Debutta al Teatro Studio Melato "Storia di un cinghiale": il monologo di Calderón in prima nazionale

Debutta al Teatro Studio Melato “Storia di un cinghiale”: il monologo di Calderón in prima nazionale

Dal 14 marzo al 6 aprile 2025, al Teatro Studio Melato, va in scena “Storia di un cinghiale”, un monologo di Gabriel Calderón che esplora ambizione e potere attraverso la figura di un attore.
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Debutta al Teatro Studio Melato "Storia di un cinghiale": il monologo di Calderón in prima nazionale - Gaeta.it

Dal 14 marzo al 6 aprile 2025, gli appassionati di teatro possono assistere alla prima nazionale di “Storia di un cinghiale” al Teatro Studio Melato. Questo monologo, scritto da Gabriel Calderón, si ispira a “Riccardo III” di Shakespeare e vede protagonista Francesco Montanari. L’opera esplora temi di ambizione, potere e identità attraverso la storia di un attore mai protagonista.

Gabriel Calderón: un autore di successo e il suo legame con il teatro

Gabriel Calderón, nato nel 1982, è un drammaturgo uruguaiano e cofondatore della compagnia Complot. Nel 2005, ha fondato questa compagnia per promuovere il nuovo teatro in Uruguay. Con una carriera che ha attraversato diversi confini artistici, Calderón approda ora al Piccolo Teatro di Milano con la produzione in lingua italiana di una sua opera che ha riscosso successo nel suo Paese. Questa rappresentazione segna una prima per Calderón in Italia, evidenziando un legame in crescita tra il suo lavoro e il pubblico europeo.

“Storia di un cinghiale” riflette l’esperienza dell’autore nel mondo teatrale, dipingendo con accortezza la figura di un attore che finalmente si trova sul palcoscenico dopo anni di ruoli secondari. Questa narrazione non parla solo di un individuo, ma si apre a una riflessione universale sulle ambizioni e le delusioni di chi vive per il teatro. Calderón riesce a racchiudere nei suoi testi tematiche profonde, come la ricerca della grandezza e la lotta interiore, rendendo la sua opera accessibile e pertinente.

La metafora del cinghiale e il potere del personaggio di Riccardo III

Nel suo lavoro, Calderón utilizza il simbolismo del cinghiale, animale presente nello stemma della famiglia York. Secondo il regista, “il cinghiale è un simbolo carico di significato”. Questo animale, pur essendo bianco, si distingue per la sua brutalità e la sua velocità, incarnando l’ambizione del potere ma non la saggezza o l’abilità necessarie a governare. La scelta del cinghiale si collega ai temi di “Riccardo III”, dove il personaggio centrale è consumato dalla brama di potere.

Calderón approfondisce questo concetto, notando come Riccardo III sia un personaggio che lotta instancabilmente per ottenere ciò che desidera, ma che, una volta raggiunto il suo obiettivo, si ritrova incapace di mantenere il proprio dominio. Quest’idea si riflette nella lotta di ogni artista, costantemente impegnato nella creazione di opere destinate a svanire con la fine dello spettacolo. “Non è la realizzazione del sogno – conclude Calderón – ma il suo mantenimento l’aspetto davvero complesso.”

Un’interazione tra attore e personaggio: Francesco Montanari nel ruolo protagonista

Francesco Montanari, attore noto per la sua versatilità, interpreta il protagonista in “Storia di un cinghiale”. La sua performance è attesa con impazienza, in quanto Montanari ha già dimostrato un’abilità straordinaria nel portare sul palco personaggi complessi. La sua interpretazione mira a esplorare l’intimo legame tra attore e personaggio, evocando una connessione diretta con le ambizioni e le paure di Riccardo III.

Sul palcoscenico, Montanari non solo dà vita al testo di Calderón, ma diventa anche un riflesso delle esperienze di ogni artista, combattendo quotidianamente per un ruolo da protagonista nella propria vita. Questo approccio rende l’opera particolarmente evocativa, poiché lo spettatore può identificarsi con la lotta del protagonista, sia sul palco che nella vita reale.

La combinazione di scrittura incisiva di Calderón, l’interpretazione di Montanari e il contesto shakespeariano crea un’esperienza teatrale non solo visiva, ma anche profondamente emotiva. Il pubblico è invitato a riflettere sull’idea di potere, controllo e sull’inevitabilità della perdita, mentre assistono a questa rappresentazione unica al Teatro Studio Melato.

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