Il recente verdetto del tribunale ha riacceso il dibattito sulla violenza di genere e la questione del consenso. Due uomini, 34 e 33 anni, sono stati assolti dall’accusa di violenza sessuale di gruppo nei confronti di un’18enne, avendo i giudici stabilito che la ragazza era consenziente. Alla base della decisione della Corte d’Appello di Bologna vi sono state le prove e le dichiarazioni della ragazza coinvolta, che ha bevuto significativamente durante una notte di festa a Ravenna nel 2017.
Il caso: dettagli e dinamiche degli eventi
La notte tra il 5 e il 6 ottobre 2017, la giovane, dopo una serata trascorsa in un locale di Ravenna, si trovava in stato di ebbrezza. Due uomini l’hanno accompagnata in un appartamento, dove si sono svolti eventi che hanno portato alla denuncia. Secondo la versione della giovane, durante la serata era stata filmata sia sotto la doccia che durante un rapporto sessuale. La ragazza ha deciso di presentare denuncia, supportata dal fidanzato, solo qualche giorno dopo gli avvenimenti, ricordando solo parti sporadiche della serata.
Tuttavia, i giudici di primo grado hanno esaminato le dichiarazioni della ragazza insieme ai video registrati, giungendo a una decisione che ha lasciato molti a bocca aperta: la ragazza era stata giudicata in grado di dare consenso. I giudici hanno evidenziato che, poco prima degli eventi incriminati, la giovane era in grado di interagire normalmente con gli amici e telefonare alla madre, dimostrando lucidità e coerenza.
Le dinamiche giudiziarie e l’appello
L’atteggiamento del sistema giudiziario, a partire dai primi provvedimenti, ha suscitato grande discussione. Due differenti giudici per le indagini preliminari avevano ritenuto che vi fosse motivo di creare custodia cautelare in carcere per i due uomini, considerati inizialmente rischiosi. Tuttavia, le successive decisioni del Riesame sono state a favore degli imputati. Era emerso, come riportato dalle motivazioni, che la giovane fosse consenziente, ma le reazioni dell’opinione pubblica hanno reso il caso particolarmente scottante.
Il pubblico ministero Angela Scorza, insoddisfatta della sentenza e della valutazione delle circostanze, ha presentato appello. La pm ha definito gli eventi come una “scena raccapricciante”, sottolineando che la ragazza si trovava in uno stato di grave incapacità e vulnerabilità , considerandola completamente indifesa e in balia degli uomini presenti.
Risonanza sociale e reazioni
Le reazioni sono state forti e varie a seguito della sentenza. Il caso ha suscitato proteste e mobilitazioni contro la violenza di genere, con manifestazioni organizzate da diverse associazioni per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione. La sentenza, che ha dichiarato che il fatto non costituisce reato, ha sollevato interrogativi sulla comprensione e sull’interpretazione del consenso, specie in situazioni di abuso di sostanze alcoliche.
Cambiamento culturale e consapevolezza
Le comunità e i servizi di assistenza alle vittime si sono espressi sulla necessità di un cambiamento culturale, che possa portare a una maggiore consapevolezza riguardo le dinamiche di potere nelle relazioni sessuali e a un supporto più attivo per le vittime di violenza. Il caso e le sue problematiche rimangono al centro di dibattiti pubblici e giuridici, evidenziando una preoccupante difficoltà nell’affrontare tematiche così delicate e importanti nelle nostre società .