Le recenti dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, riguardo all’implementazione di dazi sui prodotti farmaceutici europei, hanno sollevato nuove preoccupazioni nel settore della salute pubblica. L’industria farmaceutica, che gioca un ruolo cruciale sia per l’economia americana che per quella europea, potrebbe subire conseguenze significative. Gli esperti temono non solo per la reazione dei mercati, ma anche per l’impatto diretto sui pazienti americani e sulle forniture di farmaci provenienti dall’Europa.
La strategia di Trump per le industrie farmaceutiche
L’annuncio di Donald Trump, avvenuto il 2 aprile 2025 dal Giardino delle Rose della Casa Bianca, ha delineato una misura controversa. Oltre a specificare i dazi per ogni nazione, Trump ha evidenziato l’intento di incentivare il ritorno delle industries farmaceutiche negli Stati Uniti. “Le aziende farmaceutiche torneranno a ruggire nel nostro Paese perché, se non lo faranno, dovranno affrontare tasse significative” ha detto.
Questa strategia mira a proteggere i produttori americani, ma le conseguenze dell’applicazione di tariffe sulle importazioni di farmaci dall’Europa potrebbero rivelarsi controproducenti. Rispetto al sistema sanitario statunitense, dove i costi sono già elevati, l’aumento dei prezzi dei farmaci potrebbe aggravare ulteriormente una situazione già difficile per i pazienti e le istituzioni sanitarie.
Le aziende farmaceutiche italiane, infatti, sono fornitrici significative sul mercato statunitense. Le ricadute di queste scelte politiche non riguardano solo l’export, ma anche la disponibilità e prezzi dei farmaci sul mercato americano, generando un aumento dei costi e ritardi nei lanci dei nuovi medicinali.
L’importanza della produzione farmaceutica italiana
Europa e, in particolare, Italia si pongono tra i principali produttori mondiali di farmaci. L’industria farmaceutica italiana è nota per la qualità dei suoi principi attivi e per la produzione per conto terzi. L’Italia, insieme a Cina e India, fornisce sostanze cruciali al mercato americano. Molti farmaci essenziali, come quelli utilizzati per combattere il diabete, la pressione alta e i problemi cardiaci, provengono proprio da aziende italiane e potrebbero subire un blocco o un incremento di costo dovuto ai dazi.
Secondo dati rilasciati da IQVIA, i farmaci che potrebbero risentirne comprendono quelli per il trattamento dell’ipercolesterolemia come atorvastatina e rosuvastatina, oltre ai farmaci per la pressione alta, come amlodipina e lisinopril. La potenziale carenza di tali prodotti rappresenta un rischio non solo per gli Stati Uniti ma anche per l’Europa, dove i farmaci sono considerati beni essenziali.
Le cifre dell’export farmaceutico italiano
L’export farmaceutico italiano verso gli Stati Uniti ha raggiunto nel 2023 un valore di oltre 11 miliardi di euro, con circa 8 miliardi derivanti dalla vendita di prodotti italiani. Questa cifra rivela quanto il mercato americano sia fondamentale per l’industria farmaceutica in Italia. Molti di questi prodotti sono destinati a consumatori americani, inclusi vaccini e altre sostanze cruciali per la ricerca medica.
Il rischio di dover affrontare una politica restrittiva da parte dell’amministrazione Trump potrebbe quindi compromettere l’afflusso di medicinali di base sul mercato, con conseguenze dirette per i pazienti che necessitano di cure continuative. L’importanza della produzione italiana nel panorama farmaceutico globale rappresenta un fattore determinante in questo scenario, e la questione potrebbe rivelarsi critica.
Intervista con Andrea Mandelli, presidente della Federazione Ordine Farmacisti Italiani
La reazione e le preoccupazioni all’interno dell’industria sono evidenti. Andrea Mandelli, presidente della Federazione Ordine Farmacisti Italiani, ha sottolineato che “Siamo di fronte a qualcosa di inedito. Le aziende italiane già combattono con dazi sulle materie prime necessarie per la produzione e potrebbero affrontare ulteriori sfide in futuro.” Secondo Mandelli, l’industria non è solo attanagliata da costi ma anche da ripercussioni legate all’accesso alle tecnologie necessarie per la produzione.
Le sue preoccupazioni sono condivise anche riguardo ai possibili effetti sui pazienti americani: l’eventualità di un’assenza di farmaci potrebbe generare disagi notevoli. “Nel 2024 l’Italia ha esportato farmaci per 10 miliardi di euro, mentre ha importato solo 1,4 miliardi. Una restrizione su questi prodotti essenziali potrebbe avere ripercussioni gravi anche per i consumatori americani.”
Mandelli ha inoltre evidenziato che un dazio del 25% potrebbe comportare un aumento del costo dei farmaci, generando difficoltà nel settore oncologico. Le incertezze su come si evolverà la situazione rendono difficile fare previsioni precise, ma i segnali attuali indicano una fase di tensione tra le nazioni.