La procura di Genova ha avviato un’importante procedura legale, chiedendo il rinvio a giudizio per nove persone coinvolte nel crollo della diga del porto di Santa Margherita, avvenuto tra il 28 e il 29 ottobre 2018. Tra gli accusati figura Roberto Ferrazza, l’ex provveditore delle opere pubbliche per Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta, già implicato nella tragedia del ponte Morandi. L’udienza preliminare avrà luogo il 20 maggio, sotto la supervisione del giudice Silvia Carpanini. Le accuse nei confronti degli imputati comprendono crollo e naufragio colposo.
Il disastro e l’inchiesta
L’inchiesta sul crollo della diga è scattata subito dopo l’evento catastrofico, facendo luce su problematiche legate al progetto di costruzione, risalente agli anni 2007-2008. L’idea originaria era quella di allungare la diga di 80 metri e di innalzarla fino a tre metri. Secondo quanto sostenuto dal pubblico ministero Walter Cotugno, la struttura progettata, un muro paraonde, era privo di armature di rinforzo cruciali, nonostante fossero già state evidenziate le implicazioni di questa mancanza. La situazione è degenerata quando, durante una mareggiata nel 2018, il muro ha ceduto, causando il crollo.
Le indagini hanno messo in luce una serie di irregolarità e mancanze nel progetto. Mancava la relazione sulla valutazione della sicurezza, e il progetto presentava errori tecnici significativi, specialmente relativi alla dimensione dei massi da posizionare sulla massicciata. L’approvazione del progetto, nonostante tali carenze, ha sollevato interrogativi sulla responsabilità dei membri del Comitato tecnico amministrativo, che hanno validato la proposta.
I ruoli degli imputati e le accuse
Tra le nove persone accusate, ci sono i provveditori e membri del Comitato tecnico amministrativo che hanno avuto un ruolo decisivo nella valutazione e approvazione del progetto. I difensori, tra cui Giulia Liberti e Mario Iavicoli, rappresentano un gruppo di professionisti coinvolti a vario titolo nel caso. Secondo il pm, Ferrazza, in qualità di presidente del Comitato tecnico, ha esercitato la sua autorità in modo poco attento, approvando un progetto gravemente manchevole che non rispettava le normative tecniche vigenti.
In particolare, la mancanza di collegamento strutturale del muro paraonde con le fondamenta ha avuto un peso significativo nel determinare il crollo. Ferrazza e un altro membro del Comitato, durante una seduta del 25 novembre 2015, hanno dato un parere favorevole al progetto, ignorando le problematiche di sicurezza segnalate nei documenti. Questo approccio trascurato ha portato a una situazione che ha messo a rischio l’incolumità pubblica e ha avuto conseguenze devastanti.
Prospettive future del processo
La data fissata per l’udienza preliminare segna un passo cruciale nel procedimento legale, che potrebbe rivelare ulteriori dettagli su quanto accaduto prima del crollo della diga. Le accuse di crollo e naufragio colposo pongono interrogativi sulla responsabilità diretta degli imputati, mentre la comunità locale attende con apprensione l’esito del processo.
Il caso rientra in un contesto più ampio di controlli e normative sulle opere pubbliche in Italia, un tema reso ancora più attuale dalle recenti tragedie legate alla sicurezza delle infrastrutture. Alla luce di questi eventi, la sfida rimane quella di garantire che tali episodi non si ripetano, puntando su una maggiore attenzione e trasparenza nella gestione delle opere pubbliche. La procura proseguirà con le indagini, e l’udienza di maggio rappresenterà un momento decisivo per le famiglie e le comunità toccate da questo disastro.