Il fenomeno della violenza di genere continua a destare preoccupazione in Italia e recenti statistiche evidenziano come le donne stiano sviluppando una maggiore consapevolezza e reattività nei confronti di situazioni violente. Secondo il Coordinamento dei Centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna, nell’arco di oltre due decenni, si registra un significativo cambiamento nel comportamento delle vittime, che tendono a riconoscere e affrontare la violenza prima che questa si manifesti in forma cronica.
Un cambiamento nei tempi di riconoscimento della violenza
La rilevazione effettuata dal Coordinamento dei Centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna fornisce dati importanti sul periodo di violenza vissuto dalle donne. Nel periodo da gennaio 2000 a oggi, c’è stata una diminuzione del 10% nel numero di donne che riportano di aver subito violenze della durata di sei anni o più. Questo dato è sceso dal 51% al 40% dei casi. Contestualmente, si osserva un incremento delle richieste di aiuto da parte di donne che hanno vissuto violenze per meno di un anno, passato dal 20% nel 2000 al 36% nel 2024.
Questo trend suggerisce un cambiamento culturale e sociale rispetto alla percezione della violenza domestica. Le donne stanno riconoscendo più rapidamente situazioni dannose, il che si traduce in una risposta più tempestiva. Questo progresso è attribuibile all’azione dei centri antiviolenza, che non solo si occupano di offrire sostegno diretto, ma contribuiscono anche a sensibilizzare l’opinione pubblica su temi cruciali legati ai diritti delle donne.
La strumentalizzazione della violenza nella sfera pubblica
Recentemente, le dichiarazioni del ministro della Pubblica Istruzione durante la presentazione di una fondazione sono state oggetto di polemica. Il coordinamento ha espresso preoccupazione per un possibile tentativo di strumentalizzare il fenomeno della violenza maschile, collegandolo a discussioni sull’immigrazione. Secondo le osservazioni del coordinamento, ridurre la complessità del femminicidio a un semplice residuo di maschilismo significa minimizzare un problema strutturale, che ha radici più profonde nella società.
Le affermazioni del ministro, sostenute dalla Presidente del Consiglio, portano a interrogarsi su quanto il tema della violenza di genere venga politicizzato. La questione dell’immigrazione, associata al fenomeno della violenza, meriterebbe un dibattito approfondito e privo di semplificazioni. È fondamentale trattare questa tematica con la serietà che merita, evitando che venga utilizzata per fare propaganda o per creare divisioni.
Chi sono i perpetratori della violenza?
I dati raccolti dai Centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna nel 2024 offrono un’analisi sui profili degli autori di violenza. È emerso che il 62,3% dei casi riguarda partner delle donne vittime, mentre il 15,9% sono ex-partner. Solo il 10% dei casi riporta violenze commesse da familiari, mentre gli aguzzini sconosciuti rappresentano meno del 2% dei casi. Queste statistiche pongono l’accento sulla necessità di affrontare il fenomeno all’interno della sfera domestica e relazionale piuttosto che nel contesto di fenomeni legati all’immigrazione.
Il coordinamento sottolinea che non vengono raccolti dati sui casi di violenza sessuale che possano essere attribuiti in modo specifico all’immigrazione illegale, ma che, se confrontati con il numero di abusi riportati, rappresenterebbero una frazione marginale e poco significativa. Questa visione aiuta a chiarire quanto sia fondamentale affrontare la violenza di genere in modo diretto, senza cadere nella tentazione di utilizzare dati e statistiche per giustificare discorsi su immigrazione e sicurezza.
L’analisi delle dinamiche di violenza all’interno delle relazioni mostra, quindi, quanto il lavoro di sensibilizzazione e di supporto sia cruciale per promuovere una reale e duratura consapevolezza sul tema.
Ultimo aggiornamento il 23 Novembre 2024 da Donatella Ercolano