Un incidente stradale avvenuto il 17 dicembre ha avuto ripercussioni legali significative per un dirigente comunale di 63 anni, bloccato su corsie legali dopo aver investito una bimba di tre anni su un passeggino in piazza Durante, nel quartiere Casoretto di Milano. Il giudice Franco Cantù Rajnoldi ha stabilito che, per poter accedere alla messa alla prova con sospensione del processo, l’uomo dovrà compiere specifiche azioni risarcitorie.
Dettagli dell’incidente e conseguenze legali
Il drammatico evento si è verificato durante le ore di punta quando la madre e la figlia stavano attraversando le strisce pedonali. L’automobilista, non accorgendosi dell’impatto, ha proseguito la sua corsa, causando l’intervento immediato della Polizia Locale, che ha trovato e arrestato l’uomo poche ore dopo l’accaduto. Fortunatamente, la bimba ha riportato solo ferite lievi, con una prognosi di tre giorni, il che ha certamente minimizzato le preoccupazioni per la sua salute.
Le autorità, però, non hanno sottovalutato la gravità del gesto. Il dirigente è stato inizialmente posto agli arresti domiciliari, con accuse di lesioni stradali e omissione di soccorso. In aula, il 63enne ha giustificato la sua condotta dicendo di aver attraversato un periodo di grande stress psicologico legato a problemi familiari e dichiarando di non essersi reso conto di aver colpito un passeggino.
Messa alla prova e risarcimento
Oltre alla misura della sospensione del processo, il giudice ha reso obbligatorio il versamento di un risarcimento a favore della madre e della bimba, nonché a un ente che tutela le vittime della strada. Questa iniziativa ha lo scopo di riconoscere i danni causati e garantire un supporto a chi ha subito traumi legati a incidenti stradali. La richiesta del legale dell’imputato, l’avvocato Ciro Paparo, ha quindi aperto la strada a una potenziale risoluzione extragiudiziale.
Il giudice ha stabilito che l’offerta risarcitoria deve avere un valore “almeno simbolico” per l’associazione, evidenziando ancora di più l’importanza del segnale etico che il dirigente deve dare, in un contesto già delicato e complesso. L’udienza successiva è stata programmata per il 14 aprile, quando il giudice prenderà in esame un programma di trattamento elaborato dalla difesa in collaborazione con l’Ufficio esecuzione penale esterna.
Prossimi passi e evoluzione della situazione
La difesa ha anche avanzato la richiesta di revocare la misura dei domiciliari. Tuttavia, il parere negativo del pubblico ministero impone al giudice di valutare attentamente la situazione prima di decidere in merito. Questo processo legale si evolve pertanto in una serie di passaggi che, oltre a delineare la responsabilità del dirigente, cercano anche di enfatizzare l’importanza della solidarietà e del supporto alle vittime sul territorio.
Il caso rimane aperto e continuerà a essere seguito con attenzione da parte di tutti gli attori coinvolti, con implicazioni che potrebbero estendersi anche al piano sociale, un aspetto sempre più rivestito di significato in situazioni di questo tipo.
Ultimo aggiornamento il 15 Gennaio 2025 da Sara Gatti