La direttiva Omnibus dell’Unione Europea ha l’obiettivo di semplificare le norme sulla rendicontazione di sostenibilità, delineando un nuovo quadro normativo in cui si inseriscono anche la CSRD e la CSDD . Questa evoluzione normativa ha originato un dibattito significativo in merito ai vantaggi e agli svantaggi che essa comporta, in particolare per le piccole e medie imprese italiane. In una recente intervista video, Livio Livi, esperto dirigente del settore energetico e co-fondatore di SostenibileOggi, ha analizzato questi aspetti.
Vantaggi e svantaggi della CSRD
La direttiva CSRD si presenta con un mix complesso di vantaggi e svantaggi, ora più evidenti dopo l’implementazione del decreto Omnibus. Questo decreto ha ridotto l’ambito di riferimento e la qualità dei dati richiesti nei report di sostenibilità. Da un lato, queste modifiche possono alleggerire il carico normativo per molte aziende. Dall’altro, la Commissione Europea ha riconosciuto che, in realtà, il contesto economico si trovava in una situazione arretrata rispetto agli obiettivi prefissati. Molte associazioni imprenditoriali avevano richiesto una semplificazione del processo di rendicontazione. La situazione si complica ulteriormente considerando che, allo stato attuale, ben 17 paesi membri non avevano ancora recepito la CSRD, creando un panorama di incertezza.
Questa incertezza legislativa è particolarmente problematica per gli investimenti a lungo termine. Le aziende, infatti, necessitano di un quadro normativo chiaro per pianificare futuri sviluppi e interventi strategici. La mancanza di questa chiarezza può ostacolare la capacità delle imprese di prendere decisioni informate, indispensabili in un contesto economico già complesso. La sfida, pertanto, è quella di trovare un giusto equilibrio tra la semplificazione delle norme e la garanzia di una rendicontazione efficace e significativa.
L’impatto sulle piccole e medie imprese
Il tessuto produttivo italiano è caratterizzato dalla predominanza delle PMI, che rappresentano una parte fondamentale dell’economia nazionale. Queste aziende si trovano di fronte a difficoltà specifiche legate alla rendicontazione di sostenibilità. Le PMI, a differenza delle grandi imprese, hanno risorse limitate e strutture meno attrezzate per affrontare i requisiti normativi complessi. Duramente colpite dagli oneri burocratici, molte di esse hanno sollevato la necessità di rivedere la complessità richiesta dalla normativa.
Livio Livi ha sottolineato che la rendicontazione non può essere vista come un obiettivo in sé, ma piuttosto come uno strumento per comprendere e analizzare il contesto in cui opera un’azienda. È cruciale che le PMI integrino le informazioni derivanti dalla rendicontazione nei loro piani strategici. La capacità di adattarsi a queste nuove normative sarà fondamentale per competere efficacemente sul mercato globale. Le PMI devono perseguire percorsi di innovazione e miglioramento che riguardano non solo la sostenibilità ambientale, ma anche la qualità dell’ambiente di lavoro e l’adozione di tecnologie all’avanguardia.
In questo scenario, il report di sostenibilità non deve essere considerato come un mero obbligo, ma come un’opportunità per posizionare l’azienda in un contesto competitivo sempre più attento ai temi della sostenibilità. In fin dei conti, la sfida per le PMI sarà quella di trasformare la rendicontazione in un vantaggio reale, contribuendo a un futuro più sostenibile e responsabile.