Diminuzione dei macrorifiuti nel Tevere: analisi di una ricerca sull'inquinamento fluviale

Diminuzione dei macrorifiuti nel Tevere: analisi di una ricerca sull’inquinamento fluviale

Un nuovo studio rivela un calo del 34% dei rifiuti galleggianti nel Tevere, ma segnala un preoccupante aumento dei rifiuti monouso, legato ai cambiamenti nei comportamenti durante la pandemia.
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Diminuzione dei macrorifiuti nel Tevere: analisi di una ricerca sull'inquinamento fluviale - Gaeta.it

La lotta contro l’inquinamento marino continua a progredire, ma un nuovo studio mette in luce una realtà allarmante riguardante i rifiuti monouso nel fiume Tevere. Condotto dall’Università di Roma e dall’Ispra, l’indagine, pubblicata sulla rivista Science of the Total Environment, si concentra sulla quantità di rifiuti galleggianti che dal Tevere arrivano al mare, evidenziando cambiamenti significativi dopo il periodo pandemico.

Un calo generale dei rifiuti galleggianti del 34%

Evidente è la diminuzione del 34% dei macrorifiuti galleggianti, un risultato incoraggiante ma che nasconde preoccupanti tendenze. L’indagine ha come punto di partenza la consapevolezza che sebbene l’inquinamento marino sia un tema ampiamente dibattuto, i dati sui macrorifiuti provenienti dai fiumi urbani sono scarsi. La ricerca ha monitorato i rifiuti lungo le foci del fiume, Fiumara Grande e Canale di Fiumicino, con un focus particolare sul primo anno successivo alla pandemia.

Attraverso un’attenta analisi stagionale, i ricercatori hanno osservato ovviamente delle fluttuazioni: il numero massimo di articoli trasportati si è registrato in autunno, mentre l’estate ha mostrato i valori più bassi. Questo potrebbe suggerire un comportamento differente nella gestione dei rifiuti da parte della popolazione e degli enti locali in base alle fasi dell’anno. Tuttavia, il dato più sorprendente è l’aumento della percentuale di rifiuti monouso, che include articoli come bicchieri e coperchi di plastica, riflettendo un cambiamento nei comportamenti dei consumatori molto probabile durante la pandemia.

Aumento dei rifiuti monouso e impatti diretti dalla pandemia

Il confronto tra i rifiuti galleggianti ha rivelato una crescente presenza di rifiuti monouso, un fenomeno strettamente legato all’uso massiccio di prodotti usa e getta durante il periodo pandemico. Gli articoli come mascherine monouso, guanti e altri dispositivi di protezione si stanno sempre più accumulando lungo le sponde del fiume, indicando un’urgenza di riflessione sull’uso di tali prodotti.

Oltre ai tradizionali rifiuti di plastica, nuovi elementi come bastoncini di cotone e assorbenti igienici sono stati frequentemente rinvenuti, aumentando ulteriormente i livelli di inquinamento. Questa particolare composizione dei rifiuti suggerisce non solo un cambiamento nei consumi .

Dati raccolti e metodologie dell’indagine

La raccolta dei dati è avvenuta attraverso un monitoraggio visivo che ha coperto il periodo da marzo 2021 a febbraio 2022, eseguendo sei sondaggi per ciascuna delle quattro stagioni dell’anno. I ricercatori hanno garantito che ogni mese fosse effettuata almeno una rilevazione, assicurando così una base dati solida e variata.

Tra le scoperte più sorprendenti c’è la dimensione dei rifiuti rinvenuti. Molti articoli hanno misure inferiori a dieci centimetri, suggerendo un processo di frammentazione che facilita l’ingresso dei polimeri nel mare, oltrepassando i bacini fluviali. Questa frammentazione è preoccupante, perché implica un viaggio dei piccoli rifiuti che potrebbero essere molto più dannosi per la fauna marina. La predominanza di rifiuti di dimensioni minori avvalora l’ipotesi di un ciclo di vita dei rifiuti che ha inizio già all’interno del bacino del fiume.

Ultimo aggiornamento il 8 Febbraio 2025 da Sara Gatti

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