Dati economici del 2025: l'industria italiana in sofferenza e le sfide per la crescita

Dati economici del 2025: l’industria italiana in sofferenza e le sfide per la crescita

L’economia italiana nel 2025 affronta sfide significative, con un calo della produzione industriale e previsioni di crescita modeste, mentre i conti pubblici mostrano lievi miglioramenti ma aumentano il debito pubblico.
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Dati economici del 2025: l'industria italiana in sofferenza e le sfide per la crescita - Gaeta.it

Il 2025 si apre per l’economia italiana con una situazione complessa, caratterizzata da segnali contrastanti. Mentre l’indice destagionalizzato della produzione industriale mostra un aumento congiunturale dello 0,3% a novembre, questo rappresenta solo una piccola parte del quadro. Infatti, il trend tendenziale continua ad indicare un calo del 1,5%, segnando così il ventiduesimo mese di contrazione. Questo scenario suscita non poche preoccupazioni tra i sindacati e genera un acceso dibattito nelle opposizioni politiche, ulteriormente allarmato dalle segnalazioni di Bankitalia riguardo all’andamento economico negativo percepito dalle imprese.

La situazione dei conti pubblici e le prospettive di crescita

La situazione dei conti pubblici ha visto un lieve miglioramento, grazie ai risparmi attesi sulla spesa per interessi, portando il deficit dal 3,8% previsto per il 2024 al 3,3% nel 2025, con possibilità di scendere ulteriormente al 2,8% nel 2026. Questi dati aprono la strada per una possibile uscita dalla procedura di infrazione imposta da Bruxelles per il disavanzo eccessivo. Tuttavia, le prospettive di crescita non appaiono così rosee; l’1,2% indicato nel Piano strutturale di bilancio sembra irraggiungibile, con previsioni più realistiche che si attestano sullo 0,7%.

Le analisi dell’Ufficio parlamentare di Bilancio rivelano che la riduzione dei tassi di interesse e il calo dello spread potrebbero portare a un abbattimento del costo del debito di 17,1 miliardi nel periodo 2025-2029. Questo miglioramento del costo di finanziamento, con un costo medio di emissione previsto al 3,4%, è tuttavia oscurato dall’aumento del debito pubblico, che è previsto toccare il 136,9% nel 2025 e il 137,8% l’anno successivo. Una parte di questa crescita debitoria è attribuibile agli effetti del superbonus, che continuerà a pesare significativamente sulle finanze pubbliche.

L’industria italiana: stagnazione e sfide future

L’industria italiana presenta un quadro preoccupante. Secondo i dati di Confindustria, la sua contribuzione al Pil è scesa dal 19,9% del 2019 al 18,1%. In quest’ottica, è essenziale concentrarsi sul rafforzamento del settore industriale per invertire la rotta. Una riduzione dell’Ires dal 24% al 20% è stata introdotta per incentivare le imprese che incrementano l’occupazione. Tuttavia, la vera partita si gioca sugli investimenti e sulle riforme strategiche, attraverso l’implementazione dei progetti finanziati dal PNRR.

Malgrado l’importanza del turismo e dei servizi nel sostenere la crescita fino ad oggi, senza un’inversione di tendenza nel settore industriale, il Pil rimarrà in una situazione stagnante. I dati mostrano che l’apporto del PNRR alla crescita si è rivelato limitato. Bruxelles ha messo in guardia dalle attuazioni tardive del piano, sottolineando che questi ritardi aumentano i rischi per l’economia. Le difficoltà dell’industria sono amplificate dalla flessione del mercato tedesco e dalla drammatica discesa della produzione automobilistica, scesa del 42% nei primi undici mesi del 2024.

Sostegno alle piccole e medie imprese

Un passo importante è rappresentato dall’approvazione del primo disegno di legge annuale sulle piccole e medie imprese , attivo dal 2011. Questo disegno prevede misure per rafforzare l’aggregazione e l’innovazione delle PMI, facilitando l’accesso al credito. Le principali innovazioni includono i “mini contratti di sviluppo” per il settore moda, la creazione di centrali consortili per coordinare le filiere produttive e nuovi incentivi fiscali per le reti d’impresa.

Il disegno di legge promuove anche il ricambio generazionale nel lavoro, incentivando l’assunzione di giovani. Tuttavia, la sfida cruciale rimane quella di migliorare le aspettative di famiglie e imprese. Le recenti rilevazioni della Banca d’Italia suggeriscono una generale sfiducia, con un aumento delle valutazioni negative sulla situazione economica, salite al 30% di intervistati. Il calo della domanda, sia interna che estera, e le prospettive poco incoraggianti per gli investimenti rendono il contesto ancora più complesso. Malgrado l’ottimismo nel prevedere un’espansione degli investimenti nel primo semestre del 2025, le condizioni per effettuare tali investimenti vengono giudicate sfavorevoli. Anche se le aziende vedono ancora la propria posizione di liquidità come soddisfacente, il cammino da percorrere per una ripresa duratura appare lungo e tortuoso.

Ultimo aggiornamento il 15 Gennaio 2025 da Armando Proietti

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