La politica economica degli Stati Uniti sotto la presidenza di Donald Trump continua a influenzare il panorama economico globale, generando reazioni inaspettate e ritorsioni in diversi settori. Tra le realtà più colpite ci sono aziende celebri come Coca-Cola e il mercato automobilistico canadese, dove il conflitto commerciale sta assumendo forme sorprendenti, come uno stravolgente aumento di dazi ai danni di Tesla.
Le conseguenze delle politiche di Trump sui dazi
Donald Trump ha dato vita a una serie di dazi commerciali mirati, giustificati dalla necessità di proteggere l’industria americana. Tuttavia, queste misure hanno creato effetti collaterali, spesso non considerati, che pesano sulle aziende e sui consumatori. Ad esempio, il 25% di tassa sull’importazione di alluminio e acciaio dal Canada ha generato frustrazione a Ottawa. Il ministro delle Finanze canadese, Christya Freeland, ha risposto con una minaccia, ipotizzando un dazio del 100% sulle importazioni di veicoli elettrici Tesla, brand sostenuto dallo stesso Trump. Questa mossa segna un’escalation nella guerra commerciale, con il potenziale di amplificare le tensioni tra i due paesi, storicamente legati da forti accordi commerciali.
Imponendo dazi pesanti, Trump ha cercato di riportare indietro la produzione negli Stati Uniti, ma ha sottovalutato le ripercussioni su un mercato già interconnesso globalmente. Le aziende americane, che dipendono da fornitori e mercati esteri, si ritrovano ora a fronteggiare costi di produzione più elevati, che inevitabilmente ricadono sui consumatori. Gli economisti avvertono che tali misure protezionistiche rischiano di innescare una spirale inflazionistica, alimentando ulteriormente il malessere economico per i cittadini americani.
Coca-Cola e l’aumento dell’uso della plastica
Una delle aziende colpite dalle nuove politiche è Coca-Cola, il gigante delle bevande che si è sempre impegnato a ridurre il suo impatto ambientale. L’amministratore delegato ha recentemente rivelato che, per contenere i costi dell’imballaggio e mantenere i prezzi competitivi, l’azienda potrebbe aumentare l’uso della plastica nelle sue bottiglie. Attualmente, circa il 75% dei contenitori utilizzati da Coca-Cola è realizzato in plastica, ma le recenti decisioni politiche potrebbero injectare l’azienda in direzione opposta rispetto agli sforzi di sostenibilità .
Questa situazione rischia di vanificare gli investimenti e le strategie messe in atto per promuovere l’uso dell’alluminio, che è più facilmente riciclabile rispetto alla plastica. L’alluminio, essendo un materiale pregiato e con un alto contenuto energetico, viene richiesto non solo per le sue proprietà fisiche ma anche per la sua capacità di essere riciclato ripetutamente senza perdere qualità . L’aumento dell’uso della plastica potrebbe anche portare a un incremento della preoccupazione tra i consumatori, sempre più attenti all’impatto ambientale delle loro scelte di acquisto.
La crisi del riciclaggio negli Stati Uniti, dove il sistema di raccolta e recupero dei materiali è meno sviluppato rispetto a molti paesi europei, rischia di aggravarsi ulteriormente. L’aumento dell’uso di plastica non solo comprometterebbe gli sforzi globali di sostenibilità , ma anche l’immagine di Coca-Cola e la sua posizione nel mercato, in un periodo di crescente attenzione da parte del pubblico verso l’ambiente.
Ritorsioni internazionali e il futuro della Tesla
Dall’altra parte del confine, la reazione del governo canadese alle politiche economiche di Trump, in particolare riguardo Tesla, rappresenta un esempio lampante delle ripercussioni che le decisioni americane possono avere a livello internazionale. Con un potenziale aumento dei dazi al 100%, il ministro Freeland non solo minaccia Tesla, ma segna anche un cambio di rotta radicale nelle relazioni commerciali tra Canada e Stati Uniti.
Tesla, recentemente attivata nella costruzione di una gigafactory in Texas, potrebbe trovarsi ad affrontare non solo un aumento dei costi di produzione, ma anche la perdita di un’importante fetta di mercato canadese. Gli acquirenti di veicoli elettrici, incentivati anche dal governo canadese per ridurre emissioni, potrebbero trovarsi a dover valutare alternative più economiche, limitando le vendite di Tesla nel paese.
La tensione tra i due paesi suggerisce che i dazi non siano una soluzione a lungo termine per risolvere le problematiche economiche. Anzi, potrebbero innescare un ciclo di ritorsioni che complicherà ulteriormente il panorama commerciale, spingendo le aziende a riconsiderare le loro strategie di mercato e catene di fornitura.
In questo contesto, le dinamiche internazionali e le politiche protezionistiche si confermano oggetto di un dibattito acceso e complesso, con implicazioni che vanno oltre i confini nazionali e influenzano la vita economica di milioni di persone.