Giuseppe Scaduto, 78 anni e noto come Pino, è deceduto mentre era detenuto al carcere duro 41 bis di Cagliari. Considerato uno dei vertici del mandamento mafioso di Bagheria, nel corso degli anni aveva accumulato condanne per reati legati alla mafia, estorsione e traffico di droga. La sua figura è stata centrale nelle inchieste antimafia avviate a partire dal 2008 con l’operazione “Perseo“.
le ultime misure giudiziarie e la confisca dei beni
Nel settembre 2021, mentre scontava ancora una pena, Scaduto è stato raggiunto da un ulteriore provvedimento di custodia cautelare. Le accuse per cui è stato indagato riguardavano associazione mafiosa, estorsione e rapina aggravata. Questi nuovi capi di imputazione sottolineano quanto fosse ancora attivo, per quanto in carcere, nelle dinamiche criminali legate al mandamento di Bagheria.
Nel 2022 il Tribunale di Palermo, tramite la sezione misure di prevenzione, ha disposto la confisca di beni riconducibili a Scaduto per un valore stimato in un milione e mezzo di euro. Tra gli asset sequestrati ci sono società che gestivano strutture alberghiere, imprese edili, appezzamenti di terreno, tre abitazioni private, due fabbricati rurali, magazzini a Bagheria e dieci rapporti bancari. Il provvedimento ha colpito il patrimonio accumulato nel tempo, elemento chiave nell’attività investigativa di contrasto alla mafia.
il presunto ordine di uccidere la figlia
Il caso più controverso nella vita di Scaduto riguarda un episodio riportato nell’ordinanza del 2017. Secondo quegli atti, il boss avrebbe ordinato di uccidere la figlia per la sua relazione con un carabiniere. La donna, attraverso le confidenze fatte all’uomo delle forze dell’ordine, avrebbe contribuito all’arresto di Scaduto avvenuto nel 2008.
Tuttavia, lui non è mai stato accusato penalmente di questo ordine omicida. In sede di interrogatorio davanti al gip, Scaduto ha negato di aver saputo della relazione e ha dichiarato di non avere rapporti con la figlia da anni. Le indagini non hanno potuto dimostrare la veridicità dell’ordine, ma il racconto resta parte della ricostruzione giuridica.
gli arresti e le condanne principali
Pino Scaduto era stato arrestato nel 2008 durante l’operazione “Perseo” che aveva colpito l’organizzazione mafiosa attiva a Bagheria. Nel suo passato giudiziario risultano condanne per diversi reati, tra cui ricettazione, produzione e traffico di sostanze stupefacenti. Nel 2012 la procura aveva ottenuto la condanna a 10 anni di reclusione per associazione mafiosa e estorsione.
Il suo coinvolgimento in attività illecite proseguì anche dopo: nell’ottobre del 2017 fu nuovamente arrestato per estorsione aggravata in concorso. Due anni dopo, la Corte di Appello di Palermo confermò per lui un’altra condanna a 10 anni. Questi episodi confermano la sua lunga permanenza dietro le sbarre e la costante sorveglianza a cui era sottoposto.