La parità di genere nel mercato del lavoro rappresenta un obiettivo ancora lontano dall’essere raggiunto in Italia. Nonostante alcune evoluzioni negli ultimi anni, i dati mostrano che le donne continuano a vivere una situazione di svantaggio, sia in termini di occupazione che di retribuzione. L’analisi dei divari di genere basata sulle statistiche fornite dall’INPS rivela situazioni preoccupanti che richiedono attenzione.
I dati sull’occupazione femminile
Negli ultimi dieci anni, la percentuale di donne attive nel mercato del lavoro è cresciuta, passando dal 40,6% nel 2010 al 41,7% nel 2022. Tuttavia, questo incremento è marginale e non sufficiente a segnare un cambiamento significativo. La situazione cambia notevolmente quando si analizzano i settori lavorativi. Infatti, le donne si concentrano prevalentemente in alcune aree del settore dei servizi. Nei comparti come la sanità e l’istruzione, il tasso di femminilizzazione raggiunge rispettivamente il 79% e il 77%. Al contrario, solo il 30% dei lavoratori nel settore manifatturiero è rappresentato da donne, evidenziando una sotto-rappresentazione in ambiti considerati tradizionalmente più remunerativi.
La segregazione occupazionale risulta evidente, con le donne che occupano spesso posizioni meno riconosciute e con minori opportunità di carriera. Nonostante la crescita della presenza femminile in ruoli dirigenziali, il divario rimane ampio, mostrando percentuali del 1,2% per gli uomini e meno dello 0,5% per le donne.
Differenze retributive nel mercato del lavoro
Le discrepanze salariali tra i sessi nel mercato del lavoro italiano sono profondamente radicate. Nel 2022, la retribuzione annua media delle donne si è attestata a 17.300 euro, contro i 24.500 euro degli uomini. Questa differenza di 7.200 euro corrisponde a una disparità del 29,4%. Anche le retribuzioni giornaliere riflettono questo divario, con medie rispettivamente di 97 euro per le donne e 106 euro per gli uomini.
Ulteriore analisi dei rapporti di lavoro subordinato nel settore privato extra-agricolo conferma una costante disparità salariale. La variabilità delle retribuzioni maschili risulta decisamente superiore rispetto a quella femminile, suggerendo che le donne tendono a concentrarsi in settori meno propensi a garantire opportunità di avanzamento.
Analisi econometrica del gap retributivo
Per comprendere meglio le radici del divario retributivo, si ricorre a tecniche econometriche finalizzate a separare l’effetto della variabile di genere da altri fattori. Tali analisi mostrano come il vantaggio retributivo maschile si attesti attorno al 40%. Tuttavia, quando si cimenta nello studio di altre condizioni individuali e di contesto, questo vantaggio si riduce, ma non svanisce completamente, stabilizzandosi tra il 12% e il 13%. Questo dato evidenzia che il divario di genere nel mercato del lavoro è influenzato da molteplici fattori che spaziano dal livello individuale a quello aziendale.
In sintesi
Le evidenze raccolte dai dati INPS, insieme all’analisi approfondita delle differenze retributive e delle opportunità occupazionali, forniscono un quadro complesso ma chiaro della situazione delle donne nel mondo del lavoro italiano. Continuiamo a monitorare queste dinamiche, essenziali per comprendere le sfide che rimangono da affrontare nella lotta per la parità di genere nel mercato del lavoro.
Ultimo aggiornamento il 4 Gennaio 2025 da Laura Rossi