Nel contesto della ripresa economica post-pandemica, il Recovery and Resilience Facility rappresenta uno strumento cruciale per sostenere gli Stati membri dell’Unione Europea. Tuttavia, al giorno d’oggi, SVEZIA e PAESI BASSI non hanno ancora ricevuto alcun finanziamento da questo fondo, creato per affrontare le sfide economiche generate dalla crisi del COVID-19. Un recente rapporto della Corte dei Conti europea analizza le difficoltà di accesso e le dinamiche politiche che hanno impedito a questi due paesi di beneficiare del sostegno finanziario.
La situazione attuale degli Stati membri
L’avvio del Recovery and Resilience Facility
Il Recovery and Resilience Facility, istituito nel 2020, prevede l’assegnazione di oltre 723 miliardi di euro in prestiti e finanziamenti a fondo perduto per sostenere la ripresa economica dall’impatto della pandemia. Il programma di pagamenti è partito a febbraio 2021, ma SVEZIA e PAESI BASSI non hanno ancora beneficiato di questi fondi. Secondo il report della Corte dei Conti europea, mentre alcune nazioni come Ungheria, FINLANDIA, BELGIO, IRLANDA e POLONIA hanno iniziato a ricevere aiuti solo nel 2024, i due paesi nordici continuano a rimanere a secco di finanziamenti.
Le ragioni dietro il ritardo
La mancanza di fondi per i PAESI BASSI è attribuita a fattori politicamente sensibili. Secondo Ivana Maletić, membro della Corte dei Conti europea, la situazione politica complessa che ha seguito le elezioni di novembre 2023 ha ostacolato la formazione di un nuovo governo fino a maggio 2024, creando un vuoto di stabilità necessaria per procedere nella richiesta di finanziamenti. Ogni Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza necessita di un consenso politico solido, e nei PAESI BASSI, quel consenso è venuto a mancare.
D’altra parte, l’Ungheria si trova in un contesto di prefinanziamento di 919 milioni di euro, senza però adozione di progetti concreti. Il governo ungherese ha promesso nel suo Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza di raggiungere 27 obiettivi significativi, ma la Commissione europea ha affermato che non ha rispettato tali impegni, creando una barriera nell’erogazione di fondi.
Analisi delle difficoltà comuni tra gli Stati
Ritardi e complicazioni politiche
Quasi tutti gli Stati membri dell’Unione Europea hanno registrato ritardi nella presentazione delle richieste di pagamento, frutto di incertezze politiche e situazioni di instabilità . Queste variabili hanno contribuito ad un incremento dei tempi di risposta nelle varie amministrazioni nazionali. Secondo stime, a fine 2023, solo il 70% delle richieste previste è stato presentato, con circa 182 miliardi di euro già erogati. È rilevante notare che l’ITALIA, assieme ad altri otto paesi, ha già completato il 100% delle richieste.
Il rispetto degli obiettivi preposti
A differenza dei fondi tradizionali di coesione, i pagamenti del Recovery and Resilience Facility sono legati al rispetto di specifici obiettivi, noti come “milestones and targets”. Tuttavia, questo sistema evidenzia problematiche pratiche. Ivana Maletić ha segnalato che molti Stati si trovano a fronteggiare ostacoli durante l’attuazione dei progetti, causando ritardi che potrebbero compromettere l’effettiva finalizzazione entro la scadenza del 2026. Attualmente, si stima che il 24% delle riforme e degli investimenti programmati non sia stato portato a termine nei tempi stabiliti.
Le prospettive future del Recovery and Resilience Facility
Scadenza e utilizzo dei fondi
Il Recovery and Resilience Facility è previsto in scadenza nel mese di agosto 2026. La Corte dei Conti europea avverte che per alcune misure potrebbe accadere che gli Stati membri ricevano importi senza la possibilità di utilizzarli a causa dell’incapacità di completare i progetti nei termini previsti. Qualora un progetto non vada a buon fine, la Commissione europea non ha la facoltà di recuperare i finanziamenti già concessi.
L’approccio della Commissione europea
In risposta alle raccomandazioni della Corte dei Conti, la Commissione europea ha logo sottolineato di non ritenere i pagamenti basati sullo stato di avanzamento dei progetti un rischio. Inoltre, afferma di non avere una base legale per richiedere la restituzione dei fondi erogati in relazione ai traguardi già raggiunti. La Commissione ha invitato a un monitoraggio più attento dell’utilizzo dei fondi da parte degli Stati membri e a un miglioramento nella progettazione degli strumenti finanziari, per garantire che questi siano legati ai risultati finali attesi.