Dramma umanitario a Gaza: il racconto di Roberto Guerrieri, infermiere di Emergency

Dramma umanitario a Gaza: il racconto di Roberto Guerrieri, infermiere di Emergency

Roberto Guerrieri, infermiere romano, lavora a Gaza con Emergency per fornire assistenza ai feriti del conflitto, affrontando sfide sanitarie e psicologiche in un contesto di emergenza umanitaria.
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Dramma umanitario a Gaza: il racconto di Roberto Guerrieri, infermiere di Emergency - Gaeta.it

In un contesto di continue tensioni e conflitti, il lavoro degli operatori umanitari è fondamentale. Roberto Guerrieri, un infermiere romano, dedica la sua vita ad aiutare le vittime del conflitto a Gaza. La sua testimonianza mette in luce le atrocità della guerra e il coraggio di chi sceglie di intervenire in prima linea.

L’operato di Emergency a Gaza

Roberto Guerrieri, 43 anni, è un infermiere romano di Trigoria, che ha lasciato i suoi due bambini di 4 e 2 anni per dedicarsi a una missione di soccorso a Gaza da due mesi. Attualmente, lavora nell’area di al-Mawasi, a ovest della città di Khan Younis, dove Emergency ha attivato un ospedale da campo per fornire cure primarie ai feriti. Questa struttura, autorizzata dalle autorità israeliane, è un rifugio per coloro che necessitano di assistenza immediata.

Ogni giorno, l’ospedale accoglie circa 170 feriti, e sorprendentemente oltre il 40% di questi pazienti è composto da bambini. La situazione per i più giovani è particolarmente tragica, poiché molti di loro arrivano in condizioni psicologiche molto gravi, avendo vissuto esperienze traumatiche legate ai bombardamenti. Roberto descrive il loro stato con frasi che colpiscono nel segno: “Soccorro bambini che hanno perso la parola, perché traumatizzati dalle bombe”. La sua missione è quella di alleviare queste sofferenze e aiutare questi piccoli a riconquistare la loro vita e il loro futuro.

Le recenti tensioni e il rischio quotidiano

Nonostante l’ospedale sia ubicato in una zona protetta dalle Nazioni Unite, il pericolo è sempre presente. Roberto riflette sugli attacchi aerei che hanno colpito Gaza anche di recente, citando un bombardamento avvenuto il 16 dicembre che ha devastato una scuola gestita dall’Unrwa, causando la morte di almeno 20 persone, molte delle quali bambini. Durante questi attacchi, il personale di Emergency è costretto a rimanere vigile, poiché le bombe non conoscono confini e non risparmiano neppure i luoghi di soccorso.

Roberto comunica che, nonostante le circostanze minacciose, si sente relativamente sicuro, poiché le operazioni della sua squadra sono sempre coordinate con le autorità competenti. “Operiamo in accordo con le autorità israeliane e i nostri spostamenti sono concordati,” afferma, trasmettendo una sensazione di calma in un contesto di caos. Questo equilibrio tra rischio e responsabilità è ciò che rende la sua missione tanto complessa quanto necessaria.

Le condizioni di vita e le sfide sanitarie

Nell’area ombreggiata dall’ospedale, Roberto e il suo team affrontano un altro problema grave: la crescente malnutrizione tra la popolazione, con conseguenze dirette sulla salute dei pazienti. La carenza di igiene e l’impossibilità di mantenere le vaccinazioni hanno portato all’emergere di malattie infettive, tra cui il ritorno della poliomielite, dopo anni di assenza. Le persone arrivano in ospedale spesso con traumi fisici e psichici, e le difficoltà di cura sono amplificate dalla scarsità di risorse.

Un episodio particolare ha toccato profondamente Roberto: un’adolescente, spaventata dalla misurazione della febbre, ha reagito come se stesse per subire un attacco. Questo tipo di reazione non è raro; molte donne arrivano nel centro con fotografie dei propri figli scomparsi, aggiungendo uno strato di angoscia alle già difficili condizioni di lavoro del personale sanitario. La situazione di emergenza richiede non solo competenze mediche ma anche un forte supporto psicologico, per aiutare le vittime ad affrontare il loro dramma personale.

Passione e impegno: la storia di vita di un infermiere

Roberto sono anni che lavora nel settore sanitario e la sua scelta di diventare infermiere deriva da una profonda vocazione ad aiutare chi è in difficoltà. Dopo aver conseguito la laurea in Lettere, ha scelto di passare alla facoltà di Infermieristica, trascorrendo anni come operatore socio sanitario in diverse strutture. La sua ambizione lo ha portato a conseguire un master in medicina tropicale e salute globale, che ha consentito il suo ingresso nel mondo delle missioni umanitarie.

L’infermiere romano racconta della sua quotidianità, spesso intensa e faticosa. Lavora fino a 12 ore al giorno, dedicandosi anche alla gestione delle forniture sanitarie e alla raccolta di dati sui feriti. Nonostante il carico emotivo che porta con sé, si sente gratificato dalla possibilità di essere utile in un contesto di crisi. Ha già partecipato a missioni in Afghanistan e in Sicilia, fornendo assistenza ai migranti, esperienze che hanno plasmato ulteriormente il suo approccio alla professione.

La determinazione di restare concentrati

Lavorare in un contesto così drammatico inevitabilmente influisce sulla psiche di chi è coinvolto. Roberto ammette di rimanere scosso vedendo quotidianamente bambini in difficoltà, ma è la consapevolezza del suo contributo che lo motiva. “Cerco di alleviare le sofferenze e mi concentro solo su ciò che posso fare,” afferma. Rimanere concentrato sul lavoro lo aiuta a superare i momenti più difficili, permettendogli di affrontare la realtà senza lasciarsi sopraffare dalle emozioni.

Il futuro di Emergency a Gaza

Emergency è riuscita ad attivare la propria presenza a Gaza ad agosto, iniziando un percorso di aiuto concreto. Con piani di apertura di una clinica di salute primaria per il mese di gennaio 2025, l’organizzazione si prepara a fornire un’assistenza medica completa. La clinica offrirà servizi essenziali, dal primo soccorso all’assistenza chirurgica, coprendo le necessità della popolazione in un territorio devastato.

La missione di Emergency, con i suoi operatori come Roberto, continua a rappresentare un faro di speranza in un contesto di assoluta difficoltà, dove la vita continua a lottare contro le avversità quotidiane.

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