profondo che ha vissuto in seguito alla tragedia. La sua esperienza personale, essendo un abitante della zona, ha reso la situazione ancora più straziante.

Agnese ha fatto riferimento al legame emotivo con il ponte, che lo ha visto passare con la sua famiglia e che rappresentava un punto di riferimento nella sua vita. Tuttavia, ha insistito sulla sua integrità professionale, affermando di aver sempre operato con il massimo rispetto per la comunità, mostrando così un lato umano di fronte a un evento di tale gravità. La sua testimonianza sembra chiarire un conflitto tra responsabilità individuali e collettive che avrà bisogno di chiarimenti durante il processo.

Luca Frazzica: trasferimenti e responsabilità negate

Infine, Luca Frazzica, ingegnere, ha preso la parola per esprimere il proprio dolore e rivelare le pressioni interne che ha dovuto affrontare in Aspi. Ha raccontato di un trasferimento avvenuto nel 2017, che percepiva come una limitazione della sua capacità d’azione, e ha descritto la frustrazione di essere stato allontanato dalle decisioni di un’importanza cruciale per la sicurezza della struttura.

Frazzica ha sottolineato di non aver mai rifiutato di assumere responsabilità, ribadendo che le sue competenze erano state spostate in un contesto in cui non poteva esercitarle efficacemente. Ha fatto riferimento a un incarico di analisi critica sulle attività di monitoraggio di Spea, chiedendo quindi che venissero riconosciute le sue segnalazioni riguardo le problematiche emerse. Il suo racconto si intreccia quindi con le vicende degli altri imputati, offrendo un quadro complesso di responsabilità professionali e segnali di allerta che potrebbero non essere stati ascoltati.

Il processo per il crollo del Ponte Morandi continua, svelando lentamente una rete di interazioni e responsabilità che chiedono di essere chiarite, mentre la memoria delle vittime rimane al centro del dibattito.

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