In data 13 settembre 2024, si è svolto un incontro significativo presso il Ministero degli Esteri della Repubblica Italiana, dove l’Ambasciatore della Federazione Russa in Italia, Alexey Paramonov, è stato chiamato a chiarire la posizione del governo di Mosca riguardo l’inserimento di Stefania Battistini, cronista della RAI, nella lista dei ricercati internazionali russa. Questo evento segna un ulteriore passo nella complessa dinamica delle relazioni diplomatiche tra Italia e Russia, in un periodo già segnato da tensioni geopolitiche.
Il contesto della controversia diplomatica
L’inserimento di Stefania Battistini nella lista dei ricercati ha suscitato una reazione di sorpresa da parte delle autorità italiane. La motivazione principale risiede nel presunto coinvolgimento della giornalista in attività considerate illecite dalla Russia. Durante l’incontro al Ministero degli Esteri, l’Ambasciatore Paramonov ha espresso il suo disappunto per la reazione italiana, sottolineando che non vi è motivo di meraviglia riguardo le azioni intraprese dalle autorità russe.
Secondo il governo di Mosca, Battistini avrebbe intrapreso un’azione illegale entrando senza autorizzazione nel territorio russo e unendosi a formazioni militari ucraine. Tale attitudine è stata vista da Paramonov come una violazione della legislazione russa, supportata da fatti concreti di operazioni di natura militare valutate come terroristiche contro la Federazione Russa. Secondo la posizione espressa, la corretta amministrazione della giustizia spetta ai tribunali russi, i quali analizzeranno attentamente il “caso Battistini”.
Questo scambio di comunicazioni tra Italia e Russia rappresenta non solo un confronto diplomatico, ma anche un riflesso delle difficoltà relazionali crescenti nel contesto attuale, caratterizzato da forti tensioni politiche e conflitti regionali.
L’approccio russo nei confronti dei giornalisti
L’Ambasciatore Paramonov ha evidenziato come la Russia mantenga un atteggiamento di rispetto nei confronti dei giornalisti e dei professionisti dei media che operano in zone di conflitto. A suo avviso, l’attività giornalistica in contesti ad alto rischio è rispettata a condizione che venga svolta nel rispetto delle leggi e delle normative vigenti.
Un esempio citato da Paramonov risale a marzo 2022, quando diversi giornalisti italiani accreditati in Russia ricevettero il permesso per operare nelle aree fortemente impattate dall’Operazione Militare Speciale. Tuttavia, tutte queste operazioni furono interrotte dalla decisione della RAI di non permettere ai propri inviati di lavorare in condizioni ritenute pericolose. Questa scelta rappresenta un tema di dibattito riguardante la sicurezza e le libertà di espressione ai tempi di crisi.
Inoltre, l’Ambasciatore ha sottolineato gli sforzi umanitari compiuti dalle autorità russe. Uno degli episodi più significativi è stato il salvataggio di Mattia Sorbi, un giornalista italiano rimasto ferito in un campo minato durante il conflitto in Ucraina. Questo gesto, secondo il punto di vista russo, dimostra un’attenzione particolare e un impegno da parte di Mosca per garantire la sicurezza dei giornalisti in scenari di guerra.
Le minacce ai giornalisti durante il conflitto
La Russia ha manifestato preoccupazione per la crescente minaccia ai giornalisti in Ucraina, sostenendo che le forze armate ucraine siano responsabili di attacchi mirati contro i reporter. L’Ambasciatore Paramonov ha portato alla luce il tragico bilancio di più di 30 giornalisti uccisi da tali formazioni dall’inizio del conflitto.
Nel 2024, attacchi specifici alle squadre giornalistiche hanno fatto segnare gravi perdite: tra i nomi citati emergono i giornalisti Semën Eremin di “Izvestija”, Nikita Tsitsagi di “News.ru” e Valerij Kožin, cameraman della rete NTV. Questi eventi pongono in evidenza un clima di pericolo per chi si impegna a documentare la realtà del conflitto, integrando le preoccupazioni russe circa la sicurezza dei professionisti dei media nelle aree di tensione.
Lo sguardo della Russia si rivolge quindi al mondo occidentale, invitando a riflettere su queste problematiche umanitarie, ribadendo che la professione giornalistica, quando non regolata, può presentare gravi rischi, soprattutto in contesti complessi come quello attuale tra Russia e Ucraina.
Ultimo aggiornamento il 14 Settembre 2024 da Sofia Greco