Don Antonio Scala: la scelta di lasciare il sacerdozio per amore

Don Antonio Scala: la scelta di lasciare il sacerdozio per amore

Don Antonio Scala, sacerdote di Ischia, annuncia la fine del suo ministero dopo una relazione con una parrocchiana sposata, sollevando interrogativi sulla fede e le emozioni umane.
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Don Antonio Scala: la scelta di lasciare il sacerdozio per amore - Gaeta.it

Un clamoroso annuncio ha colpito la comunità di Ischia, dove il sacerdote Don Antonio Scala ha deciso di interrompere il suo ministero ecclesiastico. La notizia è emersa dopo che il prete ha reso pubblica la sua relazione con una parrocchiana sposata, esplicitando come questa scelta sia stata un atto di amore e una questione di responsabilità personale.

La confessione di un sacerdote

In una conversazione telefonica con il programma “Storie Italiane” su Rai1, Don Antonio ha affermato senza mezzi termini di non avere rimpianti riguardo alle sue decisioni. “Non rimpiango quello che ho fatto, è stato un dono di Dio”, ha dichiarato, esprimendo una profonda consapevolezza della propria situazione. Queste parole chiave suggeriscono un’iscrizione di fede e una riflessione personale che va oltre le normali aspettative di un sacerdote. La confessione rivela una vulnerabilità inaspettata, intersecata da una forte determinazione di seguire il proprio cuore.

Non è solo un affare di passione; Don Antonio ha anche parlato dell’intensità di questa esperienza emotiva, sostenendo che non avrebbe mai potuto semplicemente ignorarla e tornare indietro. “Possiamo ingannare gli uomini, ma Dio alla fine vede tutto”, ha sottolineato. Questo aspetto della sua riflessione mostra quanto sia profondo il conflitto interiore tra la fede e le emozioni umane.

La scelta di andare avanti

Parlando del futuro, Don Antonio ha espresso la sua speranza di proseguire la relazione con la donna che ama, affermando: “Spero di continuare con questa donna perché ci vogliamo bene”. La sua intenzione di costruire un futuro insieme è emblematica di una visione più moderna e umana del sacerdozio, in contrasto con le aspettative tradizionali della Chiesa. Una notizia del genere pone interrogativi significativi sul ruolo del clero e sulla possibilità di autenticità in ambito religioso.

La decisione di contattare il vescovo per riconoscere le proprie azioni evidenzia un senso di responsabilità, nonostante la rottura con la comunità ecclesiastica. “Ci vuole un po’ di tempo per tutti”, ha dichiarato, ponendo l’accento sulla necessità di riflessione e comprensione reciproca. Don Antonio sembra sperare che questa scelta non allontani i fedeli dalla Chiesa, sostenendo la congregazione come entità importante, nonostante la sua personale deviazione dal cammino sacerdotale.

Un addio definitivo al sacerdozio

Concludendo il suo intervento, Don Antonio ha affermato di sentire di non poter più riprendere il suo ruolo di sacerdote. “Non ritorno, ormai ho chiuso e non mi sento più di fare il prete”, ha sottolineato, chiarendo che le sue scelte sono personali e non devono influire sulla comunità a cui ha dedicato parte della sua vita. La sua frase “Non basterebbe una confessione, ci vuole una conversione” rivela una presa di coscienza profonda riguardo alle sue azioni e alle loro conseguenze.

L’intervista ha sollevato interrogativi sull’evoluzione delle relazioni tra la Chiesa e coloro che vi appartengono, stimolando un dibattito su tematiche che toccano il cuore della spiritualità e dell’umanità. Una storia che invita a riflettere su come l’amore possa talvolta condurre a strade inaspettate e sulle complessità insite nel cammino della fede.

Ultimo aggiornamento il 14 Gennaio 2025 da Armando Proietti

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