In un contesto economico globale sempre più instabile, le decisioni di politica commerciale del presidente statunitense Donald Trump stanno sollevando preoccupazioni tra investitori e analisti. La recente introduzione dei dazi, definita da molti come una misura autolesionista, ha portato a un forte calo delle Borse internazionali. Le dichiarazioni di Trump, che promette ricchezze senza precedenti, si scontrano con i segnali di recessione imminente che emergono dai mercati.
Reazioni negative dei mercati: Wall Street e Borse europee in caduta
All’apertura di oggi, 6 maggio 2025, Wall Street ha registrato una perdita significativa, con l’indice Dow Jones e il Nasdaq scesi tra il 4 e il 5%. L’andamento dei mercati europei non è stato da meno: Milano ha visto un calo drastico del 6,53%, mentre anche Francoforte , Londra e Parigi hanno subito perdite rilevanti. Gli investitori stanno reagendo ai primi effetti delle politiche dilazionate di Trump, che mirano a far tornare l’America «di nuovo grande». Il petrolio, nel frattempo, ha toccato un ribasso di oltre il 7%, scivolando a 62 dollari al barile.
Le prime settimane dell’amministrazione Trump sono state le peggiori per Wall Street da quando George W. Bush era al potere, nel 2001. Le diverse analisi hanno messo in evidenza che i dazi imposti dal governo possono generare danni incalcolabili, non solo per gli Stati Uniti, ma per l’intera economia globale. In particolare, il Financial Times ha avvertito che tali misure stanno sconvolgendo un ordine economico a lungo termine, che ha visto l’America come uno dei principali beneficiari.
Le conseguenze dei dazi nel panorama economico globale
Il rapporto di Goldman Sachs mette in evidenza che l’incertezza in merito alla politica economica americana resta alta. L’agenzia prevede un impatto significativo sulla crescita e sull’inflazione negli Stati Uniti, con ripercussioni che si faranno sentire anche oltre i confini nazionali. Secondo le stime dell’Organizzazione mondiale del commercio, le misure tariffarie americane potrebbero ridurre i volumi del commercio globale di merci dell’1% entro la fine del 2025. Questo dato evidenzia quanto le politiche commerciali adottate da una nazione possano influire sul benessere economico mondiale.
In risposta ai dare inaspriti, l’Europa si sta preparando a mettere in atto strategie difensive. Anche la Cina, che ha subito un aumento dei dazi sulle sue merci dirette verso gli Stati Uniti a oltre il 60%, ha reagito con decisioni proprie. Pechino ha annunciato che dal 10 aprile imporrà nuovi dazi del 34% sui prodotti americani già colpiti, mentre ha presentato una denuncia presso l’Organizzazione mondiale del commercio. Questa azione, pur simbolica, illustra il crescente clima di tensione tra le due potenze economiche.
La fiducia degli investitori e gli avvertimenti di esperti economici
Tra i banchieri e gli investitori, inizialmente favorevoli alla linea economica di Trump, cresce la preoccupazione. La promessa di deregulation e di riduzione delle tasse è messa a repentaglio dalla questione dei dazi, che sta generando timori di una possibile recessione e persino di stagflazione. Gli esperti, come il capo economista di JPMorgan, Michael Feroli, avvertono che l’economia americana è «pericolosamente vicina allo scivolare in recessione».
Anche Fitch ha lanciato allarmi simili, sottolineando come le tariffe rappresentino un rischio notevole per la stabilità economica degli Stati Uniti. Nonostante gli allarmi provenienti da vari analisti, la Casa Bianca cerca di minimizzare la gravità della situazione, esortando a mantenere fiducia nel presidente. Tuttavia, la Federal Reserve sta osservando attentamente, consapevole che la gestione dei tassi d’interesse diventa più complicata in un contesto di incertezze crescenti. Jerome Powell, presidente della Fed, dovrà valutare il peso dei dazi sull’inflazione, separandolo da altri elementi economici.
Riflessioni sulla politica commerciale americana e sul futuro economico
Il board editoriale del Wall Street Journal ha messo in evidenza i potenziali effetti negativi dei dazi sulle aziende e sui consumatori americani, suggerendo che potrebbero portare a una «graduale erosione della competitività americana». La visione mercantilista di Trump sul commercio, infatti, rischia di porre fine alla storica leadership economica degli Stati Uniti. La trasformazione delle politiche commerciali potrebbe ripercuotersi anche su paesi con cui l’America ha collaborato, come evidenziato dall’impatto sui mercati del sud-est asiatico e dell’Africa.
Con i timori che si intensificano, diventa cruciale monitorare l’evoluzione della situazione. Le scelte strategiche di Trump nei prossimi giorni avranno un ruolo decisivo nel definire non solo il futuro economico degli Stati Uniti, ma anche quello dell’economia mondiale.