Il mercato del lavoro italiano continua a evidenziare sfide significative nel 2023, secondo l’ultima indagine realizzata dal Centro studi di Confindustria. La ricerca ha rivelato che gran parte delle imprese fatica a trovare personale con le competenze richieste, un fenomeno che avrà implicazioni importanti sull’economia del paese. Questo articolo analizza i risultati chiave dell’indagine, ponendo particolare attenzione alle competenze ricercate, alle dinamiche occupazionali e all’adozione del lavoro agile.
Difficoltà nel reperire competenze richieste
La mancanza di tecnici e professionisti specializzati
La ricerca del Centro studi di Confindustria ha messo in luce che il 69,8% delle imprese italiane sta affrontando notevoli difficoltà nel reperire lavoratori qualificati. Tra le problematiche emerse, si segnala una carenza particolare nel settore delle competenze tecniche, che riguarda il 69,2% delle aziende. Questo dato indica chiaramente una crisi di competenze, in particolare nel contesto della crescente digitalizzazione del lavoro.
Le mansioni manuali non sono da meno: il 47,9% delle imprese a livello nazionale fatica a reperire personale con abilità pratiche, mentre nel settore industriale tale percentuale cresce al 58,9%. La mancanza di professionisti capaci di svolgere compiti specifici e di alta specializzazione rappresenta un serio ostacolo per la competitività e l’innovazione delle imprese italiane. La transizione digitale è particolarmente problematica, con oltre il 66% delle aziende che segnala difficoltà nell’adeguare la propria forza lavoro a queste nuove esigenze.
Il focus su green e internazionalizzazione
Un altro aspetto rilevante emerso dall’indagine è che quasi un terzo delle imprese sta incontrando difficoltà nell’acquisire competenze necessarie per l’internazionalizzazione. Solo il 15% delle aziende ha segnalato problemi legati alla transizione green, segno che questo aspetto, sebbene importante, non è ancora una priorità che emerge con la stessa forza di digitalizzazione e internazionalizzazione.
Di fronte a queste sfide, le aziende stanno intraprendendo diverse strategie di adattamento. Il 59,7% delle aziende prevede azioni di formazione per il personale attuale, dimostrando un impegno proattivo nel colmare il divario di competenze attraverso l’apprendimento continuo. Inoltre, il 49% delle imprese si affida a consulenze esterne e il 28,5% partecipa attivamente a programmi educativi sul territorio, come ITS Academy e tirocini curriculari, con l’obiettivo di formare i giovani talenti e prepararli adeguatamente per il mercato del lavoro.
Aumenti occupazionali e trend di genere
Crescita dell’occupazione tra le donne
Il report del 2023 verifica anche un aumento complessivo dell’occupazione nelle imprese associate a Confindustria, con un incremento dell’1,4% rispetto all’anno precedente. Tale crescita viene in gran parte attribuita alla maggiore partecipazione femminile nel mercato del lavoro, che è aumentata del 3,4%. Questa evoluzione rappresenta un cambiamento significativo nella composizione della forza lavoro e potrebbe indicare una crescente inclusione delle donne anche in settori tradizionalmente dominati da uomini.
L’aumento dell’occupazione è visibile in tutte le classi dimensionali delle imprese: quelle di piccole dimensioni e quelle di medie dimensioni stanno contribuendo a creare nuove opportunità su larga scala. Tuttavia, le imprese più grandi mostrano una crescita più contenuta , segnalando un possibile rallentamento nella domanda di assunzioni in certi settori.
Contratti di lavoro: indeterminato in crescita, determinato in calo
Nel panorama contrattuale, l’occupazione a tempo indeterminato ha registrato un’importante crescita del 1,7%, sottolineando la preferenza delle aziende per stabilizzare la loro forza lavoro. In contrasto, gli stipendi a tempo determinato hanno subito una flessione del 5,4%, rappresentando ora solo il 5,2% del totale. Tali dati mettono in evidenza un’evoluzione significativa delle dinamiche contrattuali, con una maggioranza schiacciante dei lavoratori impegnati in contratti stabili.
Un’altra informazione di rilievo riguarda gli apprendisti, la cui occupazione è aumentata notevolmente . Questo rincorrere di opportunità per i giovani, soprattutto nel settore dei servizi , potrebbe rappresentare una risposta efficace alla crisi delle competenze.
L’adozione della contrattazione aziendale e dello smart working
La diffusione dei contratti aziendali
Ulteriori dati dell’indagine indicano che oltre un quarto delle imprese associate applica contratti aziendali, firmati con rappresentanze sindacali o territoriali. Questo fenomeno risulta maggiormente presente nel settore industriale rispetto ai servizi e si osserva una maggiore diffusione nelle grandi imprese rispetto alle piccole .
L’applicazione dei contratti aziendali ha un impatto significativo sul 65,1% degli occupati nelle imprese, evidenziando l’importanza di questi accordi nella regolazione delle condizioni di lavoro. Tra le questioni trattate in questi contratti, la maggior parte riguarda i premi di risultato collettivi e la conversione in welfare , sottolineando come le aziende stiano cercando di rispondere alle necessità dei lavoratori in termini di benessere e conciliazione vita-lavoro.
Smart working: una nuova normalità?
La diffusione dello smart working segna un cambiamento radicale nel modo di lavorare, con un incremento dell’adozione dal 8,9% pre-pandemia al 32,6% nel 2023. Questa modalità risulta particolarmente diffusa tra le imprese dei servizi . La dimensione aziendale gioca un ruolo cruciale: meno di un quarto delle piccole imprese adotta il lavoro agile, mentre due terzi delle grandi imprese lo fanno.
Si stima che oltre un terzo dei dipendenti non dirigenti utilizzi lo smart working, dimostrando come questa modalità di lavoro sia diventata parte integrante della vita aziendale moderna. Con queste statistiche, è evidente che le aziende stanno scommettendo su forme di lavoro più flessibili, rispondendo a richieste sempre più esplicite da parte della forza lavoro contemporanea.