Dario Nardella a Sol2Expo: urgenza di un piano nazionale per rinnovare l'olivicoltura italiana

Dario Nardella a Sol2Expo: urgenza di un piano nazionale per rinnovare l’olivicoltura italiana

Dario Nardella, europarlamentare del PD, sottolinea la crisi dell’olivicoltura italiana e l’importanza di una strategia nazionale per rilanciare produzione e competitività nel mercato globale.
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Dario Nardella a Sol2Expo: urgenza di un piano nazionale per rinnovare l'olivicoltura italiana - Gaeta.it

Nell’odierna conferenza di Sol2Expo a Verona, l’europarlamentare del Partito Democratico Dario Nardella ha evidenziato il ruolo cruciale dell’olio italiano nel contesto dell’export. Con una netta analisi del settore olivicolo, Nardella ha espresso preoccupazione per il calo della produzione e ha sottolineato l’importanza di una strategia rinnovata per affrontare le sfide imminenti.

L’importanza della qualità dell’olio italiano

Nardella ha aperto il suo intervento ringraziando VeronaFiere per l’opportunità di discutere l’importanza dell’olio italiano, che ha storicamente occupato una posizione di vertice nel mercato globale. Il suo discorso si è concentrato sul momento critico che il settore sta vivendo, specialmente rispetto alla competitività internazionale. Ha ricordato che è fondamentale approfittare dei periodi difficili per promuovere innovazione e cambiamenti, piuttosto che restare passivi. L’europarlamentare ha fatto notare il passaggio allarmante della quantità di olio prodotto in Italia: dai 674.000 quintali della campagna 1991-1992 ai soli 315.000 della campagna 2021-2022.

La crisi dell’olivicoltura italiana

Nardella ha messo in evidenza un aspetto preoccupante: l’Italia è passata dall’essere uno dei principali produttori di olio al trovarsi in una situazione sfavorevole, con una bilancia commerciale negativa. La Spagna, ad esempio, produce attualmente un milione di tonnellate, tre volte rispetto all’Italia. Il confronto con altri paesi produttori è illuminante: eventi climatici avversi e la diffusione della Xylella in diverse regioni italiane hanno aggravato la crisi. Un ulteriore problema riscontrato da Nardella è l’età media degli olivi italiani: più del 60% supera i 50 anni, mentre solo il 3% delle piante ha meno di 11 anni. Questa situazione non solo influisce sulla qualità ma anche sui costi di produzione, già elevati a causa dell’energia.

Rilancio della produzione e apertura ai mercati

La forte richiesta di olio in Italia, che conta 640.000 aziende e un patrimonio di 160 milioni di piante diverse, è una risorsa che il paese deve sfruttare al massimo. Secondo Nardella, tuttavia, è essenziale rispondere a una domanda sempre più ampia, bilanciando sia le produzioni di alta qualità che quelle in volumi significativi. Per recuperare competitività, l’Italia deve rinnovare il suo patrimonio olivicolo, rimuovendo le piante più vecchie e piantando nuovi olivi. In altre realtà produttive, come in Cile e Marocco, le aree dedicate all’olivicoltura sono in crescita, contrariamente alla situazione italiana, dove si è registrato un calo delle superfici produttive del 3,5%. Nardella ha invitato a considerare queste evidenze come fondamentali nel disegno di una strategia di rilancio per il settore.

Necessità di una strategia nazionale

Per ripristinare la competitività del settore olivicolo, Nardella ha enfatizzato l’importanza di un piano nazionale per l’olivicoltura, già annunciato in varie occasioni ma mai concretizzato. Un simile piano potrebbe mirare all’espansione delle superfici coltivabili e al rinnovamento delle piante di olivo per affrontare le sfide di un mercato globale in continua evoluzione. Il rischio di dover fronteggiare dazi statunitensi sui prodotti europei rende ancora più pressante la necessità di agire. La questione dei dazi, già fonte di preoccupazione per settori chiave come la moda e l’industria automobilistica, colpirebbe anche l’agroalimentare, in particolare l’olio e il vino. L’unità dell’Unione Europea è fondamentale per rispondere a tali minacce.

Nardella ha concluso il suo intervento sottolineando l’urgenza di abbracciare nuovi mercati, specialmente guardando all’Asia e alla possibilità di sviluppare alleanze commerciali, strategia necessaria per affrontare le sfide attuali e future del comparto olivicolo.

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