Dramma nelle carceri italiane: un altro suicidio a Genova, è il quarto dell'anno

Dramma nelle carceri italiane: un altro suicidio a Genova, è il quarto dell’anno

Un giovane detenuto di 21 anni si suicida nel carcere di Genova Marassi, portando a 85 i suicidi nelle carceri italiane nel 2023 e sollevando preoccupazioni sulla salute mentale dei detenuti.
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Dramma nelle carceri italiane: un altro suicidio a Genova, è il quarto dell'anno - Gaeta.it

Nella giornata odierna, un giovane detenuto di 21 anni ha tolto la vita all’interno della casa circondariale di Genova Marassi. Questo tragico evento rappresenta l’ottantacinquesimo suicidio registrato nelle carceri italiane dall’inizio dell’anno, sollevando preoccupazioni riguardo la situazione nelle strutture penitenziarie. Il segretario generale della Uil-Pa Polizia Penitenziaria, Gennarino De Fazio, ha reso noto il fatto, evidenziando la crescente incidenza di atti estremi fra i detenuti e la gravità di questa crisi.

Il contesto attuale delle carceri italiane

La situazione carceraria in Italia sta suscitando un ampio dibattito pubblico e politico, specialmente in seguito all’aumento preoccupante dei suicidi. L’anno in corso ha già superato il triste record del 2022, anno in cui si contano 84 suicidi in totale, rendendolo il più drammatico dal 2010 ad oggi. Le cause di questi tragici episodi sono molteplici e vanno dal contesto socio-economico vissuto dai detenuti alle condizioni di vita all’interno delle carceri stesse.

Nei primi undici mesi del 2023, la media di un suicidio ogni tre giorni evidenzia un’emergenza che non può essere ignorata. La questione riguarda non solo gli aspetti sanitari e psicologici, ma anche quelli che attengono al modo in cui il sistema penitenziario gestisce la salute mentale dei suoi ospiti. Secondo i dati forniti, il carcere di Marassi si colloca fra le strutture con un alto tasso di suicidi, con ben quattro casi dall’inizio dell’anno, l’ultimo risalente al 15 novembre.

Il caso del detenuto 21enne

Il giovane detenuto che ha perso la vita era inserito nel reparto di servizio assistenziale intensificato, una sezione appositamente dedicata per i detenuti con precedenti tentativi di suicidio. Questo elemento sottolinea la complessità della situazione, dal momento che indicava un’attenzione e monitoraggio dovuti. Tuttavia, nonostante i soccorsi tempestivi da parte di operatori e sanitari, non ci sono stati interventi efficaci per salvare il giovane.

Le famiglie dei detenuti e le organizzazioni per i diritti umani stanno esprimendo preoccupazione riguardo alla mancanza di sostegno psicologico adeguato nelle carceri italiane. Le testimonianze di malessere psichico e le difficoltà di integrazione nel contesto carcerario sono elementi che contribuiscono a un clima di crescente disagio, evidenziato dalla tragicità di questo ultimo episodio.

La denuncia delle organizzazioni sindacali

Gennarino De Fazio ha espresso la sua indignazione in merito al ripetersi di simili tragedie, sottolineando come le statistiche ufficiali evidenzino una situazione insostenibile. Le testimonianze delle organizzazioni sindacali pongono in luce le carenze strutturali e il personale limitato all’interno delle carceri, che si traducono in un insufficiente supporto ai detenuti. Gli organi di stampa hanno riportato diversi appelli per riforme urgenti nel sistema penitenziario, affinché si possa garantire un ambiente più sicuro e sano per tutti i detenuti.

La frequenza con cui si verificano episodi di questo tipo sta innescando un dibattito sulla necessità di investire in programmi di prevenzione e assistenza psicosociale, cruciali per affrontare il problema alla radice. In questo contesto, la speranza è che si possano adottare politiche più efficaci per ridurre il numero di suicidi nelle carceri, impegnandosi a migliorare il benessere dei detenuti e a fornire risorse adeguate per la loro salute mentale.

Ultimo aggiornamento il 4 Dicembre 2024 da Marco Mintillo

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