I romanzi che raccontano le indagini del Capitano Mariani hanno assunto un ruolo fondamentale nella narrazione contemporanea del crimine, grazie al potere del linguaggio e alla sua capacità di raggiungere un vasto pubblico. Utilizzati come un mezzo per comprendere i meccanismi che governano la criminalità, le opere di Giovanni Taranto si pongono l’obiettivo di illustrare le connessioni tra le mafie e le nuove generazioni. Questo tema è stato al centro della presentazione di “Mala fede“, il terzo romanzo di Taranto, avvenuta recentemente presso la libreria Ubik di Vico Equense.
La presentazione di “Mala fede” e il progetto Mariani
La presentazione di “Mala fede” ha visto la partecipazione di Derrik de Kerckhove, sociologo belga naturalizzato canadese e studioso delle comunicazioni, noto per i suoi legami con Herbert Marshall McLuhan. Durante l’evento, de Kerckhove ha rivelato il suo entusiasmo per il “progetto Mariani“, un’iniziativa artistica e culturale che esplora le dinamiche delle mafie attraverso la narrativa. Il romanzo, ambientato a Pompei, affronta temi di particolare rilevanza come la presenza delle sette, il crimine organizzato e il traffico di opere d’arte. La sparizione dell’icona della Verdine del Rosario si intreccia con questi argomenti, creando un racconto avvincente e profondo.
Nel corso della serata, moderata dal giornalista Antonio Irlando, sono stati analizzati gli elementi che compongono l’approccio di Taranto: un mix di realismo e suspense, utile per stimolare la riflessione su fenomeni sociali complessi. Attraverso le sue opere, l’autore cerca di svelare non solo i crimini, ma anche i meccanismi socio-culturali che alimentano la criminalità. De Kerckhove ha sottolineato l’importanza di questo tipo di narrativa nell’affrontare argomenti scottanti e di come essa possa fungere da strumento per raggiungere una comprensione più profonda del crimine.
L’impatto dei romanzi nel contesto sociale
De Kerckhove ha definito gli scritti di Taranto come un “strumento tecnologico del linguaggio”. La scrittura deve essere vista non solo come un mezzo espressivo, ma anche come un’opportunità per comunicare messaggi complessi in modo accessibile. Secondo il sociologo, la capacità di coinvolgere il lettore nei temi trattati nei romanzi rappresenta un fattore di grande impatto, capace di promuovere una riflessione collettiva sull’illegalità.
Un altro romanzo significativo nel progetto di Taranto è “Requiem sull’ottava nota“, dove si analizzano le connessioni tra i codici criminali basati sulla cabala napoletana e la vita all’interno dei clan. Qui, Taranto svela i dettagli che caratterizzano i ruoli dei membri delle mafie, illustrando anche come le nuove generazioni vengano reclutate e cooptate all’interno di queste organizzazioni. Questo approccio narrativo diventa un modo per analizzare e criticare la realtà sociale, proiettando una luce su temi poco discussi della nostra società.
Espandere il discorso sulla predestinazione sociale
Nel suo intervento, de Kerckhove ha anche evidenziato come i romanzi di Taranto possano essere utilizzati come piattaforme di comunicazione dirette a contrastare la predestinazione sociale. La narrativa offre un’opportunità per i giovani di percepirsi al di fuori degli schemi definiti dalla società, invitandoli a sviluppare una visione alternativa del proprio futuro. La conversazione tra de Kerckhove e Taranto porterà a ulteriori analisi sui metodi di coinvolgimento e sulle strategie comunicative che i romanzi possono rappresentare per le generazioni più giovani.
I romanzi del Capitano Mariani, pertanto, non sono solo opere di intrattenimento; essi sono strumenti di denuncia, comprensione e rielaborazione della realtà sociale. Sotto la guida di Taranto, questa narrativa si propone di rispondere a esigenze più ampie, sostenendo una riflessione sulla giustizia e sull’educazione ai valori civili.
Ultimo aggiornamento il 15 Novembre 2024 da Sara Gatti