Nella notte tra il 16 e 17 aprile 2025, un’abitazione di Cossoine, piccolo comune in provincia di Sassari, è stata colpita da spari di fucile. L’immobile era in corso di trattativa per ospitare una famiglia rom proveniente dal campo di sosta di Piandanna, Sassari. Le autorità sono al lavoro per chiarire dinamiche e responsabilità .
i fatti: colpi di fucile contro la casa a cossoine
L’attentato è avvenuto mercoledì notte, intorno alle ore notturne, in una zona residenziale di Cossoine. Due colpi di fucile sono stati sparati contro una casa in corso di vendita. Uno dei proiettili ha attraversato la finestra, conficcandosi in una parete della stanza interna. Fortunatamente, il proprietario presente nell’abitazione non si trovava nella camera colpita ed è rimasto illeso.
L’uomo aveva cominciato una trattativa per cedere l’immobile a un’associazione locale, con l’intento di destinare l’appartamento all’accoglienza di una famiglia rom trasferita dal campo di Piandanna. Il gesto è apparso subito come un atto intimidatorio legato a quel progetto. Questo tipo di episodi, pur rari, evidenziano tensioni sociali ancora vive in alcune aree della Sardegna, soprattutto quando si tratta di sistemazioni abitative per comunità rom.
il contesto sociale e le tensioni intorno al campo di piandanna
Il campo di sosta di Piandanna, alle porte di Sassari, ospita da anni una comunità rom. Le condizioni di vita nel campo sono precarie, e periodicamente vengono portate avanti iniziative per trovare soluzioni abitative alternative. Diverse associazioni sono impegnate nell’accoglienza e nell’integrazione delle famiglie rom, spesso in collaborazione con enti locali.
Il progetto a Cossoine rientrava in questo filone. Il proprietario della casa si era mosso per agevolare un trasferimento che avrebbe portato a migliorare la qualità della vita di una famiglia rom, spostandola da un contesto di emergenza abitativa a una casa vera. Lo sparo contro quella abitazione rappresenta un segnale preoccupante rispetto alla difficoltà di accettazione e convivenza tra comunità diverse.
Episodi simili in altre parti d’Italia confermano come il tema dell’accoglienza abitativa rom sia una questione delicata e divisiva, con reazioni che possono sfociare in gesti violenti. Le indagini dovranno stabilire chi ha sparato e con quale movente, per rispondere a un atto che va oltre il danno materiale.
le indagini dei carabinieri e le misure di sicurezza
I carabinieri della compagnia di Bonorva hanno avviato immediatamente le indagini per ricostruire l’accaduto. In queste ore vengono raccolte testimonianze, esaminati i bossoli e verificati eventuali filmati di telecamere di sorveglianza presenti nella zona.
Le forze dell’ordine sono concentrate su ogni possibile pista, dall’intimidazione privata a motivazioni di natura più ampia che riguardano conflitti sociali legati all’accoglienza. L’episodio ha suscitato attenzione anche nelle istituzioni locali, che seguono con preoccupazione quanto accaduto.
Al proprietario e alla famiglia rom interessata sono state consigliate misure di protezione. La casa resta sotto osservazione mentre l’associazione coinvolta valuta come procedere, anche alla luce di questo episodio. Non è escluso che vengano intensificati i controlli in tutta la zona, per evitare altre escalation.
il quadro più ampio delle tensioni sociali in sardegna
La sparatoria a Cossoine si inserisce in un contesto regionale dove, pur in assenza di frequenti episodi violenti, permangono difficoltà nella gestione dell’accoglienza delle minoranze. La convivenza tra residenti e nuovi insediamenti abitativi spesso genera conflitti, soprattutto in comunità dove il livello di integrazione è basso.
Le comunità rom in Sardegna, come in altre regioni d’Italia, affrontano sfide complesse riguardo a lavoro, istruzione, alloggio e diritti civili. Progetti come quello previsto a Cossoine cercano di superare queste difficoltà , ma incontrano resistenze sociali che si traducono in episodi come quello della notte del 16 aprile.
Le istituzioni continuano a cercare una via per conciliare diritti e sicurezza, mentre le forze dell’ordine hanno il compito di intervenire per garantire ordine e tutela. La vicenda sottolinea quanto sia fragile il tessuto sociale in alcune zone, e quanto sia necessario un lavoro paziente sul territorio per ridurre tensioni e prevenire atti di violenza.