Un nuovo video legato all’incidente mortale di Ramy, un ragazzo egiziano di 19 anni, ha riacceso l’attenzione su quanto accaduto durante un inseguimento a Milano. Le immagini, riprese da una body cam dei carabinieri, offrono una rara e profonda visione della tragedia che si è verificata, alimentando interrogativi sui protocolli delle forze dell’ordine e sul comportamento dei giovani coinvolti. Le riprese sono state presentate in anteprima al Tg5 e verranno trasmesse nella trasmissione Dritto e Rovescio su Rete4.
Attimi di tensione e soccorsi
Il video mostra la drammatica scena subito dopo l’incidente. Un carabiniere è visibilmente impegnato nel tentativo di rianimare Ramy mentre un altro agente soccorre il suo amico, un tunisino di 22 anni, che si trovava alla guida del maxi scooter al momento dell’incidente. Le riprese sono accompagnate dalle urla dei soccorritori, una testimonianza inquietante della pressione e della frenesia del momento. Uno dei carabinieri, cercando di mantenere la calma, ordina: “Leva questo che non respiri” e cerca di rassicurare entrambe le vittime, dicendo: “Stai giù, stai calmo, stai tranquillo, sta arrivando l’ambulanza”.
Queste immagini, già forti di per sé, diventano ancor più strazianti nel momento in cui gli operatori dell’ambulanza iniziano le domande sullo stato di salute del giovane tunisino, Fares Bouzidi. L’emergenza è palpabile, i soccorritori cercano di ottenere informazioni vitali in un momento critico, nella speranza di salvare vite.
Interrogativi e testimonianze
Durante il trasporto in ambulanza, Fares viene interrogato su cosa sia successo, ma la sua risposta è confusa e frammentaria. Quando gli viene chiesto se sia stato sbalzato dallo scooter, risponde: “Non mi ricordo niente”, evidenziando lo stato di shock in cui si trova. La questione che aleggia è la sua decisione di non fermarsi, alla quale risponde candidamente: “Perché non avevo la patente”. Queste parole sollevano interrogativi sulle responsabilità dei giovani coinvolti, escludendo il contesto che ha portato a un inseguimento tanto drammatico.
La dichiarazione di Fares, insieme alle immagini del video, rivelano una situazione complessa che coinvolge le scelte personali e le azioni delle forze dell’ordine. Molti chiedono chiarimenti su come sono stati gestiti i momenti immediatamente precedenti all’incidente e quale protocollo sia stato seguito dai carabinieri.
Un episodio che scuote la comunità
Il tragico incidente di Ramy ha suscitato un’ondata di emozione e preoccupazione in tutta la comunità milanese. Il video, con il suo contenuto crudo e emotivo, ha messo in luce vulnerabilità che spesso vengono ignorate in situazioni simili. La perdita di un giovane, con un futuro davanti a sé, ha spinto familiari e amici a riflettere su ciò che avrebbero potuto fare di diverso.
Le discussioni sul caso hanno invaso i social media e le piazze della città, con un mix di condanna e richiesta di giustizia per una morte considerata evitabile. Si pone l’accento sulla necessità di rivedere le pratiche di inseguimento da parte delle forze di polizia e sulla questione più ampia della sicurezza stradale per i giovani.
Le notizie di questo episodio rimangono al centro dell’attenzione, mettendo in evidenza l’importanza di un dibattito più profondo sulla responsabilità individuale e collettiva, le procedure delle forze dell’ordine e la sicurezza stradale. I prossimi sviluppi sono attesi con ansia da una comunità desiderosa di risposte e giustizia.
Ultimo aggiornamento il 16 Gennaio 2025 da Sara Gatti