Le recenti dimissioni dell’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, hanno suscitato una serie di reazioni contrastanti tra i lavoratori dello stabilimento di Pomigliano d’Arco, Napoli. Mentre alcuni esprimono sollievo, altri manifestano preoccupazioni riguardo al futuro dell’impianto e dell’occupazione.
Le preoccupazioni dei lavoratori del montaggio
Antonio, operatore del reparto montaggio, ha condiviso le sue sensazioni riguardo alla gestione di Tavares. Ha descritto i cambiamenti avvenuti nello stabilimento dal suo arrivo, sottolineando una continua e progressiva dismissione di risorse vitali. “Ha smantellato tutto!”, ha dichiarato Antonio, evidenziando vendite e trasferimenti di proprietà che hanno danneggiato la struttura operativa. Secondo lui, l’ufficio centrale è stato venduto a privati e vari capannoni sono stati riservati a usi non attinenti alla produzione auto, come una palestra e altri business senza collegamenti al settore automobilistico.
In aggiunta, l’operatore ha citato la cancellazione di eventi familiari come “Natale Bimbi”, che offriva ai dipendenti un momento di svago e condivisione con le loro famiglie. Questo, a suo avviso, rappresenta una mancanza di attenzione e supporto qualitativo per i lavoratori. La sua speranza è che il prossimo CEO sia un italiano e che possa apportare cambiamenti positivi e significativi all’andamento dello stabilimento. Per Antonio, l’unica direzione possibile ora è quella di un miglioramento delle attuali condizioni.
Scetticismo e paure tra i lavoratori della lastratura
Dall’altro lato dello stabilimento, Vincenzo, un lavoratore del reparto lastratura, ha espresso opinioni ben diverse. Vedendo le dimissioni di Tavares come un segnale di instabilità, ha dichiarato con fermezza: “È scappato”. Per Vincenzo, la situazione per Stellantis e, più in generale, per gli stabilimenti italiani è in pericolo costante. Crede che la scorsa gestione si sia concentrata su misure che portano a una riduzione della forza lavoro e, alla fine, alla chiusura degli impianti locali.
Secondo il suo punto di vista, le manovre fatte da Tavares hanno portato a perdite tali da far infuriare gli azionisti e a un crescente abbandono di subfornitori coinvolti nella catena produttiva. “Dopo aver eliminato quante più ditte esterne possibile, ora tocca a noi”, ha commentato Vincenzo, facendo riflettere sull’ipotesi che un processo di ristrutturazione possa tradursi in un licenziamento collettivo presso lo stabilimento.
Attualmente la situazione è tesa, e i lavoratori si ritrovano a temere per il proprio futuro. Le speranze di un cambio nella gestione e di un ritorno a una strategia produttiva più vicina alle esigenze locali sono contrastate da un fondo di scetticismo, alimentato dalle recenti decisioni aziendali e dalle condizioni economiche generali del settore.
A Pomigliano d’Arco, quindi, si respira un’aria di attesa e incertezze, mentre il futuro dell’impianto e dei suoi lavoratori resta un tema caldo e fondamentale in un contesto economico e sociale difficile.
Ultimo aggiornamento il 2 Dicembre 2024 da Marco Mintillo