Il mondo dell’artigianato in Italia sta attraversando una crisi profonda, evidenziata da un calo drastico del numero degli artigiani registrati. Questo fenomeno rivela non solo una contrazione delle opportunità lavorative, ma anche un cambiamento significativo nella struttura socio-economica delle nostre città . Gli ultimi dati, raccolti da fonti ufficiali come l’INPS, forniscono un quadro preoccupante sul futuro di un settore che ha storicamente rappresentato il cuore pulsante dell’economia locale.
Il declino della figura dell’artigiano
Dati allarmanti sulla diminuzione degli artigiani
Negli ultimi undici anni, il numero degli artigiani in Italia ha subito una contrazione drammatica. Nel 2012 vi erano quasi 1.867.000 artigiani, mentre nel 2023 questo numero è sceso a circa 1.457.000, con una perdita complessiva di quasi 410.000 unità . Solo nell’ultimo anno la diminuzione è stata di 73.000 artigiani. Questo calo costante pone interrogativi sul futuro di figure tradizionali come idraulici, elettricisti e fabbri, la cui disponibilità potrebbe diventare sempre più rara nei prossimi anni.
Secondo l’Ufficio studi della Cgia, l’unico anno in cui si è registrato un aumento significativo è stato quello immediatamente successivo alla pandemia da COVID-19, con una ripresa contenuta di 2.325 unità . Tuttavia, se questa tendenza negativa non sarà invertita rapidamente, vi saranno serie difficoltà nel reperire professionisti che possano offrire un servizio nei settori di manutenzione e riparazione.
L’impatto della crisi economica e culturale
Il calo degli artigiani non è soltanto il risultato di una crisi economica. Diversi fattori culturali e sociali hanno contribuito a questo fenomeno. Un importante cambiamento di mentalità ha portato a una svalutazione delle professioni manuali, allontanando i giovani da queste carriere. Da un confronto tra professioni, emerge che ci sono più avvocati che idraulici , un dato che evidenzia un disinteresse verso i mestieri tradizionali.
Inoltre, la mancanza di un’adeguata programmazione formativa in molte regioni e un orientamento scolastico inadeguato stanno causando un disallineamento tra le competenze richieste dal mercato e quelle offerte dai giovani. Questo gap formativo è un serio impedimento per il sostegno di un settore che, pur nella sua crisi, continua a rappresentare una parte fondamentale del patrimonio culturale e produttivo italiano.
La trasformazione delle imprese artigiane
Diminuzione delle imprese attive
Al di là del calo degli artigiani, anche il numero delle imprese artigiane attive è in forte diminuzione. Nel 2008 si contavano oltre 1.486.000 aziende, ma nel 2023 si è scesi a 1.258.079. Questa flessione è in parte attribuibile a processi di consolidamento e acquisizioni che hanno caratterizzato diversi settori a seguito delle crisi economiche del 2008/2009 e del 2012/2013.
Tuttavia, questa compressione della platea degli artigiani ha avuto come conseguenza il miglioramento della dimensione media delle imprese e una crescita della produttività , in particolare nei settori del trasporto merci, metalmeccanico e della moda. La sfida si presenta ora nel mantenere un equilibrio tra il necessario consolidamento e il supporto all’artigianato tradizionale.
La resistenza di alcuni settori
Nonostante la crisi che attanaglia il settore, ci sono ambiti dell’artigianato che mostrano segnali di crescita. I settori del benessere e dell’informatica sono in controtendenza, con un aumento della domanda per acconciatori, * estetisti, *tatuatori e specialisti del web. Anche il settore alimentare continua a prosperare, in particolare per quanto riguarda pizzerie d’asporto e gastronomie, molto richieste in aree ad alta vocazione turistica.
Questa diversificazione offre un barlume di speranza, suggerendo che l’artigianato può adattarsi e trovare nuove vie di sviluppo in risposta ai cambiamenti dei consumatori e alle esigenze del mercato moderno.
L’impatto sulla vita urbana e sociale
La trasformazione degli spazi urbani
Le strade e i quartieri delle città italiane stanno subendo un cambiamento radicale. Il progressivo abbandono delle botteghe artigiane, storicamente richiamate come punti di riferimento e luoghi di socializzazione, ha trasformato il paesaggio urbano in modo evidente. Oggi, le insegne storiche di calzolai, fabbri e falegnami stanno scomparendo, portando alla chiusura di attività che per decenni hanno caratterizzato la vita di comunità .
In un contesto così impoverito, il problema non è solo economico, ma anche sociale. L’assenza di piccoli negozi e di botteghe manuali riduce i luoghi di incontro per i residenti, penalizzando soprattutto le fasce più fragili della popolazione, come gli anziani. Con più di 10 milioni di over 70 in Italia, la mancanza di servizi a portata di mano rappresenta una sfida crescente, rendendo difficoltoso per molti svolgere attività quotidiane come la spesa.
Sfide future: degrado urbano e qualità della vita
La diminuzione degli spazi di socializzazione e dei servizi essenziali influisce negativamente sulla qualità della vita. Le città non sono fatte solo di edifici e strade, ma anche di relazioni umane che si sviluppano intorno a piccole attività commerciali. La chiusura di questi esercizi ha alimentato il senso di isolamento e precarietà , creando un ambiente urbano sempre più insicuro.
Il declino dell’artigianato richiede una riflessione profonda: è fondamentale promuovere la valorizzazione del lavoro manuale e incentivare una nuova generazione a intraprendere percorsi professionali che guardino all’artigianato come una scelta dignitosa e valida. Solo con politiche mirate, investimenti nella formazione e nella qualità dell’occupazione potremo sperare di invertire questa tendenza preoccupante.
Prospettive per il futuro dell’artigianato
Ricambio generazionale e adattamento alle nuove tecnologie
Il futuro degli artigiani in Italia dipenderà dalla capacità di attrarre giovani talenti e dal loro adattamento alle nuove tecnologie. Se da un lato la tradizione è importante, dall’altro è necessario integrare le competenze moderne nel mondo artigiano. Ciò implica una rinnovata attenzione verso la formazione professionale, con un focus su istituti che fungeranno da ponte tra il sapere artigianale e le tecnologie digitali.
Inoltre, per ritrovare un equilibrio, è vitale stimolare una coscienza collettiva che valorizzi la produzione locale e l’artigianato di qualità , contrastando la cultura dell’usa e getta. Bisogna educare i consumatori a riconoscere il valore dei prodotti fatti a mano e incoraggiare una maggiore sostenibilità nella scelta dei beni.
Dati recenti sullo stato dell’artigianato in Italia
Le province italiane hanno mostrato variazioni significative nel numero di artigiani. Vercelli è stata la provincia con la flessione più elevata , seguita da Rovigo e Lucca . Al contrario, alcune province, come Napoli e Trieste, hanno registrato perdite più contenute. Tuttavia, a livello regionale, l’Abruzzo ha visto la diminuzione più marcata della percentuale di artigiani attivi, seguita da Marche e Piemonte.
Con un dato medio nazionale che segna un –22%, è essenziale focalizzarsi non solo sull’emergenza immediata, ma anche su una strategia a lungo termine che possa garantire la sopravvivenza e la crescita di questo settore fondamentale per l’economia italiana. I collaboratori familiari, che rappresentano il 7,2% del totale, sono un ulteriore indicatore della necessità di cambiamenti strutturali per garantire un futuro sostenibile all’artigianato nel nostro paese.