Il disastro ferroviario avvenuto a Pioltello il 25 gennaio 2018 è oggetto di un intenso processo giudiziario che mette in luce gravi problematiche legate alla sicurezza e alla manutenzione delle infrastrutture ferroviarie in Italia. Durante la requisitoria, il pubblico ministero di Milano, Maura Ripamonti, ha esposto con precisione le responsabilità che hanno portato all’incidente, in cui persero la vita tre persone e oltre duecento furono ferite. Le parole del pm evidenziano le mancanze che hanno caratterizzato la gestione della rete ferroviaria, suggerendo come un intervento tempestivo avrebbe potuto evitare il disastro.
Il meccanismo del disastro: omissioni e cattiva manutenzione
La rottura della rotaia e le conseguenze fatali
L’incidente è stato originato dalla rottura di un segmento di rotaia di 23 centimetri nel cosiddetto “punto zero”, proprio sopra un giunto in condizioni disastrate. Le indagini hanno messo in evidenza un quadro allarmante: anziché procedere a una manutenzione ordinaria e straordinaria adeguata, le scelte operative hanno privilegiato il risparmio, mettendo a rischio la vita dei passeggeri e dei lavoratori. Secondo la ricostruzione della Procura, la mancanza di controlli e l’accettazione di condizioni di rischio si sono tradotte in un’inevitabile tragedia.
Ripamonti ha sottolineato che, sebbene non fosse possibile sostituire tutti i giunti in modo sistematico, l’atteggiamento adottato ha portato a una sorta di “cultura del rischio” all’interno di Rete Ferroviaria Italiana. Il pm ha quindi affermato che se il treno fosse deragliato a una velocità inferiore, sicuramente gli esiti sarebbero stati meno drammatici, ma il risparmio sui costi di gestione ha avuto la priorità sulle necessità di sicurezza.
L’importanza della manutenzione preventiva
La requisitoria ha messo in luce come l’approccio alla manutenzione sia cruciale per la sicurezza ferroviaria. Una regolare e attenta manutenzione preventiva avrebbe potuto evitare l’insorgere di situazioni pericolose. L’accettazione di un rischio, che non può essere considerato accettabile nel settore dei trasporti pubblici, ha portato a scelte discutibili che hanno avuto impatti diretti sulla sicurezza.
Ripamonti ha chiarito che evitare investimenti in manutenzione non è solo una scelta dannosa, ma è un comportamento che implica gravi conseguenze legali e morali. L’idea di risparmiare per un intervento sporadico contrasta severamente con le necessità della sicurezza del servizio pubblico e del benessere dei cittadini.
Il processo e le responsabilità in gioco
Gli imputati e le accuse
Il processo che ha preso avvio in seguito al disastro di Pioltello ha visto coinvolti nove imputati. Tra loro figura Rete Ferroviaria Italiana, rappresentante della responsabilità civile, insieme a ex dirigenti e tecnici, come l’ex amministratore delegato Maurizio Gentile. L’accusa ha delineato un quadro complesso, in cui le decisioni aziendali e le mancanze nella gestione delle risorse hanno avuto un ruolo sostanziale nell’eventuale verificarsi dell’incidente.
Le richieste di condanna si concentrano su reiterate omissioni e sulla negligenza di chi aveva la responsabilità della sicurezza dei passeggeri. Il processo rappresenta un momento cruciale per chiarire le responsabilità individuali e aziendali, e per ritenere chiunque colpevole per il prezzo pagato in termini di vite umane.
Dalla tragedia all’azione correttiva
Il disastro di Pioltello non deve solo stimolare un’analisi critica della sicurezza ferroviaria, ma dovrebbe servire anche come monito per affrontare le problematiche legate alla manutenzione delle infrastrutture pubbliche in Italia. Il percorso del processo, che prosegue con testimonianze e analisi dettagliate, è solo l’inizio di un lungo cammino verso il riconoscimento delle responsabilità e la promozione di una vera e propria rivoluzione nella gestione della sicurezza ferroviaria, per evitare che tragedie simili possano ripetersi in futuro.