Crotone: ridotta la pena per il giovane che investì e uccise una bambina ucraina

Crotone: ridotta la pena per il giovane che investì e uccise una bambina ucraina

La Corte d’assise d’appello di Catanzaro riduce la pena di Giuseppe Pio De Fazio a quattro anni per l’incidente mortale che ha coinvolto una bambina ucraina a Crotone.
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Crotone: ridotta la pena per il giovane che investì e uccise una bambina ucraina - Gaeta.it

Giuseppe Pio De Fazio, un ragazzo di 20 anni, ha visto la sua condanna per la morte di una bambina ucraina di cinque anni ridotta da 18 a quattro anni di reclusione. L’incidente avvenne nel marzo 2022 nella località note come “Cantorato” a Crotone. De Fazio colpì, con il suo furgone, la piccola mentre questa si trovava con un gruppo di pedoni, causando anche gravi ferite a un adolescente di 17 anni. La Corte d’assise d’appello di Catanzaro ha deciso di mutare il reato da omicidio volontario e lesioni personali a omicidio stradale colposo.

Radici della tragedia

L’incidente che ha colpito l’opinione pubblica è accaduto in un contesto drammatico. La piccola Taisiia Martseniuk e la sua famiglia erano scappate dall’Ucraina a causa del conflitto armato che ha colpito il Paese. Arrivati a Crotone in cerca di un rifugio sicuro, la loro vita è stata spezzata in un attimo. Taisiia, mentre era in braccio a Francesco Pio Macrì, è stata travolta dal veicolo di De Fazio. Macrì, che la portava sulle spalle, è rimasto gravemente ferito. La denuncia iniziale dell’accaduto parlava di un gesto deliberato, dove si insinuava che l’imputato avesse voluto vendicarsi su Macrì, affermando che fosse geloso del suo legame con una ragazza ucraina.

La sentenza di primo grado

Nel mese di ottobre del 2023, il Giudice dell’udienza preliminare di Crotone aveva pronunciato una sentenza severa. Accogliendo le richieste della pubblica accusa, il Gup aveva affermato che De Fazio avesse agito con intenzione di fare del male, avviando un’azione legale solida contro di lui. Questa condanna di 18 anni era stata, dunque, una risposta a un atto considerato il culmine di una vendetta personale, nel quale la vita di una bambina era tragicamente coinvolta. La pubblica accusa ha tracciato un quadro chiaro sugli eventi, presentando testimonianze e prove che avvallavano la loro interpretazione dei fatti.

Il processo d’appello

In sede d’appello, gli avvocati di De Fazio, Aldo Truncé e Salvatore Iannone, hanno combattuto duramente per riaprire l’istruttoria. Hanno sottolineato che la condotta del giovane non doveva essere considerata volontaria. Secondo i legali, De Fazio sarebbe stato distratto mentre utilizzava il suo smartphone, chattando e postando contenuti sui social, al momento dell’incidente. Questo aspetto ha portato a una riqualificazione del reato, rendendo più legittima la richiesta di una pena ridotta.

Il ruolo della Procura

Il Procuratore generale Alba Sammarco ha avuto un ruolo significativo nel processo, sollecitando il riesame della condanna. La sua posizione era chiara: nonostante la profondità delle sue opinioni, ha chiesto una condanna di dieci anni, mantenendo un approccio critico nei confronti della difesa. Tuttavia, l’appello ha evidenziato una pluralità di versioni di quella tragica giornata, portando a un’analisi più profonda degli eventi. La decisione finale della Corte d’assise ha, quindi, fatto discutere, rimanendo un punto centrale di riflessione sulla gestione di incidenti stradali fatali.

L’evoluzione di questo caso continua a suscitare attenzione, rimanendo un tema caldo nel dibattito legale e sociale, soprattutto in un periodo in cui la sicurezza stradale e la responsabilità degli automobilisti sono oggetto di crescente interesse pubblico.

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